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DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN…
SANREMO EDIZIONE 2025 PASSERÀ ALLA STORIA PER L’INSOFFERENZA VERSO I GIORNALISTI - I POCHISSIMI CHE HANNO PROVATO SOLO A PORRE UN PAIO DI DOMANDINE SONO STATI AZZANNATI - SAREBBE FACILE CONSIGLIARE AI DIVETTI DE’ NOANTRI, CHE HANNO PROBLEMI CON LE CRITICHE E LE DOMANDE, DI RESTARE A CASA. PERCHE’ LA COLPA È ANCHE DEI GIORNALISTI CHE LI HANNO ABITUATI A INTERVISTE VIA MAIL E WHATSAPP, A LECCATE DI CULO DOPO I VIAGGI STAMPA OFFERTI DA DISCOGRAFICI, UFFICI STAMPA E SOCIETÀ CHE ORGANIZZANO I TOUR - NEL GIORNALISMO MUSICALE LO STRAPOTERE È NELLE MANI DI POCHI E FINIRE FUORI DAI GIRI GIUSTI VUOL DIRE NON AVERE ACCESSO A CONCERTI (QUINDI DOVERSELI PAGARE) O CONFERENZE STAMPA. E ALLORA I BRANI SONO TUTTI “BELLISSIMI” E GLI ARTISTI TUTTI “ECCEZIONALI” - IL LIVORE VERSO DAVIDE MAGGIO, MARIA ELENA BARNABI, SELVAGGIA LUCARELLI E GIUSEPPE CANDELA
DAGOREPORT
Il Festival della noia e della normalizzazione. Il Festival anestetizzato, un Sanremo moscione. Cose dette e ridette, tutto apparecchiato con l'ok del "ragioniere della tv" Carlo Conti, ma questa edizione passerà alla storia anche per la sempre maggior insofferenza verso i giornalisti, i pochissimi che hanno provato non a incendiare il Festival, a far esplodere la sala stampa o svelare segreti inconfessabili, ma solo a porre un paio di domandine.
Ieri pomeriggio il giornalista Davide Maggio, ospite dello speciale di "Domenica In" è finito nel mirino dei diversamente intelligenti sui social per aver chiesto a Elodie, la Rihanna dei poveri con storytelling da femminista impegnata, quello di cui tutti parlavano sabato sera sui social: perché la cantante che lotta contro il patriarcato mostrando la chiappa era così incazzata, e se in qualche modo il suo umore nero dietro le quinte fosse legato alle voci di una rottura del suo vestito a pochi minuti dall'arrivo sul palco. La risposta? Uno show di cinque minuti, interrotto da Mara Venier e con altri ospiti (i soliti cuor di leone per ragioni di gettone) schierati dalla parte della cantante.
O ancora lo stop della padrona di casa di fronte alla domanda, sempre di Maggio, a Fedez sulla destinataria della sua versione di Bella Stronza. Ora da giorni parliamo della crisi esistenziale del logopedista di Rkomi e non si può chiedere a Fedez, da mesi al centro del gossip, chi voleva sputtanare? Chiara o Angelica?
Uno che non si è mai presentato in sala stampa per rispondere alle domande dei giornalisti. Per la serie se tocchi Fedez muori, non era andata meglio in sala stampa a Maria Elena Barnabi di Gente che si era soffermata sui casini processuali del rapper per mancanza di autotune. Erano arrivate risposte (infastidite) che Ponzio Pilato a confronto sembrava Che Guevara.
Un clima pesantissimo. Ne sa qualcosa Selvaggia Lucarelli che non ha svelato una tresca tra Antonella Clerici e Gerry Scotti nella taverna di Arquata Scrivia, ma ha fatto una riflessione (non ruffiana) sulla canzone di Simone Cristicchi. "Sporcizia mentale", ha tuonato Marino Bartoletti sul palco dell'Ariston senza mai citare la giornalista del Fatto Quotidiano, ma che le parole fossero riferite a lei era chiaro a tutti.
"Giornalisti così abituati a fare slurp che ormai passano direttamente all’insulto nei confronti di chi coltiva ancora l’esercizio della critica", ha replicato Lucarelli. Al DopoFestival ha osato dire che in questo Festival non è successo niente e che abbiamo assistito a un ritorno al passato. Poi è tornata a casa indenne, dopo aver incontrato la mamma di Fedez al ristorante e l'amica della mamma della Ferragni fuori dall'albergo, un mezzo miracolo.
Il nostro Giuseppe Candela, dopo aver chiesto conto del patto di non belligeranza tra Rai e Mediaset (robetta mica da poco ma ignorata da tutti), ha riproposto in modo provocatoria la domanda già posta lo scorso anno da Enrico Lucci ad Amadeus e Marco Mengoni (nessuno si era indignato): siete antifascisti? Dopo gli insulti dei fasci-hater si è ritrovato il giorno dopo in prima pagina su Libero con tanto di editoriale di quel cervello latitante di Pietro Senaldi.
Ora sarebbe fin troppo facile consigliare a chi ha problemi con le critiche, le domande, le rotture di restare a casa senza rompere le scatole. Ma forse la colpa è anche di chi questo mestiere dovrebbe farlo, di chi li ha abituati a interviste via mail e whatsapp, a leccate di culo dopo i viaggi stampa offerti da discograifci, uffici stampa e società che organizzano i tour. E se la critica televisiva ha i suoi drammi, il livello del giornalismo musicale ha forse responsabilità maggiori. Perché lo strapotere è nelle mani di pochi e finire fuori dai giri vuol dire non avere accesso a concerti (quindi doverseli pagare) o conferenze stampa.
Allora i brani sono tutti bellissimi e gli artisti tutti eccezionali. E così pioggia di conflitti di interessi vedi Boem, la bibita di Fedez, e la testata Billboard, sponsorizzazioni, podcast che piacciano a una società di comunicazione (Pezzi con il trio Dondoni-Laffranchi-Giordano), uffici stampa occulti e chi più ne ha più ne metta.
Il Festival meloniano (senza essere meloniano) travestito da democristiano finisce in archivio e fa impazzire i giornali di destra. Da giorni esultano per aver "Liberato Sanremo" dalla politica ma poi provano a metterci il cappello. "Libero" fa la lista dei nemici, "Il Secolo d'Italia" fa sapere che ha perso il Pd ("Ha vinto Olly, ha perso Elly"), "La Verità" si spinge oltre ("Il Sanremo di destra sbanca").
enrico lucci e la domanda su giorgia meloni a elodie
Il punto è che in gara possono partecipare artisti indagati con alle spalle testi sessisti e misogini, ma i giornalisti che fanno domande devono essere massacrati (non da Conti che fa il vigile urbano tra le lotte interne all'azienda). Il rischio per il prossimo anno è il Daspo per i dissidenti e accompagnamento a Ventimiglia. Una volta rieducati potranno sbarcare a Montecarlo e raccontare le doti musicali di Gregoraci e Briatore come novelli Albano e Romina. Felicità.
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