DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
1 - SCONFITTE LE SUPERSTIZIONI «UN MANIFESTO PACIFISTA»
Pierluigi Panza per il “Corriere della Sera” - Estratti
Secondo tradizione, l’opera scelta per l’inaugurazione di ieri porta sfortuna e il foyer si è diviso tra superstiziosi e no. Non è vero, ma «ci credo» è l’orientamento di massa, complici l’acquazzone che si è abbattuto all’ora di entrare, la città bloccata dai cortei e l’assenza di Mattarella e Meloni.
«Ci sarei andato anch’io a Notre Dame», dice il sovrintendente Dominique Meyer, incensato dal sindaco Sala. «Notre Dame» è stata ricostruita e, così, un urlo si alza in sala: «Salvate Sant’Agata» (ndr la villa di Giuseppe Verdi), seguito da applausi.
L’ex soprintendente, Alexander Pereira, ha messo in scena quest’opera «quattro volte e qualche cantante ha dato forfait». In platea le vecchie glorie Raina Kabaivanska, Placido Domingo e José Carreras, che qualche amuleto se lo portavano a teatro. In buca, il violinista Damiano Cottalasso riconosce che «il musicista è scaramantico per natura».
Non così i ballerini Nicoletta Manni e il marito Timofej Andrijashenko. Il tenore Francesco Meli, in platea, non crede alla superstizione e anche l’atleta Gianmarco Tamberi: «Con la sfortuna ho già fatto i conti». L’opera procede senza intoppi e negli intervalli il tema diventa quello della Pace. Il regista Leo Muscato ha voluto trasmetterlo attraverso la messa in scena di conflitti nei diversi secoli.
prima della scala 2024 anna netrebko
«Pace, pace, pace» diventa il «verdiano» commento del foyer, sostenuto anche da Pierfrancesco Favino. «C’è una richiesta di pace e di amore, che credo pervada questo insieme di guerra, distruzione, miseria», sintetizza Roberto Bolle.
Unanime l’approvazione per Anna Netrebko (e Ludovic Tézier) sia nel foyer sia per osservatori dotti come il sottosegretario melomane Federico Freni e il critico Francesco Maria Colombo. Una disapprovazione verso la russa Netrebko piovuta dal loggione è stata derubricata come pregiudiziale. Bene direzione e coro per quasi tutti. Al presidente di Mediaset Fedele Confalonieri la scena piace, ma «come si fa a cambiare quattro secoli in un’opera?».
Per il presidente della Triennale, Stefano Boeri, «sono migliori le scene d’insieme», aspetto ribadito dall’architetto della Scala, Mario Botta, che ci vede un bel lavoro «narrativo e illustrativo, che recupera un’idea di regia non elettronica».
prima della scala 2024 la forza del destino
(...)
2 - CHE LA FORZA SIA CON NOI
Alberto Mattioli per “la Stampa” - Estratti
Macché menagramo e portascalogna: il sempreVerdi inaugurale della Scala è volato via senza intoppi e con molti applausi, insomma un successo così netto che possiamo perfino azzardarci a scrivere il titolo: La forza del destino.
E infatti è andata bene e finita meglio, con dodici minuti abbondanti di ovazioni per tutti. Sul fronte caldo, quello dello spettacolo in sala e non sul palcoscenico, non c'è molto da segnalare. Appena un grido «Salvate Sant'Agata!» fra Mameli e la Sinfonia, probabilmente sprecato per una platea che non sa che Sant'Agata è la casa di Verdi e che sta andando in rovina in attesa che questo Stato cialtrone si decida a intervenire.
prima della scala 2024 dominique meyer
Prima grande ovazione alla fine di Me pellegrina e misera, la sortita dell'arcidivinissima Anna Netrebko, regina indiscussa della Scala. Ma mista a una risatazza sarcastica da Scarpia di provincia e da qualche buuu, poi ripetuto a ogni sua aria e per la verità sempre annegato nei bravaaaa!.
Una controclaque su cui si possono fare due ipotesi: i contestatori o sono sordi o alcuni di quelli che contestavano Netrebko in piazza per presunto putinismo avevano anche il biglietto. Certo che se alla Scala si mettono a buare una che canta così, si può davvero chiuderla e farci un parcheggio, che poi a qualcuno non dispiacerebbe nemmeno.
PRIMA DELLA SCALA 2024 - DOMINIQUIE MEYER E ROBERTO BOLLE
(…) Il punto vero è che mancavano sia Sergio Mattarella che Giorgia Meloni, entrambi in pellegrinaggio a Notre-Dame, quindi quanto a vette istituzionali ci si è dovuti accontentare di Ignazio La Russa e del debutto di Alessandro Giuli, alla sua prima «prima».
La battuta irrispettosa che circolava nella tonnara era: «No Sergio, no party», e in effetti c'è un po' di vero. Ci si è così potuti concentrare, per una volta, su quello che dovrebbe essere il core business della prima della Scala: l'opera. Ora, «La potenza del fato» (l'abbiamo già citata una volta, meglio non sfidare troppo la sorte) è titolo pericoloso ma non problematico, se si hanno a disposizione sei ottimi cantanti.
E stavolta la Scala li aveva trovati, e la Forza è stata con loro. Nessuno peraltro ha notato che, in questi tempi di sovranismo all'amatriciana e «niente sovrintendenti stranieri nei nostri teatri», della mezza dozzina di ugole una sola era made in Italy, Marco Filippo Romano come fra Melitone (peraltro bravissimo, come due comprimari di lusso come Fabrizio Beggi e Carlo Bosi, un Mastro Trabuco da manuale).
Per il resto, una legione straniera con la consueta prevalenza di slavi quando servono davvero le vocione. A parte superAnna, è piaciuto moltissimo il tenore yankee Brian Jagde, già santificato nell'ultima Turandot e giudicato anche belloccio dalle dame meneghine.
PRIMA DELLA SCALA 2024 - ALESSANDRO GIULI CON LA MOGLIE VALERIA FALCIONI
E poi Chailly ha diretto da Padreterno, anzi da Padre Guardiano, perché la sua austerità commossa e solenne insieme non si può che definire manzoniana, e si sa quanto abbia pesato il creatore dell'Innominabile sull'Innominata. In effetti, il primo e unico incontro fra Manzoni e Verdi capitò appena prima che quest'ultimo revisionasse per la Scala l'opera di Pietroburgo.
PRIMA DELLA SCALA 2024 - PIERFRANCESCO FAVINO CON LA MOGLIE ANNA FERZETTIPRIMA DELLA SCALA 2024 - IGNAZIO LA RUSSA - LILIANA SEGRE - BEPPE SALA - ALESSANDRO GIULIPRIMA DELLA SCALA 2024 - IGNAZIO LA RUSSA - LILIANA SEGRE - BEPPE SALA - ALESSANDRO GIULIPRIMA DELLA SCALA 2024 - NICOLETTA MANNI E GIANMARCO TAMBERI
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