1. AZZ! IL VENTO E’ DAVVERO CAMBIATO: IL PREMIER SPACCONE ASFALTATO DA “REPUBBLICA” 2. IN RISPOSTA ALL’ATTACCO DI RENZI AI SINDACATI (“MENTRE LORO SCIOPERANO IO CREO POSTI DI LAVORO”), UN CORSIVETTO NON FIRMATO IN PRIMA PAGINA RICORDA CHE “PRIMA O POI SI VOTERÀ, E I SUOI AVVERSARI NON SARANNO CAMUSSO E LANDINI, MA BERLUSCONI E VERDINI” 3. E’ COME SE ANCHE ‘’REPUBBLICA’’ DICESSE A RENZIE DI BUTTARE NEL CESSO IL PATTO DEL NAZARENO E DEDICARSI AL SUO ELETTORATO (E AI PROBLEMI VERI). RENZIE DOVRÀ STARE ATTENTO, PERCHÉ AVERE CONTRO IL ''CORRIERE'' E ''REPUBBLICA'' NON È UNA PASSEGGIATA 4. UN ALTRO PICCOLO DOLORE A RENZIE ARRIVA ANCHE DALLA ‘’STAMPA’’: “MA PER IL PREMIER SOLO UN PALADOZZA TIEPIDO E DIMEZZATO. ARRIVANO 200 PERSONE MA SUGLI SPALTI SPAZI VUOTI. SOLO VERSO LA FINE RENZI RIESCE A SCALDARE IL PUBBLICO”. MENO MALE, PER PITTIBIMBO, CHE C’È ‘’IL GIORNALE’’: “IL PATTO DEL NAZARENO (PER ORA) NON SCRICCHIOLA”

Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia

 

1. PAROLE AL VENTO

  matteo renzi otto e mezzo matteo renzi otto e mezzo

Il giorno dopo la sentenza della Cassazione che ha azzerato il processo Eternit è il momento delle lacrime di coccodrillo. Il premier Renzie promette solennemente: “Cambieremo i tempi dei processi e le regole della prescrizione”. Poi, le solite frasi a effetto, buone, forse, per Twitter: “Ci sono dolori che non hanno tempo” e “Se sei colpevole sei colpevole, se innocente sei innocente. Non è che se passa il tempo si cancella qualcosa”. E parte l’ordine al ministro Orlando di tirare fuori rapidamente la riforma della prescrizione, stralciandola dal resto della riforma della giustizia.

 

Già, perché oggi è antipatico ricordarlo, ma il governo Renzie si è occupato di prescrizione quattro mesi fa e ha partorito una mezza riforma, svanita nel nulla fino a ieri, che la blocca per un massimo di tre anni – con un meccanismo assai complicato – durante i tre gradi di processo. Di prescrizione si è lungamente dibattuto nei mesi scorsi, prima che il dl del governo si inabissasse, e sarebbe stato bello sentire all’epoca le parole che il premier ha detto ieri. Ma non era possibile. C’era da trattare e da mediare con Forza Italia e Alfano, che sulla prescrizione non vogliono toccare nulla.

STEPHNA SCHMIDHEINY STEPHNA SCHMIDHEINY

 

Tanto per capire quanto sono vuote le parole che arrivano oggi dalla politica e da Palazzo Chigi, è bene dire subito che se anche la riforma del governo fosse già legge, il processo Eternit sarebbe sfumato ugualmente perché le fabbriche chiusero nel 1986, la prescrizione per il disastro ambientale scattò nel 1998 e il processo cominciò cinque anni fa.

 

E a proposito di reati ambientali, giusto per capire dove tira il vento, la nuova disciplina sui reati ambientali già approvata dalla Camera prevede che affinchè il disastro diventi reato il danno all’ecosistema dovrà essere “irreversibile”. Anche questa norma rischia di essere una norma ammazza-processi. Tanto poi quando esplode lo scandalo, la legge l’ha fatta qualcun altro, la colpa è della magistratura che l’ha applicata e il politicante di turno se la può sempre cavare con frasi a effetto. Stando solo attento a rimanere nei 140 caratteri.   

 

Raffaele GuarinielloRaffaele Guariniello

 

2. I TUMORI NON SI PRESCRIVONO

Il giorno dopo la sentenza della Cassazione ci si consola con le chiacchiere e la macchina della giustizia prova a rimediare agli errori. “Il reato c’è, cambiamo la prescrizione’. Renzi all’attacco: ‘Ci sono dolori che non hanno scadenza, serve una nuova legge’. Intesa tra Grasso e Boldrini sull’iter del ddl. La Cassazione: ‘Sentenza sul disastro, non sui morti’. Poi bacchetta i pm: processo impostato male, dovevano puntare sull’omicidio” (Repubblica, p. 4). E improvvisamente ci si ricorda che qualche tempo fa si era parlato di prescrizione: “Tempi congelati dopo il primo grado’, via libera alla norma per salvare i processi” (Repubblica, p 4). Via libera? Dove, come, quando?

 

Anche il Corriere fa credere che si possa fare qualcosa in tempi rapidi e titola: “Prescrizione, il governo accelera. Orlando dopo la sentenza Eternit: riforma in Aula la prossima settimana” (p. 2)

 

Andrea OrlandoAndrea Orlando

Sul fronte dell’inchiesta ecco le “novità”. “Eternit, il magnate dell’amianto sapeva che la fabbrica uccideva’. Ora i pm gli contestano 256 omicidi. Procura all’attacco dopo l’annullamento della condanna per disastro ambientale. Chiusa l’inchiesta bis, ecco le carte. ‘La gente moriva e lui pensava solo al lucro” (Repubblica, p. 2). Corriere: “Sapevano che la polvere era nociva’. Così Guariniello punta sulle aggravanti. La nuova strategia. I toni sono molto duri, le contestazioni potrebbero anche portare all’ergastolo” (p. 2).

 

La Stampa intervista Alberto Oggè, il giudice che aveva condannato in appello a 18 anni Schmidheney, che non ci sta: “I supremi giudici hanno sbagliato. La nostra condanna verrà rivalutata. Il reato non è estinto: gli effetti mortali sono continuati dopo il 1986” (p. 5).  

 

 

3. RENZIE ATTACK! (E REPUBBLICA GLI FA LA PREDICA)

susanna camussosusanna camusso

Il premier spaccone chiude la campagna elettorale in Emilia e attacca i sindacati: “Mentre loro scioperano io creo posti di lavoro” (Repubblica, p. 10). Per questa sortita, Renzie si prende oggi la ramanzina di Repubblica, che con un corsivetto non firmato in prima pagina parla di “parole sbagliate” e gli ricorda che “prima o poi si voterà, e i suoi avversari non saranno Camusso e Landini, ma Berlusconi e Verdini”.

 

maurizio landinimaurizio landini

Per il premier spaccone si tratta di un campanello d’allarme di quelli pesanti. In largo Fochetti non sono dei grandi fan né della Fiom né della Cgil. Se Ezio Mauro oggi gli fa la predica è perché forse anche il giornale del Sor-genio De Benedetti si è stancato dei minuetti con Forza Italia. Quella citazione di “Berlusconi e Verdini” non è casuale e indica il Patto del Nazareno. E’ come se anche Repubblica dicesse a Renzie di buttare nel cesso il Patto e dedicarsi al suo elettorato (e ai problemi veri). Renzie dovrà stare attento, perché avere contro il Corriere e Repubblica non è una passeggiata.

 

Ezio Mauro Ezio Mauro

E oggi un piccolo dolore a Renzie arriva anche dalla Stampa, che racconta così la sua giornata di ieri: “Ma per il premier solo un Paladozza tiepido e dimezzato. Arrivano 200 persone ma sugli spalti spazi vuoti. Solo verso la fine Renzi riesce a scaldare il pubblico” (p. 7). Meno male, per Pittibimbo, che c’è il Giornale: “Il patto del Nazareno (per ora) non scricchiola” (p. 5).

 

 

4. LO SCARPARO LANCIA IL MOCASSINO DI SFIDA?

Il punto interrogativo è d’obbligo quando si parla di Dieguito Della Valle, ma oggi il Cetriolo quotidiano gli spolvera le suole e scrive: “Il pacco di Della Valle: a Natale un movimento. Il signor Tod’s fa sapere di non essere tornato renziano: “Siamo pronti, tra poche settimane ci sarà il lancio. L’esecutivo non mi piace. È debole. Sede a Milano. L’imprenditore vuole dare voce ai delusi dai partiti e dal governo. Benedice lo sciopero: inutile accanimento sull’articolo 18” (p. 7). Compagno Della Valle? Sì, vabbè. Torniamo alle cose serie. 

silvio berlusconi occhiali da sole silvio berlusconi occhiali da sole

 

 

5. ELEZIONI ANTICIPATE, UN GRAN CASINO

Renzie nega di volere le elezioni in primavera, ma Forza Italia non gli crede e si combatte una battaglia sotterrane sull’Italicum. Repubblica: “L’Italicum in alto mare. ‘Il nuovo sistema di voto non può essere applicato a una sola Camera’. Ma Renzi vuole tirare dritto e punta sul sì al Senato a dicembre. Berlusconi vede le elezioni e sabato seleziona 25 ‘giovani volti’ di FI. Tra le ipotesi una legge adattata per Palazzo Madama o l’adozione del ‘Consultellum” (p. 8). Corriere: “Il rebus Senato complica la strada dell’Italicum. Tesauro: serve norma ponte se si vota prima della riforma di Palazzo Madama, o meglio aspettare” (p. 10).

denis verdinidenis verdini

 

 

6. LA RIVOLTA DI VIALE MAZZINI

Il giorno dopo lo schiaffo al governo, ecco la reazione. “Rai, nuova governance entro primavera. Dopo il ricorso del Cda contro i tagli si accelera sul piano per cambiare la gestione di Viale Mazzini. Gubitosi: quei consiglieri devono dimettersi. Ma il governo non vuole nomine con la Gasparri” (Corriere, p. 8). Segue intervista al “reprobo” Colombo, che dice: “Rappresento la società civile, non il Pd. Ho il dovere di tutelare l’azienda. Si pensa di sottrarre la Rai ai partiti ma con una decisione indipendente c’è il finimondo”. Per la Stampa, “il governo pensa ad azzerare il cda di Viale Mazzini” (p. 11). Il Messaggero drammatizza: “Gli ultimi giapponesi di Saxa Rubra: ‘Ora temiamo la vendetta di Matteo” (p. 5).

diego della vallediego della valle

 

Su Repubblica parla Benedetta Tobagi, che tutto sembra meno che una giapponese: “Dal Pd un diktat ma io non mi piego. Tarantola è stata pavida”. La consigliera ribelle sistema anche Luigi Gubitosi: “Si fa paladino di una concezione padronale (il padrùn) secondo cui il consigliere deve obbedire all’azionista. E’ molto grave, così si torna alla Rai com’era prima della riforma del ’75, controllata dall’esecutivo, dalla Dc, da Ettore Bernabei. Gubitosi è in scadenza, come il consiglio: ha voluto dare un segnale di fedeltà a Renzi” (p. 15).

 

luigi gubitosiluigi gubitosi

 

7. GRANDI OPERE ALLA ROMANA

Il Corriere scodella una pagina al curaro sulla nuova Metro di Roma, costruita da Lega Coop, Astaldi, Caltagirone e Ansaldo. “Ritardi e costi lievitati di 700 milioni. La metropolitana più cara del mondo. Il rapporto di Raffaele Cantone sui lavori della linea C sotterranea di Roma. Le 45 varianti sono costate 315.900.000 euro”. L’opera, non ultimata, doveva costare 3 miliardi, ma ne sono stati già spesi 3,7. Le 38 pagine del rapporto Cantone finiranno quasi certamente in Procura (p. 25).  E ci sarà da divertirsi.

 

Benedetta Tobagi Benedetta Tobagi

 

8. COMPAGNI CHE SBAGLIANO

Particolari sempre più divertenti nella tangentopoli laziale. “I pm sul deputato Pd: soldi a Ginevra scortato dai poliziotti. Ricostruiti i movimenti di Marco Di Stefano. Ex agente, chiedeva aiuto a colleghi amici. Le banconote venivano occultate in valigette e depositate in due conti presso la banca Ubs. Di Stefano nega le accuse: denuncerà per stalking la ex moglie, testimone nell’inchiesta” (Corriere, p. 23). Su Repubblica: “Tangenti, nuovi guai per il dem Di Stefano. In Svizzera spuntano i conti super-segreti. I magistrati indagano su altri tre appalti. Il deputato querela la moglie: niente festini” (p. 14).  Mai fare incazzare le mogli, se si traffica con gli appalti.

GHERARDO COLOMBO GHERARDO COLOMBO