DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Molendini per il Messaggero – Roma
Il segreto della longevità dell’Orchestra italiana di Renzo Arbore è presto svelato: trasferisce in musica l’ironia, la leggerezza, il buonumore, il gusto di spettacoli televisivi lungamente rimpianti e, in più, propone un viaggio nella grande tradizione della canzone napoletana suonata con affetto e cura estrema negli arrangiamenti. Un concerto sentimentale, che mette insieme una sfilata di capolavori (come Era de maggio, come Reginella, come Voce ‘e notte, come Luna rossa, come Canzone marenara), allarga, poi, lo sguardo alla canzone d’autore di ogni tempo toccando Modugno (con una versione delicatissima di Piove) e il maestro di sempre Renato Carosone, non trascura il glorioso passato televisivo di cui sopra, con le hit storiche di quel tempo come Il materasso, Vengo dopo il tiggì, o Il clarinetto.
IL LEADER A tenere insieme tutto ciò la maestria sul palco del leader, cantante, showman, conduttore le cui presentazioni recuperano il suo mestiere di intrattenitore facendo di ogni brano il pretesto per raccontare aneddoti, per sollecitare il sorriso del pubblico. Insomma, alla fine il concerto che dura oltre tre ore, si trasforma in un vero cocktail di ingredienti invincibili che con il passare del tempo e degli anni si sono amalgamati sempre di più.
Quando Renzo lanciò l’orchestra, ormai ventisei anni fa, l’idea era quasi un gioco, sicuramente una scommessa, un’altra delle sue diaboliche invenzioni per sparigliare, cambiare le carte in tavola: mentre tutti auspicavano un suo ritorno in televisione, Arbore scantonava e si dava a una latitanza tutta particolare, legata al contatto diretto con il suo pubblico. Era quasi un implicito invito a darsela a gambe dalla tv in pieno avvitamento su se stessa. La scommessa, dopo tanti anni si può dire, è stata vinta alla grande e oggi, per il capo orchestra, è diventata anche qualcosa di più, il segno della sua vitalità che si ricarica ogni sera con il contatto diretto con il pubblico.
Renzo Arbore e l orchestra Italiana
IL TOUR E così l’Orchestra italiana è impegnata in una sorta di never ending tour (lunedì sera la tappa la vede protagonista alla Cavea per la rassegna Luglio suona bene) mentre la folla che la segue certamente aumenta ma il fenomeno del tutto particolare è che buona parte della platea spesso è formata da gente che torna a vedere il concerto. «Il complimento più bello che ricevo – ci spiegava una volta Renzo – è quando mi dicono: «Venire ad ascoltarvi sono i soldi meglio spesi del mio stipendio». Vuol dire che la gente non si annoia mai».
Renzo Arbore e l orchestra Italiana
E per Renzo e la sua band sudista (nel senso che i suoi componenti sono tutti meridionali, terroni, come si sarebbe detto una volta) la soddisfazione maggiore è il consenso che viene dal nord leghista: «Quando salgo sul palco in una di quelle città, metto subito le mani avanti e dico: «A portarmi dietro questi musicisti meridionali non ce la faccio più, sempre con dietro la mozzarella di Battipaglia. Dopo un po’ cantano tutti Reginella». A Roma, che poi è la sua città, ovviamente non ce ne sarà bisogno.
Renzo Arbore e l orchestra Italiana
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