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Michela Tamburrino per “La Stampa”
«Quando un artista diventa artefice, succedono sempre delle cose meravigliose». Parola di Claudio Baglioni. E se persino il ministro Dario Franceschini non ha potuto fare a meno di dare il primo bacio della sua vita sulle note di E tu, allora significa che Claudio Baglioni è veramente l' artista trasversale e senza limiti che è certo di essere. In fondo festeggia il suo settantesimo genetliaco e mai vocabolo fu più appropriato: «Una sorta di anno santo, temo, durerà fino a dicembre» dice tra il molto serio e il poco faceto.
E allora in vena di celebrazioni, via libera da mercoledì sulla piattaforma ITsART, (il palcoscenico digitale per tutte le forme d' arte, live e on-demand, al via da oggi, che ospiterà altri progetti come i concerti di Muti e di Pappano e alcune mostre) all' evento definito spettacolare da godersi in streaming.
E per renderlo ancora più simbolico, lo start sarà fissato alle 21, a poche ore dalla sua nomina a Grande Ufficiale della Repubblica, dopo vent' anni da Commendatore, onorificenza che sentiva un po' stretta.
«Un' opera totale - sostiene Baglioni - di discipline unite, musica, prosa, danza, che ci proietta al di fuori dalla scena predeterminata per esplorare il nuovo dopo 50 anni di carriera».
L' ultimo album di inediti, Claudio Baglioni - In questa storia che è la mia, diventa, con lo stesso titolo, un film musicale, uno spettacolo registrato dal teatro dell' Opera di Roma, reso completamente spoglio e ancor più suggestivo.
Baglioni racconta con l' entusiasmo della prima volta in uno dei primi incontri fortemente voluti dal vivo: «Questa messa in scena quasi cinematografica mi ha regalato grandi soddisfazioni e mi ha ridato l' energia degli inizi. Ne parlavo tempo fa con Peter Gabriel, gli raccontavo di quanta voglia avessi di qualcosa di nuovo e di eccitante».
Un' opera-concerto pop rock sinfonico contemporanea, con la direzione artistica di Giuliano Peparini, che da tempo collabora con Baglioni, e la regia di Luigi Antonini, disponibile in piattaforma per sei mesi, che vede coinvolti orchestra, coro e corpo di ballo del Teatro dell' Opera di Roma: 188 tra musicisti, coristi, cantanti, ballerini, performer, che occupano e animano ogni spazio della struttura. Lo spettacolo - della durata di 90 minuti - si apre con un monologo scritto da Claudio Baglioni e interpretato da Pierfrancesco Favino e con un preludio danzato affidato all' étoile Eleonora Abbagnato. Tra gli altri ospiti, Danilo Rea, Giovanni Baglioni (figlio del cantautore), che esegue la suite finale dell' album.
Temi protagonisti di album e film, l' amore e il tempo che passa, «l' amore inteso come storia singola, nelle sue fasi della nascita, della curiosità, del corteggiamento, dell' esplosione, delle sue parabole ascendenti e discendenti. E il tempo, che a volte è più forte dell' amore stesso, un medico che sana ogni ferita».
Sull' opera gravano tanti progetti come «la bella sorpresa alla Mostra del Cinema di Venezia dove vorremmo portare il film prima di pensare alle sale e della tv».
Ma visto che la vita d' artista è anche prosaica, ecco Baglioni alle prese con televisione, Festival di Sanremo, candidatura ai Nastri d' Argento con la canzone scritta per il film di Muccino. Tante idee e così, strada facendo, Baglioni si rende conto che «quando le carriere diventano lunghe, il passato comincia a pesare, con tutto il suo bagaglio, sul futuro. Hai paura che ci sia qualcosa che non si storicizzi più nel tempo... Ma questo lavoro mi ha dato buone sensazioni».
Buone sensazioni anche dalla tv, acquisita da Anima mia, in poi. «Ho voglia di tornare, perché mi sono affezionato, ci ho preso gusto. E siccome non ho tutta la vita davanti è bene che mi affretti». Nel frattempo, felice di aver «cambiato il flusso del nuovo Festival di Sanremo» che infatti ha visto gli exploit di Mahmood prima e dei Maneskin ora, si candida all' organizzazione dell' Eurovision Song Contest, che torna in Italia in virtù appunto della vittoria dei Maneskin: «Mi piacerebbe poterlo organizzare con Giuliano Peparini. Abbiamo l' esperienza giusta».
claudio baglioni e giuliano peparini
Questa esperienza ha il sapore dell' autobiografia: «Mi rivedo ragazzino timido e riservato, sicuro che il successo non sarebbe arrivato o al massimo, che sarebbe durato poco. Ho avuto una strana vita, a differenza degli altri, i miei genitori non hanno osteggiato i miei desideri. Mia madre mi diceva che studiare mi avrebbe rovinato gli occhi, meglio cantare. E ricordo il primo concerto pubblico in periferia, mio padre fungeva da direttore artistico, mia madre da stilista. Mi vestì d' azzurro e di rosa. Sembravo un confetto. Io consiglio ai giovani di sognare sempre. Un uomo che non sogna è come l' uomo che non suda e tiene tutto dentro fino a creare una cancrena. Tentare sempre».
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