Marco Bresolin per la Stampa
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L' unica certezza è che tutti temono il no deal: «Vogliamo dare ai britannici un' ultima chance», dice Michel Barnier. Per questo - da parte dell' Europa - il via libera a un' ulteriore proroga «flessibile» ai negoziati per la Brexit c' è, ma a una serie di condizioni ben precise. Quali? Per esempio, la richiesta di non mettere becco nei negoziati sul prossimo bilancio Ue.
Saranno i leader Ue a definire i paletti questa sera nel corso di un Consiglio europeo straordinario, che si preannuncia piuttosto lungo. Due i punti su cui i Ventisette non hanno ancora un accordo. Primo: la data di uscita. Secondo: la durezza delle condizioni da imporre a Theresa May per concederle di estendere ulteriormente le trattative. Solo così si potrà evitare l' uscita con il no deal il 12 aprile, cioè dopodomani.
Ieri, la Camera dei Comuni di Londra ha approvato la mozione di May che chiede una proroga dei negoziati al 30 giugno, con la possibilità di anticipare l' uscita in caso di voto favorevole all' accordo ed evitare così di partecipare al voto del 23-26 maggio. La premier è poi andata da Angela Merkel ed Emmanuel Macron per assicurare loro che «i colloqui con i laburisti sono stati produttivi».
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La prima gli ha teso la mano, il presidente francese ha messo paletti più rigidi.
La Cancelliera si è detta disposta a un' ulteriore proroga, anche se - a suo avviso - fissarla al 30 giugno rischia di non risolvere nulla. Meglio stabilire un orizzonte più lungo, fino alla fine del 2019 o addirittura all' inizio del 2020. Ovviamente sempre inserendo la clausola della flessibilità: in caso di voto favorevole all' accordo di recesso i britannici uscirebbero immediatamente (in caso contrario, dovranno partecipare al voto oppure uscire senza accordo entro il 1 giugno). Per l' Eliseo un rinvio di un anno è troppo lungo. Meglio limitarsi a qualche mese. Possibile dunque che i leader decidano di fissare la data al 31 dicembre, nonostante il capo-negoziatore Barnier abbia suggerito di non andare oltre giugno.
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Da Londra, l' ala più dura dei Tory minaccia l' Ue: in caso di ulteriore proroga - dicono i brexiteers - l' Europa se ne pentirà. Ma è proprio per cautelarsi che i governi metteranno condizioni ben chiare. Diverse le opzioni sul tavolo e tutte hanno a che fare con l' eventuale permanenza dei britannici nell' Unione dopo le Europee. «Servono garanzie giuridicamente vincolanti per assicurare il corretto funzionamento delle istituzioni Ue», riassume un diplomatico. Agli inglesi potrebbe essere imposto di rimanere fuori dalle decisioni che porteranno alla nomina dei prossimi vertici Ue. Oppure di non partecipare alle discussioni e alle votazioni in Consiglio su alcuni dossier-chiave, come quello del bilancio. «Dobbiamo evitare - avvertono a Bruxelles - il rischio ostruzionismo».
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