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“LA RAI È UNA TV COMMERCIALE CHE DA TEMPO HA SMARRITO LA SUA MISSIONE CON IMPUDICIZIA, SENZA CHE NESSUNO SI ASSUMA LA RESPONSABILITÀ DI CIÒ CHE ACCADE” - ALDO GRASSO GIRA IL COLTELLO NELLA PIAGA DOPO IL SURREALE DIALOGO SUI GAY A “UNO MATTINA IN FAMIGLIA” SU RAI1: “CI SONO DUE ASPETTI CHE LASCIANO SBALORDITI. ESSERE OPINIONISTA ADESSO È UN MESTIERE TELEVISIVO CHE ESENTA DALL’OBBLIGO DI PENSARE: VALE PER CHI CONDUCE E PER CHI È INVITATO. PEGGIO ANCORA È LA PIEGA CHE HA PRESO IL SERVIZIO PUBBLICO. L’IMPRESSIONE È CHE NON CI SIANO PIÙ DIRIGENTI ALL’ALTEZZA CAPACI DI…” - VIDEO
? Stanno facendo discutere sui social le parole usate durante #UnoMattinaInFamiglia in uno spazio in cui si è discusso di un annuncio di lavoro che cercava parrucchieri #gay per un salone di bellezza per donne.
— TV Italiana (@TV_Italiana) September 27, 2025
Omofobia? Chiacchiere da bar? Ecco le parole "incriminate". pic.twitter.com/PBLB4fhH4g
Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
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Pensando e ripensando a quello che è successo sabato a «Uno Mattina in Famiglia», ne ricaviamo un’ulteriore prova di quanto sia allo sbando il servizio pubblico. Si sa come è andata: commentando un fatto di cronaca (un parrucchiere di Montesilvano, in Abruzzo, che nel cercare personale ha chiesto che si trattasse di hair stylist omosessuali), la conduttrice Ingrid Muccitelli ha chiesto a una sua ospite, Concita Borrelli: «Un parrucchiere gay ha davvero tutta questa manualità, sensibilità e charme rispetto a un parrucchiere etero?». Da quel momento il dialogo ha assunto toni e argomenti sconcertanti […]
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Leggo che Concita Borrelli per molti anni ha lavorato in Rai come autrice di «Uno Mattina» e come consulente di «Porta a Porta» e che viene invitata spesso in tv come opinionista. C’era anche Alessandro Cecchi Paone che pareva più divertito che scandalizzato.
Indignarsi per una serie di luoghi comuni, per un dialogo senza obbligo di pensiero, per uno smarrimento di ruoli? Non ne vale la pena: l’indignazione oggi viene usata come un randello retorico nelle dispute.
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Ci sono, invece, due aspetti che lasciano sbalorditi. Essere opinionista una volta era una prerogativa, adesso è un mestiere televisivo che esenta dall’obbligo di pensare: vale per chi conduce e per chi è invitato. L’opinione inghiotte il pensiero e lo restituisce come rifiuto, come scoria.
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Ma peggio ancora è la piega che ha preso il servizio pubblico. L’impressione è che non ci siano più dirigenti all’altezza capaci di proporre argomenti e di controllarli con la scelta adeguata di autori e protagonisti. La Rai è una tv commerciale che da tempo ha smarrito la sua missione con impudicizia, senza che nessuno si assuma la responsabilità di ciò che accade. Tutto sembra frivolo, falsificato, privo di sostanza e d’interesse: un radar sul nulla.
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