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    “TI RINGRAZIO PER LE LEZIONI DI POLITICA ESTERA, CARA GIORGIA. QUANDO AVRÒ BISOGNO TI CHIEDERÒ UN RIPASSO” – MATTEO RENZI RIVELA NEL SUO NUOVO LIBRO, “PALLA AL CENTRO”, I MESSAGGINI SCAMBIATI CON LA MELONI DURANTE IL VIAGGIO DELLA DUCETTA A NEW YORK DEL SETTEMBRE 2023 (QUANDO LA PREMIER ANDÒ A MANGIARE LA PIZZA CON LA FIGLIA GINEVRA): “MI MESSAGGIA RISENTITA. MI SPIEGA COME FUNZIONA IL RICEVIMENTO ALL’ONU.MI SCRIVE CHE IO NON FREQUENTAVO IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI ABITUALMENTE COME LEI. CAPISCO – E GLIELO SCRIVO TESTUALE – CHE ‘CI SIAMO GIOCATI ANCHE LA MELONI’”


     
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    Estratto da “Palla al centro”, di Matteo Renzi (ed. Piemme), pubblicato da www.repubblica.it

     

    matteo renzi a quarta repubblica matteo renzi a quarta repubblica

    Mercoledì 20 settembre 2023. Vado in tv su Rete 4 con il conduttore Nicola Porro e il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti. Le agenzie battono una notizia strana: la presidente del Consiglio vola a New York per un paio di giorni per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

     

    Ha deciso di saltare il tradizionale ricevimento che organizza il presidente degli Stati Uniti per andare a mangiare una pizza con la figlia. Ancora una volta una mossa astuta sul piano della comunicazione.

     

    giorgia meloni pizza a new york il riformista giorgia meloni pizza a new york il riformista

    Il messaggio è semplice: «Vedete? Per me stare con la mia bambina è più importante di tutto, persino dell’uomo più potente del mondo». E lo rivendico pure, faccio fare un comunicato stampa per farlo sapere. L’influencer prende il posto della donna delle istituzioni. Perché andare a quel ricevimento è doveroso. Magari ci stai solo dieci minuti, ma c’è il mondo. E per il capo del governo che è in corsa per l’Expo stringere le mani di qualche collega di Paesi semisconosciuti, ma che comunque votano, è utile. (…)

     

    In tv Porro mi domanda che cosa pensi della scelta della Meloni di saltare Biden e di andare a mangiare la pizza con la figlia. Non faccio polemica. Dico solo che Meloni ha sbagliato. Sallusti mi rintuzza: «Vabbè, ma al posto suo c’è andato Tajani».

     

    MATTEO RENZI GIORGIA MELONI MATTEO RENZI GIORGIA MELONI

    E io la chiudo con una battuta: «Ecco, peggio mi sento. A maggior ragione doveva andarci lei». Risata a denti stretti in studio, lancio della pubblicità, finisce lì. La mia presa di posizione provoca due conseguenze.

     

    La prima: Nicola Porro – che pure incrocio più volte nelle sedi più disparate – non mi invita più in trasmissione. Sarà un caso, per carità, ma da quel momento zero inviti. La seconda: Giorgia Meloni mi messaggia risentita. Mi spiega come funziona il ricevimento all’Onu, dimenticando che talvolta ci sono stato anche io.

     

    matteo renzi barack obama matteo renzi barack obama

    E quando le dico perché secondo me era doveroso partecipare al ricevimento, anche se noioso, mi scrive che io non frequentavo il presidente degli Stati Uniti abitualmente come lei e dunque andavo al ricevimento perché pensavo «fosse utile andare per avere una foto con lui». In quel preciso momento capisco – e glielo scrivo testuale – che «Ci siamo giocati anche la Meloni».

     

    Perché pensare che la mia critica, molto soft, sulla mancata presenza al ricevimento di Biden nascesse dal fatto che io «non frequentassi il presidente degli Stati Uniti abitualmente» dimostra una scarsa aderenza alla realtà.

    scherzo telefonico giorgia meloni - joe biden - vignetta by osho scherzo telefonico giorgia meloni - joe biden - vignetta by osho

     

    È noto a tutti che durante la presidenza Obama l’attenzione della Casa Bianca verso l’Italia era notevole. L’invito che i coniugi Obama fecero ad Agnese e a me per lo State dinner conclusivo del mandato presidenziale fu interpretato dai commentatori di tutto il mondo come il segnale di una relazione speciale che avevamo costruito con pazienza, dedizione e anche qualche polemica.

     

    OBAMA E RENZI OBAMA E RENZI

    Il mio rapporto con Obama non aveva certo bisogno di una foto in un ricevimento con centinaia di persone. Chi conosce la storia di quegli anni ricorda come quel rapporto andasse oltre gli aspetti politici: le chiacchiere con Barack, Michelle e Agnese sull’utilizzo della playstation con i figli, le discussioni sul vino toscano e il mio dubbio esistenziale sul fatto che Obama avesse confuso il Mormoreto con il Masset, la frustrazione personale per alcuni risultati territoriali dei democratici in America durante il G20 in Australia, le riflessioni sulle analogie tra Trump e Berlusconi alla Cop di Parigi.

     

    (…) Per non parlare della mia insistenza sulle fake news, che all’inizio gli sembrava frutto di una visione eccessivamente triste, mentre poi – dopo la Brexit – diventò centrale anche al tavolo dei leader. «Ti ringrazio per le lezioni di politica estera, cara Giorgia. Quando avrò bisogno ti chiederò un ripasso», le scrivo.

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