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AMAL PRESA A MORSI - LADY CLOONEY SCONFITTA: CONDANNATI A 3 ANNI I REPORTER DI AL JAZEERA IN EGITTO - UN MESSAGGIO DURISSIMO AL QATAR, CHE POSSIEDE LA RETE E HA FINANZIATO E SOSTENUTO I FRATELLI MUSULMANI, CADUTI IN DISGRAZIA DOPO IL COLPO DI STATO DI AL SISI

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Davide Frattini per il “Corriere della Sera

 

mohamed fahmy amal alamuddin clooneymohamed fahmy amal alamuddin clooney

Hanno spostato la data del processo per aspettare che si spegnessero i fuochi d’artificio lanciati sopra il nuovo canale di Suez e l’attenzione dei leader internazionali. Anche John Kerry, il segretario di Stato americano, è ritornato a casa dopo essere passato in visita dal Cairo e aver proclamato «sono sicuro che l’Egitto abbia tutte le buone ragioni per garantire i diritti fondamentali dei suoi cittadini».

 

Ieri i giudici non l’hanno ascoltato e hanno condannato a tre anni di carcere i giornalisti di Al Jazeera arrestati nel dicembre del 2013 e accusati di aver confezionato e trasmesso notizie pericolose per la sicurezza nazionale, in sostanza di aver complottato con i Fratelli Musulmani, il movimento del presidente deposto Mohammed Morsi. I tre corrispondenti erano stati soprannominati dai giornali vicini al regime la «cellula del Marriott» dal nome dell’albergo dove erano stati arrestati, lì avevano l’ufficio.

 

giornalisti di al jazeera in egittogiornalisti di al jazeera in egitto

«Cellula» come se fossero estremisti e non reporter che provavano a fare il loro lavoro. Sempre più difficile in Egitto dove il presidente Abdel Fattah Al Sisi ha promulgato a metà agosto i cinquantaquattro articoli della nuova legge anti-terrorismo. Tra le altre misure punitive, le norme proteggono le forze di sicurezza da qualunque rischio di essere perseguite per il loro operato e definiscono le sanzioni per chi pubblica «false notizie», che significa qualunque informazione diversa da quella decisa e diffusa dal ministero della Difesa.

 

amal alamuddin con la moglie di uno dei reporter di al jazeeraamal alamuddin con la moglie di uno dei reporter di al jazeera

Peter Greste, Mohamed Fahmy e Baher Mohamed hanno già passato quattrocento giorni in prigione. Greste è stato rilasciato a febbraio e deportato in Australia, il Paese d’origine. I suoi colleghi erano stati liberati su cauzione ma ieri sono ritornati in cella. Fahmy ha la doppia cittadinanza e ha rinunciato a quella egiziana nella speranza di venir rimandato in Canada dove la famiglia si è trasferita quando era adolescente.

 

E’ quello che ha promesso Sisi e che l’avvocato Amal Alamuddin gli ha ricordato. L’attivista per i diritti umani e moglie di George Clooney segue il caso e si è presentata in tribunale al Cairo per la lettura della sentenza. «Adesso chiederemo l’intervento del presidente perché conceda l’amnistia», spiega. «Il secondo processo è stato ingiusto quanto il primo».

 

amal alamuddin  con la moglie di uno dei reporter di al jazeeraamal alamuddin con la moglie di uno dei reporter di al jazeera

Che era presieduto da un giudice detto «il boia» e aveva motivato così la sentenza: «Il diavolo si è unito ai condannati per sfruttare la loro professione e danneggiare l’Egitto». Amnesty International considera il verdetto di ieri «una farsa e un insulto alla giustizia. Le accuse contro i giornalisti sono sempre risultate infondate e viziate da ragioni politiche. Non avrebbero mai dovuto essere arrestati e processati».

 

Già Hosni Mubarak e i suoi consiglieri avevano accusato l’emittente satellitare di portare avanti gli interessi del Qatar, dov’è stata creata, durante i diciotto giorni di rivolta tra il gennaio e il febbraio del 2011. Il piccolo emirato del Golfo ha sostenuto i Fratelli Musulmani e ha criticato le mosse di Sisi che hanno portato alla deposizione di Morsi nel luglio del 2013.

 

al sisi e mohammed morsial sisi e mohammed morsiEMIRO DEL QATAR Tamim ben Hamad Al Thani EMIRO DEL QATAR Tamim ben Hamad Al Thani

Il presidente sta combattendo l’opposizione islamista e gli attentati terroristi nella penisola del Sinai, dove il gruppo locale Ansar Bayt Al Maqdis ha giurato lealtà allo Stato Islamico. La legge anti-terrorismo — promette — servirà a fermare gli attacchi, che hanno colpito anche la capitale. Serve pure ad arrestare e incarcerare chi si ribella. «Passo dopo passo — ha commentato il quotidiano americano Washington Post — Sisi ha restaurato e superato la macchina della repressione instaurata da Mubarak» .