CHE BARBA, CHE GIOIA – PIÙ SIMILE A NETTUNO CHE A JOHNNY DEPP: NEL CINEMA (CASSEL, CROWE), NELLA MODA E NEL CALCIO (PIRLO, DE ROSSI, MOSCARDELLI) TORNA A IMPORSI IL MASCHIO BARBUTO

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Elena Stancanelli per ‘La Repubblica'

I modelli, quest'anno, hanno tutti la barba. Belli, magrissimi, avventurosi nello sguardo e negli abiti, sempre un po' femminei eppure barbuti. E non di quella peluria rada e trasparente alla quale c'eravamo abituati, quella che doveva sembrare la barba non fatta di chi ha dormito fuori e la si otteneva invece mediante complicatissime regolazioni del rasoio elettrico. Quest'anno i modelli hanno barbe nere, rosse, bionde, ma folte e lunghe, addomesticate o selvagge, ma in ogni caso più simili a Nettuno che non a Johnny Depp.

Anche al cinema sono in arrivo maschioni barbuti in tutte le salse: Russell Crowe, pingue ma machissimo barbuto nel kolossal su Noè, diretto da Darren Aronofsky. Il Mosè di Ridley Scott sarà invece interpretato da Christian Bale, con barba di ordinanza. Navigatore solitario in balia del mare, Robert Redford in "All is lost" ha altro da fare che radersi, così come Ercole (sul quale escono addirittura due film) o un qualsiasi cittadino romano alle
prese con l'eruzione di Pompei nel nuovo Paul W.S. Anderson.

Addirittura barbone per antonomasia è il protagonista della fiaba "La bella e la bestia", che sarà interpretata al cinema da Vincent Cassel, per un incantesimo costretto a nascondere la sua bellezza sotto membra ferine e moltissimi peli. Sembra che anche il giovane Harry abbia fatto molta resistenza a far sparire il barbone che si era lasciato crescere durante una lunga escursione al Polo Nord, nonostante la regina Elisabetta lo ritenesse assolutamente contrario alle regole della corte.

Da dove arriva questa passione, chi sono questi barboni? I fratellini piccoli degli hipster inglesi e americani degli anni Duemila. Quelli che, eleganti, bisessuali, vegetariani, girano in bicicletta, lavorano nell'arte o nella musica, detestano l'attualità, amano il jazz e la musica alternativa e in generale cose sofisticatissime che la maggior parte di noi non ha mai sentito neanche nominare. O forse sono proprio loro, intercettati dall'idrovora del mainstream, addomesticati e trasformati in icone borghesi. Il solito viaggio dalla periferia dell'avanguardia al ventre molle dei negozi del centro.

Chi sono i vostri clienti, chiedo a un barbiere napoletano, proveniente dalla prestigiosa scuola di barberìa napoletana, che tosa i clienti di Wonderfool, in via dei Banchi Nuovi a Roma. Una specie di paradiso per maschi, con bagno turco, massaggi, sciampi per barba e gel per arricciare i baffi, e persino un sarto che ti confeziona abiti su misura. Tutti, ma soprattutto giovani fino a quarant'anni, dice.

Sono loro, gli hipster: ci hanno messo un po', ma adesso sono arrivati anche da noi. Pensa ai calciatori, prima era impossibile immaginare un calciatore con la barba. Il tenebroso Andrea Pirlo, il fotogenico Daniele De Rossi, Davide Moscardelli che la prima volta se l'è fatta crescere aspettando l'ingaggio del Bologna. La seconda volta aspettando il primo goal nella sua nuova squadra. Così, di voto in voto, la sua barba è diventata un logo, sinonimo di cose. Cosa? Cose... libertà, indipendenza, anticonformismo...

Le barbe non stanno lì a caso sulle facce dei maschi, sono impegni, dichiarazioni. I giocatori della league di hockey, in America, hanno inventato un rito che si chiama
playoff beard: scelgono un obiettivo, un trofeo, e fin quando non l'hanno raggiunto, o definitivamente lisciato, non si radono. I musulmani portano la barba perché la portava Maometto, ai dipendenti del governo Mubarak, agli agenti di polizia egiziani e ai piloti di Egyptair era vietato farsela crescere, per prendere le distanze dai movimenti islamici. Anche i preti cristiani copti portano la barba lunga, e i monaci, per non dire di Gesù.

Saggezza, virilità, distinzione per aver attraversato grandi avversità. Significa quando c'è, e significa quando sparisce. Molti di noi, me compresa, non hanno ancora perdonato a Umberto Eco di averla tagliata, ma lui certo saprà perché e un giorno ci convincerà. Porta la barba il filosofo Massimo Cacciari, e qualunque cosa possa obiettare, su di lui vale per "fascino e ascesi", ossimoro al quale potrebbe sfuggire solo tosandosi.

La barba va e viene. Sparisce nel Settecento e ricompare nell'Ottocento, tra i rivoluzionari di tutto il mondo che, ovviamente, non ci pensavano proprio a rasarsi. Con l'invenzione di sofisticati rasoi, a mano e poi elettrici, le facce ritornano lisce all'inizio del secolo scorso. Un viso pulito è sinonimo di serietà e affidabilità. Ragione per cui le barbe ricrescono tra gli anni Sessanta- Settanta. Negli anni Ottanta, la barba la osa solo qualche irriducibile di sinistra. Mentre oggi, l'unico politico italiano barbone è Gianluca Iannone, leader di CasaPound. Barbe paradossali.

 

RUSSELL CROWE PIRLO Moscardelli MOSCARDELLI DE ROSSI