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Dal profilo facebook di Cesare Cremonini
Prima di inondarvi di immagini di una serata che resterà a lungo, vi racconto. Ho scelto e voluto che il mio primo #SanSiro, lo spettacolo più grande della mia vita, iniziasse così: io e 56.000 persone, da “soli”, a palco completamente spento. Ci vogliono le palle, mi dicevano. Ma io volevo mettere le cose in chiaro. Volevo che si vedesse bene. È stata la cosa migliore e più spettacolare di sempre.
Voi siete venuti a un concerto. La musica. Prima. Poi, un esplosione di meraviglia. Tutto è stato grandioso. Grazie a tutte le persone incredibili che per mesi hanno ascoltato, capito, e lavorato insieme a me a questo grande grande show. Grazie alla stampa che lo ha raccontato con entusiasmo.
Grazie a voi, #MILANO. Questo non è che l’inizio. Ce #CremoniniSTADI2018
IL PRIMO SAN SIRO DI CREMONINI
Gino Castaldo per la Repubblica
Se da Marte avessero spedito una webcam per studiare il nostro Paese, e l' avessero orientata ieri sera verso San Siro, l' Italia sarebbe sembrata più vicina a Pepperlandia che non a quella litigiosa e burrascosa nazione che siamo. Il popolo di Cesare Cremonini è un popolo buono, anzi un "popolo" colorato e melodioso, selezionato naturalmente per condividere affinità gioiose.
Certo, vedere lo stadio così gremito e traboccante di melodie che bruciano il cuore fa un certo effetto, è un tripudio di canzoni e cori collettivi, un juke box intonato ai desideri dei fan. Più che il furore del rock si usa lo stadio per esaltare lo sconfinato candore del canto pop. Dalla via Emilia a Liverpool.
Con tanta umanità, momenti di solo piano e voce ( Figlio di un re e Dicono di te), racconti d' amore, visioni brillanti e immagini di trasparenze emotive, un' enorme sfera analogica sottintesa alla sfavillante scenografia mobile con cinque enormi barre luminose che si muovono nell' aria come un sorprendente gioco di prestigio. Cremonini dirige la macchina del suo primo tour negli stadi come un giovane apprendista stregone che ha studiato sui testi sacri di Brian Wilson e Paul McCartney, «anche negli stadi resto sempre un autore di canzoni, che lavora con tanto sacrificio», ha raccontato nel pomeriggio, ed è perfino andato a incidere negli studi di Abbey Road per toccare con mano la fonte del suono mitologico.
Umile nello studio ma sufficientemente Narciso da esporre con orgoglio la sua merce pop in uno stadio che da questi suoni è come ingentilito, reso più solidale, una gigantesca nave di volontariato musicale che viaggia sicura attraverso la notte. E che voglia accarezzare il fiabesco non vi è dubbio, a partire dall' introduzione di Cercando Camilla che apre al nuovo corso di Possibili scenari fino al passaggio dance di Kashmir Kashmir che accende la folla, prima di volare su Padre madre, Il comico, e altre amatissime canzoni, ma anche quando augura Buon viaggio a tutti con una delle canzoni più empatiche del suo canzoniere o quando si illanguidisce sui toni ironici di Latin lover o scherza sulla più sferzante Dicono di me, si intuisce l' ambizione che c' è dietro tutto questo.
Nella conferenza stampa del pomeriggio l' aveva detto piuttosto chiaramente: «Quello che porto in scena durante questi concerti è quello per cui ho lavorato per tutta la carriera, il punto d' arrivo che sogno da quando ero ragazzino». Un sogno appunto, cominciato tanti anni fa, più o meno venti, quando si lanciò sulla 50 special che dice di aver scritto all' epoca esattamente prima degli esami di maturità che in questi giorni stanno vivendo centinaia di migliaia di giovani, molti dei quali verosimilmente, studiando, ascoltano i suoi dischi.
È un bel sogno da condividere con uno stadio esaurito (55.000 spettatori) su un grande palco disteso sul lato lungo dello stadio, diviso in tre parti per consentire diversi momenti e situazioni di spettacolo.
L' integrazione tra scena, visual e musica è studiatissima, minuziosa, cucita su misura sul concerto e sul mondo che oggi Cremonini vuole raccontare.
Quando intona Poetica, in assoluto un della canzoni più ambiziose che ha inciso, lo stadio sembra definitivamente stregato. "Se mi vuoi", canta sul finale, "domani sarà un mondo migliore" e tutti ne sono convinti, sembra vero e forse da Marte se hanno visto tutto questo potrebbero anche pensare che l' Italia è il miglior paese in cui vivere.
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