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LO SCIOPERO GENERALE NON È CONTRO DRAGHI, MA CONTRO I PARTITI! – LANDINI: “IL PREMIER HA TENTATO DI PROPORRE UN PUNTO DI MEDIAZIONE CON LA SUA MAGGIORANZA, MA È STATO BRUTALMENTE MESSO IN MINORANZA DAI PARTITI. PENSANO PIÙ ALLE PROPRIE BANDIERINE ELETTORALI CHE AGLI INTERESSI DELL’ITALIA” – “SCIOPERO IMMOTIVATO? È UN’OBIEZIONE INFONDATA. IL GOVERNO DA MESI HA RICEVUTO LE NOSTRE RICHIESTE UNITARIE SU FISCO, PENSIONI, POLITICHE INDUSTRIALI E LOTTA ALLA PRECARIETÀ. LE RISPOSTE NON SONO ADEGUATE…”
LANDINI, MAGGIORANZA NON SI RENDE CONTO SITUAZIONE SOCIALE
MARIO DRAGHI E MAURIZIO LANDINI
(ANSA) - "Ho la sensazione che la maggioranza e il sistema dei partiti non si stanno rendendo conto, e lo dico con giustificato motivo, di quella che è la reale situazione sociale delle persone nel nostro Paese". Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a "L'aria che tira" su La7, invitandoli "a tornare in sintonia" con il Paese.
"Il problema di essere solo lo ha chi non sta capendo quello che succede oggi nel Paese. E noi non lavoriamo per dividere, ma per unire il Paese", aggiunge rimarcando che lo sciopero proclamato con la Uil "non è politico o contro qualcuno" ma per ottenere risultati.
MAURIZIO LANDINI LUIGI SBARRA PIERPAOLO BOMBARDIERI
LANDINI, DRAGHI È PERSONA PERBENE, AVEVA CAPITO MALESSERE
(ANSA) - "Draghi è una persona perbene e di conflitti sociali ne ha gestiti più di me, anche da presidente della Bce". Lo sottolinea il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a "L'aria che tira" su La7.
Dopo l'ultimo incontro a Palazzo Chigi con i sindacati, ricorda Landini, "il fatto che abbia ascoltato e preso tempo e il giorno dopo ci abbia telefonato dicendo 'si può fare qualche modifica, vado in Consiglio dei ministri per proporla' è perché aveva capito il malessere, il disagio che c'era". Ha quindi "pensato di fare una mediazione" con la proposta, "che non era nostra", sottolinea ancora Landini, sul contributo di solidarietà per i redditi sopra i 75mila euro, poi "bocciata dalla maggioranza di governo".
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LA LINEA DURA DI DRAGHI COL SINDACATO IL PREMIER ASPETTA LA MOSSA DI LANDINI
Alessandro Barbera e Carlo Bertini per "la Stampa"
Gli ultimi contatti del segretario della Cgil Maurizio Landini con Palazzo Chigi risalgono all'altro ieri sera, poi fra le parti è calato il silenzio: tra governo, Cgil e Uil è muro contro muro.
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«Non c'è nessuna possibilità di revoca dello sciopero», sentenzia Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil. Mario Draghi è rimasto incastrato in una tenaglia, posizione che non gli garba affatto, per usare un eufemismo: «Il premier ha fatto sua una proposta delle sigle, i partiti di destra hanno bocciato il contributo ai più ricchi, per abbassare le bollette ai poveri; e il sindacato gli ha pure gettato in faccia uno sciopero generale», nota un dirigente del Pd.
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Draghi quindi non farà un passo, se lo faranno i sindacati si vedrà. «Non li chiameremo per trattare, le trattative non sono eterne», dicono dal governo. Il partito di Enrico Letta sta cercando di mediare: se ne stanno occupando il segretario e il suo vice Peppe Provenzano, il ministro del lavoro Andrea Orlando e il responsabile economico Antonio Misiani, tutti in contatto con i leader sindacali; e con Palazzo Chigi, per far sì che venga concesso un primo segnale.
Dal governo trapela l'intenzione di aprire prima di Natale (ma solo dopo la giornata del 16 dicembre) il tavolo sulle pensioni «senza alcuna correlazione con lo sciopero», precisa una fonte. Confermando «il massimo rispetto per le scelte sindacali» e facendo capire che dalle parti del premier non c'è grande ansia.
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«Nessuno si aspetta che venga giù il mondo». Come dire, non è detto che lo sciopero sarà così partecipato. Questo anche perché dentro la Cgil il clima è tiepido e poco barricadero. Ai piani alti del Partito democratico è arrivata la voce - e questa storia è risuonata anche nelle stanze del governo - che a premere per lo strumento dello sciopero generale (dal dopoguerra usato meno di venti volte) sia stato proprio Bombardieri.
MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO
Il leader della Uil ha minacciato di proclamarlo da solo quando Maurizio Landini gli ha prospettato una forma di lotta articolata in tre manifestazioni, al Nord, Centro e Sud d'Italia. Il timore di essere scavalcata a sinistra avrebbe convinto anche la Cgil (che pure si era mobilitata fin da luglio) alla linea dura, malgrado alla riunione del direttivo in cui è stata decisa la proclamazione mancassero i segretari confederali di alcune categorie, come commercio, trasporti, funzione pubblica e pensionati.
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«Le categorie più riformiste», spiega un esponente del sindacato che non vuole essere citato. «A dimostrazione che questo sciopero ha un'impronta politica per reclamare un potere di veto sulla manovra». Anche dentro il sindacato si levano dunque voci dissonanti, e così fra gli esponenti Pd. I quali spingono su Palazzo Chigi affinché nei due emendamenti alla Finanziaria (uno dedicato esplicitamente al fisco) vengano concessi segnali, e pur senza avere speranze che lo sciopero venga disdetto.
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Nel fascicolo degli emendamenti alla manovra e tra le misure da adottare, sono cerchiate le norme per ridurre da 36 a 30 anni i requisiti per accedere all'anticipo pensionistico (Ape) per i lavoratori edili; poi ci sono i lavoratori precoci da includere nell'elenco dei lavori gravosi, gli ammortizzatori sociali e il tema delle delocalizzazioni.
«Ma il fisco - ammettono esponenti di governo - non si rimette in discussione, 1,5 miliardi andranno alla decontribuzione del 2022, semmai troveremo altri fondi per il caro bollette». «Noi continueremo a seguire il doppio binario - dice invece Misiani, che sta trattando per il Pd insieme a Provenzano - da una parte spingiamo sul governo per migliorare la manovra, dall'altro l'impegno al confronto con le parti sociali, per scongiurare il conflitto sociale».
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