DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
ALESSANDRA FERRI HERMAN CORNEJO
Valeria Crippa per il “Corriere della Sera”
Inseparabili. Dal letto di lenzuola sfatte del balletto Chéri che accese la miccia tra i due nel dicembre 2013, a un’intesa che si sfoglia come un romanzo a puntate. Sulla scena come nella vita privata.
Alessandra Ferri ed Herman Cornejo. Due stelle, una coppia. Lei ha saputo elevare all’ennesima potenza drammatica, in una carriera da étoile nel triangolo Londra-New York-Milano, il suo essere italiana e donna. Lui, argentino dalla tecnica esplosiva (medaglia d’oro a Mosca come Baryshnikov), è partito come una razzo dal Teatro Colón di Buenos Aires per atterrare all’American Ballet Theatre, dove dal 2003 è «principal dancer».
Bruni e passionali, entrambi con casa a New York da anni ormai. Tra i due, una sensibile differenza d’età: lui 34, lei 52 sebbene conservi, dopo due figlie ormai adolescenti — avute dal fotografo Fabrizio Ferri, da cui si è separata due anni fa —, un corpo sottile da ragazzina. E c’è già chi favoleggia l’accostamento alla coppia leggendaria del balletto Margot Fonteyn e Rudolf Nureyev, legati da amore platonico, in cui la Lady britannica era più matura di 19 anni.
All’origine del colpo di fulmine tra Alessandra ed Herman il bello c’è un curioso gioco del destino che ha mescolato le carte tra scena e vita: il balletto galeotto Chéri , tratto dai romanzi di Colette con coreografia di Martha Clarke, è appunto la storia d’amore tra la cinquantenne Léa e il giovane Chéri.
Da oggi al 1° agosto la coppia sarà in tour in Italia (a Bolzano, Cividale, Civitanova, Roma, alla «Versiliana») con Evolution, «uno spettacolo che parla di evoluzione, di crescita, persino di rinascita» (recita il comunicato) con coreografie che tracciano un arco stilistico da MacMillan a Preljocaj.
A proposito dell’affiatamento con Cornejo, così la Ferri aveva confessato al Corriere , due mesi fa: «Quando ci sono i sentimenti non bisogna smettere di vivere». Da New York, Cornejo conferma: «Cerco di tenere per me la mia vita privata, in cui ci sono stati alti e bassi, ma il mio amore oggi è così grande: la danza, l’arte, la coppia…
Il nostro punto d’incontro? Vivere la danza come esperienza artistica assoluta, con verità, benché la mia tecnica mi spinga verso il virtuosismo. Alessandra mi ha portato a un livello superiore: cogliere l’intensità del mio esistere in scena in un ruolo. A 34 anni mi sento in cima alla carriera, nel punto in cui la tecnica incontra la pienezza dell’interpretazione. E incontrare Alessandra proprio ora è stata una fortuna».
Incrociarsi in sala prove è stato inevitabile, ma l’incontro vero tra i due è avvenuto per tappe successive: «Ci siamo conosciuti a New York con l’American Ballet Theatre (la Ferri è stata «principal» della compagnia dal 1985 fino al «ritiro» nel 2007 ndr): prima di allora, era il ’98, l’avevo vista danzare al Colón di Buenos Aires con Julio Bocca, ma per me era solo un grande nome.
Ballai la prima volta con lei proprio a New York, quando Bocca diede il suo addio all’ABT in Histoire de Manon, ero nel ruolo di Lescaut, il fratello di Manon, interpretata da Alessandra. Per me fu un momento molto speciale. Quando, nel 2013, la coreografa Martha Clarke mi ha proposto Chéri con Alessandra, non ho esitato: si avverava un sogno.
Fin dalla prima prova è scattata una sintonia profonda che non avevo mai provato con ballerine della mia età o più giovani. Da lì è nata l’esperienza che siamo vivendo insieme in scena. Non potrei chiedere di più: lei è un’icona. Quando siamo insieme la differenza d’età svanisce, è un incontro di anime oltre che di corpi, e il tempo non esiste».
Momento conclusivo di Evolution sarà Le Parc di Preljocaj, romantico passo a due tra una coppia di amanti in camicia da notte, in cui lui abbraccia lei in un turbinoso bacio che la solleva da terra. Come in un sogno.
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