ornella muti

“IL MIO PRIMO FIDANZATO È STATO LUCA MONTEZEMOLO. ERA PAZZO. CORREVA IN MEZZO ALLA STRADA E URLAVA 'TI AMO!'” – AMORI, BOLLORI E DOLORI DI ORNELLA MUTI: “CELENTANO? CHE FOSSIMO STATI INSIEME L’HA DETTO LUI, SENZA CHIEDERMI IL PERMESSO. UNA VIOLENZA. IO AGGIUNGO CHE È STATA UNA STORIA BREVE, MA D’AMORE. NON CONCEPISCO IL SESSO PER IL SESSO. PER LUI HO TRADITO MIO MARITO” – “ALAIN DELON? NON È SUCCESSO NIENTE. MA AVREBBE POTUTO, FORSE” – L’AMICIZIA CON TOGNAZZI, RISI, MASTROIANNI E SORDI: “ALBERTO DICEVA: ‘SORDI, MUTI, E ’NDO STANNO I CIECHI?’” – “HO PROVATO L’LSD, UN’AMICA L’HA PRESO E SI È BUTTATA DALLA FINESTRA. MIA FIGLIA MI HA SALVATO PERCHE’…” - VIDE

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Estratto dell’articolo di Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”

 

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Alle pareti, sono appesi cuori in varie dimensioni. Le tende sono punteggiate di lune e stelline. Sembra la casa di una fatina e lo è. Ornella Muti ammette: «I figli mi prendono giro, ma quando vengono i nipotini sono felici. Ho un bagno pieno di pesci e meduse fatti di lucine, i bambini restano incantati: vedere dei bambini che ti amano al di là di quello che rappresenti, di come ti sei alzata, di come ti sei vestita è la mia gioia». […]

 

In questa cascina nel Monferrato, capisci all’istante il titolo dell’autobiografia in uscita il 14 ottobre per la Nave di Teseo: Questa non è Ornella Muti. […]

 

Se «questa non è Ornella Muti», chi è?

«All’anagrafe, sono Francesca Rivelli, ma Francesca chi la conosce veramente? Chi la vuole conoscere? Colpa mia, anche: ho sempre avuto pudore a raccontarmi. Penso sempre di dire la cosa sbagliata. Ora, a 70 anni, scrivere è stata una psicanalisi, sono stata anche male. Ti guardi indietro e dici: ma dov’ero?».

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Dove?

«Nel mondo delle fate, con tutta la sua bellezza, ma anche con tutto il suo dolore. Se non ci fosse il dolore, potrei camminare nelle strade della realtà. Ma io vorrei tutto rosa, tutto leggero».

 

L’incipit è: «Sgomento... Non ricordo un giorno in cui non l’abbia provato». Sgomento per cosa? Perché?

«Credo inizi a quattro anni, quando mamma mi porta in Svizzera dalla zia e mi lascia lì per un anno e mezzo, senza spiegarmi il motivo. Lì, parlavano solo tedesco e francese, non capivo una parola. E tornata a Roma, non conoscevo più l’italiano. Mi chiedevo: ma che succede? Non fu un abbandono, ma lo vissi come tale: avevo problemi ai polmoni, i medici mi avevano raccomandato aria di montagna, infatti, sono tornata bella sana e gonfia di formaggi svizzeri».

 

Com’è fatto il senso di sgomento che l’accompagna?

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«Che preferisco sempre sapere cosa devo fare, come lo devo fare. E mi sento sempre fuori posto. Nel cinema, sono stata sempre fuori posto. L’esordio fu per caso, a 14 anni. Mi vergognavo da morire, ma per La moglie più bella pagavano un milione di lire e papà era morto: in casa, avevamo bisogno. Vado e non avevo la più vaga idea di cosa fare.

 

Nella prima scena, dovevo correre e urlare “non morire, non morire”. Corro, urlo e il regista, Damiano Damiani, piomba su di me e mi gira la testa con un ceffone. Così almeno avrei pianto. Io, per dispetto, non piansi. Andavo sul set terrorizzata, perché non sapevo mai quando arrivava lo schiaffone. Un’altra volta, mi ha scudisciato le gambe con un frustino. Il medico vide i lividi e mi mise a riposo per quindici giorni. Disse: questa bambina è traumatizzata. Alle lamentele di mamma, la produzione rispose: dovete ringraziare il cielo che la facciamo lavorare». […]

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Due mariti e poi storie lunghe e importanti, ma tante delusioni. Racconta di un ex «sposato e calcolatore», di un altro manipolatore... Ha sopravvalutato più gli uomini o l’amore?

«Ma sa... è facile manipolare una donna che vede in te quello che vuole vedere. È facile incolpare gli uomini, ma quando sei ferita come lo ero io, nell’amore metti troppe aspettative e voglia di riscatto e diventi un po’ cieca. Io ho sempre armato i miei nemici. Con tutta la mia allegria, tra l’altro, tipo: tieni, ti do la spada di fuoco! Ho fatto il mio casino. Ma nell’amore, quello sano, ci credo ancora».

luca cordero di montezemolo

 

Perché solo ora racconta che il primo fidanzatino è stato Luca di Montezemolo?

«Perché è uscito sui giornali, non so chi l’ha detto. Qualcuno, non io».

 

La sua prima moglie Sandra Monteleoni rivelò di aver trovato una lettera d’amore di 40 anni prima.

«Avevo 16 anni. Ho un ricordo di Luca meraviglioso, perché era pazzo, pazzo: correva in mezzo alla strada all’improvviso e mi urlava “Ti amo!”. Mi regalò una fedina. Era proprio divertente. A me piace molto ridere. Si vive una volta sola e stiamo sempre a piangere...».

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Perché finì?

«Perché non sapevo che aveva un’altra fidanzata. Più altolocata. Scelse lei, Sandra. Poi, la sposò».

 

E ora lei ammette anche che con Celentano fu amore.

«Che fossimo stati insieme l’ha detto lui, senza chiedermi il permesso. Una violenza. Io aggiungo che è stata una storia breve, ma d’amore. Non concepisco il sesso per il sesso. L’ho detto: ci casco sempre quando uno è divertente. E lui lo era, molto. Ho tradito mio marito, che era ai tempi Federico Facchinetti, una cosa orribile. Forse, ho tradito perché ero stata tradita, ma a volte, è una scusa che uno si dà. E poi con Adriano è finita. Io ci sarei anche rimasta. Ma è andata così ed è stato meglio». […]

 

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«Guerriera» lo è stata quando nel 1974 non volle abortire.

«Non voglio neanche darmi troppi meriti. Tutti mi dicevano che avrei perso il film con Mario Monicelli, che la mia carriera sarebbe finita, ma io queste cose non le ho proprio calcolate. Forse, per il mio trauma, ho sempre privilegiato affetti, famiglia. E poi Naike mi ha tenuta in una carreggiata diritta: erano gli Anni ’70, ero piccola, innocente, con tutti i miei problemi, bella, ero un bocconcino come tante ragazze in un mondo di lupi, di droghe: è ovvio che ero in pericolo. Avevo provato l’Lsd, un’amica l’ha preso e si è buttata dalla finestra. Ma avendo Naike, non potevo bere, drogarmi, perdermi».

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[…] I grandi di un’epoca li ha incontrati tutti.

«Ugo Tognazzi è stato un amico, un fratello maggiore. Era un tombeur de femmes , ma con me no. Sul set se mi vedeva in difficoltà trovava sempre un modo per aiutarmi. Dino Risi era quello che temevo di più: imponente, alto, con occhi azzurri che ti trapassavano; si divertiva a spaventarti, lo faceva apposta. Marcello Mastroianni era mezzo leggero e mezzo malinconico. Un coccolone. Alberto Sordi era una risata dietro l’altra. S’immagini le battute: Sordi, Muti, e ’ndo stanno i ciechi?».

 

E poi scrive: «C’è una sola cosa più complessa che recitare con un divo: recitare con due divi» e racconta di Alain Delon e Jeremy Irons.

«Fare Un amore di Swann fu durissimo. Delon soffriva Irons, lo viveva come un rivale più giovane. Jeremy, invece, con me era gentilissimo. Un giorno, avevo un corsetto strettissimo, faceva caldo e svenni, ma lui mi prese al volo. Essere raccolta mentre ti senti male e neanche chiedi aiuto è meraviglioso».

alain delon ornella muti

 

C’è stato qualcosa tra voi?

«Niente. Ma avrebbe potuto, forse». […]

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