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    MAZZETTE, PROMESSE DI ASSUNZIONE E BOMBOLE DEL GAS: I MAGHEGGI DEL “SISTEMA BARI” – SANDRO CATALDO E LA MOGLIE ANITA MAURODINOIA, EX ASSESSORA AI TRASPORTI DELLA REGIONE PUGLIA, ENTRAMBI AL CENTRO DELLA MAXI-INCHIESTA DELLA PROCURA DI BARI CHE VEDE 73 INDAGATI PER CORRUZIONE ELETTORALE, SAREBBERO IN POSSESSO DI UN DATABASE CON PIU’ DI DUEMILA NOMI, NUMERI DI TELEFONO E ALTRI DATI PERSONALI DI TUTTI I POSSIBILI ELETTORI DA "COMPRARE" – LA RIVELAZIONE DEL “FIGLIOCCIO” DI CATALDO: “LI CONTATTAVAMO. LORO VENIVANO, NOI DAVAMO I FACSIMILE DI VOTAZIONE. QUANDO SI DICE CHE IL VOTO È SEGRETO, È UNA BUGIA”


     
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    1 - NEI PC I NOMI DI 2MILA ELETTORI COMPRATI SEGNI SULLE SCHEDE PER IDENTIFICARE I VOTI

    Estratto dell’articolo di Luigi Lupo per “il Messaggero”

     

    anita maurodinoia anita maurodinoia

    Anita Maurodinoia ha consegnato spontaneamente il suo cellulare oltre a un elenco di elettori del Pd, le cui tessere erano in rinnovamento. […] Proseguono così le perquisizioni, […] a carico dell'ex assessora regionale ai Trasporti della Regione Puglia, indagata per corruzione elettorale relativamente alle amministrative di Grumo Appula, nel 2020, collegate alle regionali, e a quelle di Bari del 2019.

     

    Avrebbe fatto parte del sistema architettato dal marito, Sandro Cataldo (ai domiciliari) assieme a Nicola Lella, assessore alla polizia municipale di Grumo Appula (arrestato) e all'ex sindaco di Triggiano Antonio Donatelli, finito ai domiciliari. Nell'inchiesta coordinata dalla Procura di Bari per corruzione elettorale, che vede 73 indagati, è emerso che nella disponibilità di alcuni di loro ci fosse un «database con più di duemila nominativi. Conteneva numeri di telefono e fotocopie di carte d'identità e schede elettorali».

     

    sandro cataldo sandro cataldo

    Stando alle indagini, si sarebbe trattato di nominativi di «persone alle quali sarebbe stato dato un corrispettivo in denaro, in cambio del voto». Alessandro, detto Sandro, Cataldo, avrebbe escogitato un sistema per «controllare l'effettivo esercizio del voto in favore del suo partito politico e della moglie».[…] I voti sarebbero andati non solo ai candidati di Grumo e Triggiano ma anche ad Anita Maurodinoia, destinataria di un decreto di perquisizione.

     

    "CODICE INTERNO"

    SANDRO CATALDO - ANITA MAURODINOIA SANDRO CATALDO - ANITA MAURODINOIA

    È molto probabile che le nuove luci su Maurodinoia si siano accese a partire dalle dichiarazioni di alcuni indagati della maxi inchiesta "Codice interno", quella che ha smascherato presunti rapporti tra politica e mafia a Bari. L'ex assessora regionale era stata indagata, iscritta nel registro il 22 maggio 2019, per «voto di scambio politico-mafioso»: la sua posizione fu poi stralciata, il gip negò l'autorizzazione alle intercettazioni. Ora, però, si torna a indagare su di lei, forse alla luce delle parole di alcuni membri dei clan baresi.

     

     Di Anita Maurodinoia parlano, in più passaggi delle intercettazioni, sia Giacomo Olivieri, l'ex consigliere regionale ora in carcere, sia Tommaso Lovreglio, l'esponente del clan Parisi, il presunto procacciatore di voti. […]

     

    L'esponente della lista "Sud al centro" è anche vittima di minacce verbali da parte di Bruna Montani. Queste le parole dell'esponente dei Montani verso Olivieri in un'intercettazione: «Questo bastardo di Dinoia, quanto lo volevo conoscere, quello in testa lo volevo sparare!». «Affermazione di carattere minaccioso commenta la procura - che riguarda il cognome della candidata Maurodinoia».

     

    anita maurodinoia anita maurodinoia

    Olivieri avrebbe poi argomentato: «Ma noi non riusciremo mai a competere con quelli, eh! mai! perché quella è scientifica! quella che fa...? No, ma non è un problema... io non ho mai fatto questo tipo di discorso, perché loro fanno matematico... vieni, cinquanta euro a voto... calcola mille voti e chiude là la partita! hai capito? ma io questo meccanismo non lo condivido». […] Il marito di Anita Maurodinoia è pronto a rispondere nell'interrogatorio di garanzia in programma lunedì. Difeso dall'avvocato Mario Malcangi, sosterrà di essere stato sì il motore delle campagne elettorali della moglie, ma senza offrire soldi.

     

     

    2 - PROMESSE DI ASSUNZIONE, BOLLETTE PAGATE E BUONI SPESA NON SOLO I CINQUANTA EURO PER LA CACCIA AGLI ELETTORI

    Estratto dell’articolo di Nicolò Delvecchio per www.corriere.it

     

    Un enorme database, computerizzato, con i dati di tutti i possibili elettori da corrompere. I nomi erano oltre duemila, tra chi si era iscritto ai corsi di formazione professionale gestiti dalla società di Alessandro Cataldo (detto «Sandrino», marito dell’ormai ex assessora regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia), e chi in quei corsi aveva il ruolo di tutor o docente. […] Una profilazione che serviva ad ampliare il più possibile il bacino elettorale di «Sud al centro», il movimento politico fondato da Cataldo.

    sandro cataldo sandro cataldo

     

    […] Particolare attenzione è stata però riservata dagli inquirenti all’attività di Cataldo legata alla formazione professionale, definita dai pm «un formidabile contenitore di dati» di persone predisposte «ad aumentare e diversificare le proprie fonti di reddito, cui offrire contratti a termine in qualità di docenti o tutor».[…]. I pm hanno notato anche come il fondatore di «Sud al centro» sarebbe stato anche il «socio occulto» di due importanti università telematiche, Pegaso e Mercatorum, che avevano la propria sede barese nello stesso posto della sua società, la Ascogi.

     

    Agli elettori, anche a quelli esterni al database, venivano poi offerti soldi (fino a 50 euro a voto), posti di lavoro (come docente nei corsi di formazione, badante o Oss), buoni spesa, il pagamento di bollette o anche «altre utilità». […]

     

    Ma come veniva certificato poi il voto promesso? A spiegarlo a un finanziere è Armando Defrancesco, «figlioccio» di Cataldo da due giorni ai domiciliari ma (solo per qualche mese) deciso a «distruggerlo» perché ritenuto colpevole di non avergli garantito la rielezione al I municipio di Bari nel 2019. «Noi li contattavamo tutti — spiega — dicevamo: lasciate i vostri documenti poi vi chiamiamo. Loro venivano, noi davamo i facsimile di votazione. Quando si dice che il voto è segreto, è una bugia».

    Anita Maurodinoia Anita Maurodinoia

     

    Agli elettori venivano fornite delle «formule di voto» con cui verificare le preferenze espresse in ogni sezione: «Metti la X sul sindaco, non mettere la X sul partito e scrivi Anita Maurodinoia. In famiglia siete quattro? Vi do 200 euro, ma nella tua sezione voglio quattro voti come ti ho detto!». Le formule erano però diverse («ne avevamo 7-8») in modo da distinguere i voti promessi per ogni sezione: «A un altro dicevamo, metti la X sul partito e scrivi Maurodinoia Anita invece di Anita Maurodinoia. Così quando c’era lo spoglio quello (il rappresentante, ndr) si segnava le formule». Il pagamento avveniva solo dopo la verifica.

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