IL BANANA CHE E’ DENTRO DI NOI - TRA UN MESE, CON MILLE COPIE (RECORD), ARRIVA IL TERZO FILM DI CHECCO ZALONE CHE INTERPRETA UN VENDITORE BERLUSCONIANO FALLITO

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Goffredo Buccini per il "Corriere della Sera"

Chiede «dove sta il bar?» e i tecnici davanti allo studio di Cinecittà gli rispondono «Mitico Checco!». Pura adorazione, piace a tutti: alla gente normale, che lo capisce; alla destra, che ne ama il politicamente scorretto; alla sinistra, che s'avventura a interpretarne il politicamente scorretto come metafora.

Lo ammetta, lei è un furbacchione?
«Caro giornalista, ti ho detto no domande politiche».

Beh, s'è cucito addosso i panni del qualunquista...
«Sì, forse sono qualunquista. O forse sono indolente. Se c'era ancora la Dc sarei stato democristiano. Forse».

E non è un modo per non farsi troppi nemici e non prendere troppe botte?
«Mi infastidiscono le prese di posizione ideologiche».

Davanti a un caffè, sospira, aspira sigarette, espira stress, a un mese dall'uscita del suo terzo film (Sole a catinelle ): «Niente ipocrisie», sorride infine: «Io il successo me lo vivo bene. Quando non ci sarà più, mi roderà». È un finto cozzalone (tamarro, in barese) e un vero, tenero secchione questo Luca Medici da Capurso, laurea in legge e trionfi da Checco Zalone in palcoscenico e al botteghino (alla prima figlia, Gaia, sette mesi, ha dedicato la canzone dei titoli di coda).

Sgobba al montaggio fino all'ultimo. Si cimenta in una trama al tempo della crisi: un venditore d'aspirapolvere («berlusconiano») senza il becco d'un quattrino promette al figlioletto («con tutti dieci a scuola») una vacanza premio che non può permettersi.
«Ma Checco Zalone non si perderà d'animo!».

Che fa, parla di sé in terza persona?
«Come Berlusconi».

E dagli! Ha ragione Buttafuoco, lei ha mollato la vera comicità per l'antiberlusconismo.
«Chi è Buttafuoco?».

Vabbe'. Lei fa il verso ai berlusconiani e se la prende coi ricchi, no?
«Io di ricchi conosco solo Valsecchi».

Il suo produttore?
«Eh. A casa tiene una scopa di Cattelan appesa al muro... è ricco».

Stiamo divagando. Il protagonista del suo film è davvero un venditore d'aspirapolveri berlusconiano?
«Già. Ma non volevo rappresentare il berlusconismo in chiave moralistica o di condanna».

Dunque?
«Ho inventato questo povero coglione, uno che ci ha creduto».

Mamma mia... ma che dice?
«Dai, nel film Berlusconi non lo nomino mai. Questo è il sottotesto. Sotto. Molto sotto».

E da cosa si capisce il pensiero del suo venditore di aspirapolveri?
«Quando il figlio gli chiede, per gioco: "Papà, cosa faresti se ti dicessi che sono....?", c'è un silenzio interminabile. Poi il figlio dice: "...omosessuale". E il padre respira: "Ah, meno male, pensavo che dicessi comunista!"».

Che fa, la butta in politica?
«Figurati. Io provo a far ridere. Detesto quelli che dicono risata di testa, risata di pancia... la risata è risata. Niente ideologie, te l'ho detto».

Un po' ideologica sembra, ‘sta cosa.
«A me non piace fare la morale. Io sono veramente peggio dei ricchi, nel film».

Mi faccia un esempio.
«Te ne faccio due. Quando Checco riesce infine a portare il figlio su uno yacht gli dice: "Figlio mio, non voglio che pensi che questa sia la felicità". E gli indica uno yacht vicino, lungo il doppio: "La felicità è quella"... Poi, per ripigliarsi la moglie operaia che s'è messa con un sindacalista, si trasforma in bertinottiano».

Metafora?
«Non è un insulto?».

Su.
«Questa è l'Italia dei voltagabbana».

Aldo Cazzullo dice che lei è il nuovo Fantozzi.
«Se lo dice Cazzullo, dev'essere così... Seriamente: il primo Fantozzi è la più grande commedia degli ultimi quarant'anni».

C'è chi vede addirittura un po' di Chance Giardiniere, in certi suoi dialoghi surreali. Esagerazioni, no?
«Non oso fare paragoni. Se no qualche giornalista del Fatto mi scrive un pezzo a togliermi la pelle. E comunque ci tengo a sottolineare una cosa».

Prego.
«Questo mio nuovo film fa anche un po' cag... Scrivilo. Non vorrei sennò che il pubblico, poi, non ci viene».

Lei è uno snob mascherato.
«Un po' sì».

Mi prende in giro?
«Un po' sì».

Comunque è mascherato male: dice che Cassano è l'idea platonica di Checco Zalone... roba molto da snob.
«Beh, con tutto l'impegno che posso metterci, mai raggiungerò quei livelli. Una volta Gennaro Nunziante ha risposto al mio telefonino, era Cassano che fa: "Ue' ric... !". Gennaro tutto compito: "No, Antonio, sono Gennaro, il suo regista". E Cassano: "E si' ric... pure tu !". Siamo molto amici».

Ha paragonato Alberto da Giussano a un Power Ranger: chieda perdono ai leghisti, o dal Po in su son guai...
«Chiedo perdono ai leghisti: e aggiungo che sono i migliori amici dell'uomo».

Lei e Vendola: chi dei due è più debitore verso l'altro?
«Ci dobbiamo reciprocamente. Lui mi ha invitato a cena e in dispensa non aveva pasta Barilla: una premonizione».

È il nuovo che avanza o il vecchio che arretra?
«Sai, per uno di Capurso non cambia molto. Però è fascinoso nell'eloquio».

Renzi è il nuovo più nuovo?
«Non mi piace».

Si può fare a meno del successo?
«Ho visto colleghi pieni di rabbia quando le cose non funzionano. Io vorrei godermi anche altro nella vita. Mia madre per me ha paura della depressione, della droga, e mi dice: prega. È molto cattolica».

E lei prega?
«No, non sono praticante. Poi... non so se credere in Vendola, figurati in Dio».

 

 

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