MASSIMO FRANCO
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
Il bilancio, per Giuseppe Conte, è da brividi; ma in negativo. Il leader del M5S ha voluto e alla fine subìto la frattura interna: il nemico Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, si porta via circa un quarto dei parlamentari, rivendicando una linea atlantista. E i grillini hanno accettato una risoluzione della maggioranza che permette al governo di Mario Draghi di andare avanti sugli aiuti anche militari all'Ucraina. Probabilmente siamo solo all'inizio dell'implosione. Ma per la leadership contiana è una sconfitta.
giuseppe conte beppe grillo 1
Forse mal consigliato, di certo incapace di cogliere le dinamiche in moto nel M5S, alla fine si ritrova schiacciato su una linea sospettata di essere filo-russa; e con un tasso di estremismo che potrebbe portare per reazione a tentazioni di disimpegno dal governo. Il dettaglio visivo e politico di Di Maio seduto accanto a Mario Draghi, ieri al Senato, dice che rimarrà al suo posto. Non bastasse, per la prima volta dal 2018 il M5S non può vantarsi di essere alla guida della componente parlamentare più forte: ora è la Lega ad avere i numeri più alti.
roberto gualtieri teresa bellanova giuseppe conte roberto fico suonano il tamburo
Per Palazzo Chigi, quanto è avvenuto ieri rappresenta un esito previsto ma controverso. Da una parte, i Cinque Stelle rischiano di compromettere l'immagine di compattezza offerta dall'Italia dopo l'aggressione russa contro l'Ucraina. Ma la spaccatura che si è prodotta permette al premier di avere un quadro più chiaro di alleati e avversari; e di sapere che la politica estera di Di Maio non sarà contraddetta dal suo ormai ex leader Conte, che ha dovuto accettare la risoluzione della maggioranza.
LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE
Di fatto, lo psicodramma grillino si è consumato tutto dentro il Movimento; almeno finora, senza toccare l'esecutivo. Troppo grande, la posta in gioco. E troppo personali e strumentali le ragioni della resa dei conti tra grillini. A guardare bene, quando Draghi ieri ha lodato «l'unità essenziale» del Senato, ha sepolto le velleità di smarcamento incarnate per settimane da Conte; e in parallelo quelle della Lega di Matteo Salvini. Forse il governo oggi è più debole, ma gli avversari lo sono di più.
conte di maio
Essere reduce da una sconfitta parziale ma clamorosa alle Amministrative fa capire quanto la prospettiva del voto prometta di trasformarsi per Conte in un incubo. Nessuno sembra in grado di fermare un declino che la scissione di Di Maio sottolinea come uno spartiacque. Né l'ex premier, né il fondatore Beppe Grillo, né il presidente della Camera, Roberto Fico emergono come mediatori credibili. Sono tutti figli di una crisi che sollecita una sola domanda: dove finirà l'anno prossimo il grosso di quel 33 per cento dei consensi raccolti nel 2018.