INTERVISTA A LANDINI – IL SEGRETARIO DELLA FIOM, DOPO L’ACCORDO DI FIAT SU CHRYSLER, LANCIA L’ALLARME: “SERVONO GARANZIE SUGLI INVESTIMENTI IN ITALIA” – E CHIEDE L’AIUTO DEL GOVERNO LETTA (CIAO CORE)

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Carlotta Scozzari per Dagospia

Fiat, a inizio anno, ha raggiunto un accordo storico con il fondo americano Veba che le permetterà di salire al 100% di Chrysler. Ma l'Italia, in scia all'operazione, sembra essere destinata a contare sempre meno all'interno del gruppo guidato da Sergio Marchionne. La pensa così il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini.

Landini, per usare un paradosso che rende l'idea, è un po' come se fosse stata la Chrysler a comprare la Fiat...
Che formalmente sia la Fiat a salire al 100% della società americana è fuori discussione. Ma per rendersi conto di come l'Italia stia perdendo posizioni basta considerare che il grosso delle auto viene prodotto fuori dal nostro paese.

E quindi che ne sarà dell'Italia?
Per capire che ruolo avranno gli stabilimenti del nostro paese (Mirafiori, Grugliasco, Cassino, Atessa, Melfi e Pomigliano, ndr) nel futuro del gruppo è fondamentale comprendere se ci saranno degli investimenti. Ma negli ultimi anni la famiglia Agnelli-Elkann non ha speso grandi risorse nel gruppo. E anche l'ad Marchionne si è rivelato abile ma dal punto di vista finanziario più che industriale. Basti pensare che dopo che Marchionne nel 2004 si è fatto pagare da General Motors per non farsi comprare, oggi ha comprato Chrysler soprattutto con i soldi della stessa Chrysler.

A livello finanziario, tra l'altro, alcuni analisti e agenzie di rating, da ultimo Moody's, hanno messo in guardia rispetto all'elevato indebitamento della Fiat e alla riduzione della liquidità legata all'operazione Chrysler...
Proprio alla luce di questo è importante garantire una stabilità industriale al gruppo nel nostro paese.

Pensa che l'Italia, in un futuro non troppo remoto, possa diventare un polo del lusso, con la produzione di Ferrari e Maserati, e nulla più?
Mi auguro proprio di no. Se così fosse, sparirebbe il nostro sistema industriale. Eppure siamo noi ad avere le competenze. Non è un caso che in passato, in virtù di un accordo con l'amministrazione di Barack Obama, un 20% di Chrysler è stato acquisito da Fiat dietro garanzie dell'apporto di nuove tecnologie, che dall'Italia sono perciò finite negli Stati Uniti.

Se l'Italia diventasse soltanto un polo del lusso quali sarebbero le conseguenze sull'occupazione?
Sarebbero negative perché un eventuale polo del lusso da solo non basterebbe a preservare l'attuale numero di lavoratori italiani (gli stabilimenti del nostro paese occupano circa 27mila dipendenti, ndr). Per mantenere l'attuale occupazione servono nuovi prodotti e nuovi modelli.

Come pensate di convincere Fiat a investire nell'Italia?
Chiediamo che la presidenza del Consiglio convochi al più presto un tavolo per parlare alla luce del sole del futuro dell'industria dell'auto nel nostro paese.

Domani, invece, la Fiom tornerà a confrontarsi con la Fiat ma separatamente dagli altri sindacati...
Quello di domani sarà un appuntamento importante, ma chiediamo comunque che ci sia un unico tavolo di trattativa nel rispetto della sentenza della Corte Costituzionale (che ha riconosciuto alla Fiom il diritto di rientrare negli stabilimenti del Lingotto, ndr).

 

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