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Introduzione del libro “Maledetta Juve - Non sappiamo più come insultarti” di Paolo Trapani
Nelle pagine di 'Maledetta Juve' si raccoglie una parte delle migliaia di sfottò che in tutta Italia e a Napoli in particolare vengono riservati alla squadra di calcio dei ‘non colorati’ (come ormai è soprannominata la Juventus). Da sempre la Juve è il club più detestato della Penisola e nella ‘Capitale del Sud’, Napoli, si trova probabilmente la ‘summa’ di questo spregio. Si tratta soprattutto di inimicizia sportiva e rancore calcistico, ma non solo.
Siccome il calcio è un sentimento collettivo, quasi una ragione di vita, a Napoli il football esprime fortissimo il senso di appartenenza di una intera Città ad una Squadra ed ad una Maglia. Per questo il principale avversario degli Azzurri è proprio il team bianconero che da sempre viene tacciato di essere 'apolide', caratterizzato da coloro che non hanno 'Patria' calcistica.
Tifare per la Juve non esprime il sostegno ad una maglia legata ad un territorio, ad una Città, ad un luogo fisico e geografico, quindi nemmeno alla tradizione e alla storia dello stesso. Il tifo per i 'non colorati', piuttosto, appare spesso come una mera espressione generica e generalizzata di un sostegno nei fatti privo di una vera identità, generato da chi tiene per coloro che appaiono come vincenti a tutti i costi.
Si tratta in pratica di un tifo indistinto, anomalo rispetto al legame indissolubile che in tutto il mondo lega interi popoli al calcio, al tifo per i colori della Squadra del cuore, che sono poi l'espressione diretta della Città dove si nasce e nella quale ci si identifica quando nell'arena di uno stadio ci si 'scontra' e ci si misura con gli avversari.
In tanti, così, sentono l’anti-gobbismo come una sorta di dovere morale. Questo soprattutto perché le vittorie della Juve sono spesso poco trasparenti. Si è provato così a mettere insieme i mille modi che si usano, anche quotidianamente, per irridere e disprezzare la Juve e ciò che rappresenta.
Le frasi e gli slogan che si trovano nel libro sono stati raccolti tra gli striscioni degli stadi e sul web, molti trovati tra pagine e gruppi social ‘anti-juve’: sono infatti migliaia i fans che li seguono e li alimentano quotidianamente con geniali sfottò, ingiurie ecc. Ovviamente avere una raccolta completa di tutti gli ‘insulti’ sportivi possibili e dell’ideologia calcistica anti-gobbi è di fatto impossibile.
Il rancore anti-bianconero dilaga ovunque, travalica le città, mette insieme una buona metà degli italiani tifosi di calcio e anche da qui nasce il titolo del libro, che cerca di rappresentare idealmente tutto ciò che la fantasia riesce a partorire per lanciare improperi alla ‘Vecchia Signora’ del pallone.
Siamo ormai dinanzi a una sorta di fenomeno sociale: si irride in maniera permanente, soprattutto perché da diversi anni a questa parte è cresciuto l’utilizzo del web, dei social network, della ‘condivisione’ su internet di informazioni di ogni tipo, quindi anche del tifo calcistico. E inevitabilmente anche del rancore calcistico verso il club dei ‘non colorati’.
Ma perché tutto questo disprezzo? Da dove nasce tutto questo rancore? Perché cova un po’ ovunque il bisogno di denigrare i ‘non colorati’?
È tutto dovuto alla fisiologica insofferenza verso chi vince (quasi) sempre? O magari perché molti trionfi sportivi troppo spesso sono contrassegnati da fattori esterni al campo (fortuna sfacciata, arbitraggi favorevoli, sviste dei direttori di gara e dei guardalinee ecc.)?
A rifletterci su, in effetti, viene da pensare che non è un caso se in Italia tutte le principali (squadre) antagoniste dei ‘non colorati’ hanno impresse nella propria memoria sportiva alcuni clamorosi errori arbitrali che le hanno colpite. Mentre, al contrario, non si trovano importanti tracce e precedenti storici di scudetti e trofei ‘sottratti’ ai bianconeri con il decisivo aiuto delle sviste arbitrali.
Parliamo di errori e orrori dei fischietti che hanno, negli anni, penalizzato Milan, Inter, Roma, Napoli, Fiorentina, Lazio ecc. ed hanno determinato molte vittorie, con annessi trofei e scudetti, sempre a favore della Juve.
Solo per fare qualche esempio, riferito a scontri diretti decisivi per la vittoria finale, contro la Juventus i romanisti ricordano l’incubo della rete fantasma di Turone (correva l’anno 1981 – partita di campionato del 10 maggio), i milanisti non possono dimenticare il “gol/non gol” di Muntari (anno 2012 – partita di campionato del 25 febbraio), gli interisti conservano indelebile nella memoria le immagini del rigore non fischiato su Ronaldo e di quello regalato a Del Piero nell’azione successiva, pochi istanti dopo. Tutto ciò mentre l’intera panchina nerazzurra si catapultava in campo, a partita in corso, e inseguiva l’arbitro (correva l’anno 1998).
IL GOL VALIDO ANNULLATO A MUNTARI
Poi ci sono i tifosi Napoletani che nei propri ricordi calcistici ‘vantano’ una ricca collezione di torti subiti con annessi regali ai ‘non colorati’. Alcuni, clamorosi, sono molto recenti. Qualche esempio: la finale di Supercoppa a Pechino (agosto 2012, arbitro Mazzoleni), la stagione 2015/2016 (Napoli campione d’inverno) con i ‘non colorati’ capaci di recuperare un gap in classifica di 9 punti e inanellare 24 vittorie su 25 partite (moltissime quelle conquistate con sviste degli arbitri).
Solo in relazione alla stagione calcistica 2015/2016, sul web e sui social network è facile reperire una collezione di decine di ‘sviste’ arbitrali (tra cartellini gialli e rossi non affibbiati ai ‘non colorati’, rigori non concessi agli avversari di turno, fuorigioco inesistenti fischiati con tanto di gol validi annullati).
juventus roma il gol di turone
Poi c’è il recente nuovo caso: il match valevole per la semifinale di Coppa Italia del febbraio 2017. Arbitro Paolo Valeri: 2 rigori dati alla Juve, uno, nettissimo, negato al Napoli. Tutto ciò reso assai evidente dalle immagini tv, trasmesse in diretta e dopo il match. Parliamo sempre di episodi evidenti e che hanno innescato un putiferio.
Probabilmente anche per questo il rancore sportivo per la Juve cova ovunque, monta da sempre, da decenni, probabilmente andando indietro nel tempo se ne troverebbero tracce fin dalla nascita del calcio in Italia.
Per questo motivo, tra antipatia sportiva e diritto di satira, il libro mette insieme, dall’universo anti-Juve, un bel po’ di sfottò e prese in giro per ironizzare sui ‘gobbi’.
Una parte del libro è dedicata ad alcuni clamorosi casi di tifosi juventini pentiti. Tifosi che hanno fatto pubblica ammissione di provare vergogna per quello di cui purtroppo la Juve si è resa protagonista negli anni.
LE LACRIME DI ILARIA DAMICO A CARDIFF DOPO JUVENTUS REAL MADRID
Vengono inoltre raccolte molte statistiche e cronache sulle molteplici sconfitte bianconere, avvenute sia in campo nazionale sia internazionale. Ben 22 finali perse, un record assoluto (e assai negativo) dei ‘non colorati’. È una storia, quella della Juventus, troppo spesso fatta di gravi soprusi (esempio: rivendicare come vinti scudetti revocati per aver truccato le partite), di palesi imbrogli (il caso Calciopoli, anno 2006), di trofei a dir poco discutibili.
Nel libro c’è tanta ironia ma non solo: si provano a fornire spunti di analisi e riflessioni su alcuni specifici aspetti che tanti notano e che non appaiono normali.
Anzi, meriterebbero più di un approfondimento: sulla opportunità, per esempio, che la FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) sia sponsorizzata direttamente da un colosso come la Fiat e che l’AIA (Associazione Italiana Arbitri) venga sostenuta da un cartello assicurativo tutt’altro che lontano dalla famiglia Agnelli.
Si tratta non certo di insinuazioni qualunquiste, ma di legittimi sospetti che nel tempo sono stati avanzati anche da autorevoli giornalisti: potrebbe trattarsi, naturalmente, solo di illazioni o magari no, visto il recente e pesante precedente di Calciopoli, che nel 2006 ha portato la Juve sotto processo, con tanto di condanna sportiva e gogna mondiale.
Nel libro non si cerca di avallare e sostenere inutili teorie complottiste, ma si cerca di riflettere su alcuni aspetti decisivi nel mondo del calcio, come la buona fede dei direttori di gara o di quella che un tempo veniva chiamata la loro “sudditanza psicologica” nei confronti della Juve. E visto quanto accade da anni nel calcio italiano e non solo, vi è più di un motivo per avere forti riserve sulla qualità, la linearità e la trasparenza di un sistema tutt’altro che privo di ombre.
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