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Silvia Bizio per La Repubblica
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diretto da Lee Daniels e torna "sull'incidente" di Zurigo, quello della borsa della collezione di Jennifer Aniston che la commessa si sarebbe rifiutata di farle vedere. «Mi spiace che la vicenda sia stata così esagerata», dice. «Ma giorni fa una giornalista mi ha chiesto se avessi mai sperimentato il razzismo, le ho risposto sì, capita che qualcuno usi il termine nero dispregiativo verso di me se non sa chi sono».
Cosa è successo a Zurigo?
«Io ero l'unica persona nel negozio, mi ero messa una gonna di Donna Karan, lavato i capelli, perché in questo tipo di negozi sono snob e non volevo passare per una venuta dalla strada. La commessa non voleva fare fatica per tirare giù la borsa da uno scaffale alto e mi ha detto che era troppo cara. Io ho insistito e lei me ne ha fatte vedere altre, ma a me interessava quella. Mi ha detto, "è la borsa Jennifer Aniston creata da Tom Ford." Capirai, io conosco sia Jennifer che Tom e le ho detto: "questo vuol dire che la può avere solo Jennifer Aniston?". Seccata, sono andata via».
Le aveva detto il prezzo?
«No, l'ho scoperto dopo, e quella ragazza aveva ragione (dice ridendo), perché quando ho scoperto che costava 38.000 dollari, avrei fatto la figuraccia di dover dire no. Sono uscita dal negozio dicendole: "forse hai ragione!"».
Non pensa sia fuori dal mondo che una borsa possa costare 38.000 dollari?
«Assolutamente sì, è immorale. Non l'avrei mai comprata. Puoi comprarti una macchina, andare in vacanza, ma una borsa? Non ha nessun senso».
Non le era dunque mai successa una cosa del genere?
«Solo una volta a New York negli anni â90, in una di quelle boutique in cui devi suonare il campanello per entrare. Io suonavo ma loro non aprivano. Me ne sono andata e tornata a casa a Chicago ho telefonato. "Siamo stati rapinati da due travestiti neri -mi hanno detto- e pensavamo che uno di loro fosse tornato"».
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