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Massimo Massenzio per il "Corriere della Sera"
LA FAMIGLIA DISTRUTTA SULLA FUNIVIA
Otto giorni senza mai tirare il fiato, con gli occhi puntati sui monitor, la faccia incollata a una parete di vetro e il cuore che sussulta per ogni piccola variazione. Le lacrime trattenute al primo battito di ciglia, alle prime parole di Eitan sussurrate all' orecchio. E poi quei vuoti di memoria che ogni volta riempiono la stanza di silenzio e di un' inspiegabile speranza. Infine la notizia che Aya Biran aspettava dal 23 maggio, da quando è arrivata all' ospedale Regina Margherita di Torino.
Da ieri pomeriggio suo nipote Eitan Moshe Biran, unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, è fuori pericolo.
I medici hanno sciolto finalmente la prognosi alle 18.30 e per Aya è stato come se la sua vita tornasse a scorrere, dopo una settimana in cui tutto il suo mondo si era fermato. Supera la porta dell' ingresso principale e si siede su una panchina, esausta: «Vado a mangiare qualcosa, è la prima volta nelle ultime 24 ore». Di Eitan non vuole parlare: «Non è il momento, di là c' è un bambino di cinque anni che un giorno leggerà queste cose». Il quadro clinico del piccolo è riassunto nel comunicato rilasciato dai medici: «Le condizioni di Eitan sono in significativo miglioramento sia dal punto di vista del trauma toracico sia dal punto di vista del trauma addominale».
Ieri il bimbo ha mangiato il suo primo purè di patate e oggi uscirà dalla rianimazione e sarà trasferito in un reparto di degenza. Del terribile incidente non ricorda nulla, ma tutti gli esami hanno escluso danni neurologici e probabilmente soffre di un' amnesia post-traumatica. In ogni caso non è ancora arrivato il momento di fargli sapere che in quel terribile schianto durante una giornata di festa sono morti la sua mamma Tal, il papà Amit, il fratellino Tom e i nonni Barbara e Itshak.
Al loro funerale Aya, la sorella di Amit, non c' era. Ma durante la cerimonia è stato letto il suo ricordo: «Mio Amit, mio piccolo fratellino, mia amata Tal-Tal e nostro Tomi-Tom.
Non ho parole per descrivere quanto ci mancherete». Aya, 40 anni, da diciassette in Italia, si è laureata in medicina a Pavia e alla Cattolica di Milano ha conseguito un master in clinica delle dipendenze.
Da otto anni lavora in carcere, a stretto contatto con la disperazione e il dolore. Amit l' aveva raggiunta a Pavia quattro anni fa ed era al quinto anno della facoltà di medicina: «Quando siete arrivati, Eitan aveva solo un mese - ricorda -. Le mie bimbe avevano 2 e 18 mesi. Per la prima volta da anni abbiamo avuto una famiglia in Italia. Abbiamo condiviso la crescita dei bambini, li abbiamo allattati insieme. Sapevamo che ci saremmo sempre stati gli uni per gli altri».
Nessuno poteva pensare che quell' armonia si sarebbe spezzata: «Sono stati anni di gite con i passeggini, di magliette macchiate di gelato giocando all' oratorio, pomeriggi nella piccola piscina in giardino. Sono gli scatti dei nostri momenti insieme, tra dubbi, studi, lavoro, le festività, i Shabbat insieme. Faremo di tutto perché i vostri sogni per Eitan diventino realtà. Vi vorremo bene per sempre».
Per i familiari del bimbo il miglioramento di Eitan fa passare in secondo piano la notizia della scarcerazione di due indagati: «Vogliamo ringraziare l' ospedale di Torino e i medici che stanno lavorando con passione e infinita pazienza. Oltre alla comunità ebraica italiana e alla città di Pavia che ci stanno supportando in questo terribile momento».
E aggiungono: «Ci rattrista sapere che gli indagati sono già a casa, vorremmo che i responsabili venissero assicurati alla giustizia in tempi brevi e puniti nella misura massima consentita dalla legge. Vorremmo che ciò che è successo fosse un punto di svolta perché tragedie simili non si ripetano. Ci sono stati incidenti inimmaginabili in Italia negli ultimi anni, tutti dovuti a negligenza e mancanza di manutenzione. È ora di dire basta. Ciò che è successo non sarebbe dovuto accadere. Ha distrutto così tante vite e ha completamente distrutto la nostra famiglia lasciando come unico sopravvissuto un bambino di 5 anni.
Ultima foto con Eitantal peleg amit biran e i figli tom e eitanI genitori di Eitan
Con meno "menefreghismo" questa tragedia si sarebbe potuta evitare».
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