
FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO"…
Marco Giusti per Dagospia
"L'amore romantico sara' l'ultima illusione del vecchio ordine" dice il fratello rivoluzionario all'unico eroe davvero positivo dell'"Anna Karenina" di Tolstoi, il giovane Konstantin Levin, pazzo d'amore della bella Kitty, che al momento gli preferisce l'azzimatissimo Conte Vronsky.
Certo Vronsky balla il valzer da dio e non mangia con le galline come Levin. Ma Levin, almeno nella ricchissima e sofisticatissima ultima versione cinematografica inglese diretta dal Joe Wright e scritta da un maestro come Tom Stoppard, e' anche l'unico personaggio che non si muova imprigionato dalla gabbia teatrale che avvolge tutti gli altri protagonisti della storia, e' l'unico che possa uscire in esterni perche' vero, e' il personaggio ponte verso una modernita' che non spetta agli altri, Anna compresa, che civetta da subito, come una marionetta di bunraku con il treno che la travolgera' perche' tutti conoscono il proprio destino in questa versione del romanzo.
L'idea, non originalissima, ma di grande fascino anche perche' risolta benissimo come messa in scena, coreografie, luci e vestiti, e sono piu' che giustificate le quattro nomination agli oscar per i valori tecnici, e' quella di raccontare il capolavoro di Tolstoi tutto dentro un teatro, con i personaggi che si muovono ovunque, anche dietro le quinte.
Ma l'effetto non e' mai fermo e teatrale, e' mosso e velocizzato come un balletto, un musical, e infatti la bella musica di Dario Marinelli non ci lascia un secondo, mentre sfondi e scenografie cambiano a vista. Cosi' la nostra Anna Karenina, una Keira Knightley bambolina ma perfetta per questa impostazione, il bel Vronsky, Aaron Taylor-Johnson, lo stesso Karenin, un imbruttito Jude Law, sono schiavi della scena come dei propri ruoli e ripetono tragicamente la loro storia.
La Knightley cosi', anche senza essere una Greta Garbo, ma nemmeno Lea Massari, l' Anna Karenina della nostra infanzia televisiva, funziona perfettamente nel gioco degli incastri scenografici messo in piedi da Wright e Stoppard, sorta di marionetta alle prese con una storia che la devastera' e con l'arrivo di una rivoluzione che devastera' tutto il suo mondo.
Alla fine l'"Anna Karenina" di Wright e Stoppard e' un esercizio di stile d'alta classe per un pubblico piu' colto della media, non cosi' difficile come lo "Zio Vania" di Louis Malle, anche perche' Keira Knightley indossa magnificamente abiti e pellicce e si muove alla perfezione nelle scenografie di Sarah Greenwood. Vero, come dice Natalia Aspesi, che non si capisce come faccia a preferire questo Vronsky gran ballerino ma insulso al marito Jude Law. E vero pure che Greta Garbo era un'altra cosa.
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