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Gloria Satta per Il Messaggero
Acque sempre più agitate al Festival di Roma. Salta il cda di lunedì prossimo, decisivo per il futuro della manifestazione. Troppe questioni ancora aperte. E non si tratta soltanto del contratto di Marco Müller, sul quale si discute da settimane, né del numero di collaboratori che il neodirettore avrebbe chiesto, ancora meno del distacco di Mario Sesti che intende andare a dirigere il festival di Taormina.
In gioco, a questo punto, sono le date della manifestazione cinematografica che dovrebbe tenersi dal 18 al 26 ottobre, e addirittura la sua sede storica, l'Auditorium. Müller vorrebbe spostare il festival più avanti, magari a novembre, per avere più tempo utile a preparare un'edizione kolossal, la prima sotto il suo regno. Progettando magari un'inaugurazione «simbolica» all'Auditorium nelle date concordate per poi rimandare più tardi il «vero» festival con grandi film, divi, sorprese e trovate.
Ma sotto le volte disegnate da Renzo Piano non vogliono nemmeno sentir parlare di un eventuale slittamento: la disponibilità è blindata, all'Auditorium a novembre sono programmati concerti che nessuno si azzarderebbe a cancellare.
Inutili sembrano le riunioni febbrili delle ultime ore per tentare di sbrogliare la nuova, incandescente matassa. Come uscirne? Müller non ha mai nascosto il desiderio di sganciare il Festival dall'Auditorium, portandolo in altri spazi cittadini. Magari alla Conciliazione, sede di prestigio, per poi allargarsi ai multiplex, a Cinecittà , ad altre sale.
Chiamato a risolvere la nuova querelle è il presidente di Cinema per Roma, Paolo Ferrari, che ha comunque indetto una riunione lunedì prossimo per tentare un'estrema mediazione. «Far slittare il festival a novembre? In linea di principio non sarei contrario, ma dove dovremmo farlo?», si chiede Ferrari. «La sede dev'essere l'Auditorium ma le date sono blindate. La Conciliazione? Come si fa, ha una sala sola...».
E' vero che non ne può più, che si è pentito di aver accettato la carica di presidente? «Macché, la faccenda è più complicata del previsto ma non mi spavento né mi tiro indietro». C'è chi giura che il Festival a qusto punto rischia grosso, tra una polemica e l'altra potebbe addirittura essere cancellato. «Ma non scherziamo, i soci fondatori hanno ribadito la volontà di sostenerlo. Il Festival si deve fare, anche Müller lo capirà ».
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