DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Roberta Spadotto per “Gente” - Estratti
Barbara Alberti è una “strega”, nell’accezione che lei predilige del termine: una donna, un’intellettuale, una femminista che si è sempre spesa per combattere un’immagine perdente del cosiddetto “sesso debole” e ha vissuto una vita da strega, infischiandosene delle maldicenze e passando dalla scrittura di saggi impegnati a programmi come Grande Fratello Vip (di cui è stata la contestata concorrente nel 2020).
Nel suo ultimo libro Tremate, tremate le streghe son tornate (Rizzoli, 300 pagine, 18 euro), Barbara Alberti fa il punto dell’attuale condizione femminile, denuncia il fatto che non esista un vero movimento in difesa delle donne (come ai tempi dello slogan che dà il titolo al saggio) e che molte campagne, come la schwa (la vocale indistinta, che ha suono “u”, per superare le differenze di genere), indicata con l'asterisco (*), siano solo pose ipocrite che non cambiano davvero le cose.
Perché ce l’ha tanto con il linguaggio inclusivo?
tremate tremate le streghe son tornate - barbara alberti
«La parola inclusività mi ripugna. Mi si vuole includere in che cosa? C’è forse un’enclave cui bisogna aderire? Non sopporto questa moda di correggere il linguaggio: ma correggerlo da cosa? Dalla condizione umana? La vita è imperfetta, è divisiva, a tratti ripugnante, non la si può edulcorare, ed è questo, anche, il suo bello. Gli unici strumenti veramente inclusivi sono la poesia e l’arte. Ma pensate alla Divina Commedia tradotta in schwa: “Nel mezzu del camminu di nostru vitu...”. È ridicolo e non serve a risolvere i veri problemi».
Parla dei femminicidi?
«Sì, esatto, una strage silenziosa sulla quale non c’è giustizia. Un uomo che uccide una donna dovrebbe essere condannato all’ergastolo e invece è fuori dopo pochi anni. Ma penso anche al fatto che in Italia, Paese a crescita zero, la maternità è un problema solo delle madri. Dove sono le femministe? Perché non scendono in piazza per cambiare queste cose?».
Lei è critica anche con il Me Too.
«Il movimento ha aperto un dibattito positivo, ma poi è diventato bigotto e poco sincero dipingendo la donna come una verginella e l’uomo come un mostro. Entrando nel merito, veniva richiesto sesso in cambio della carriera, non sesso in cambio della vita. Accettare voleva dire essere complici di una mentalità. E io vorrei che le donne la smettessero di sentirsi in perenne balia degli uomini. Esiste una responsabilità anche in chi accetta il ricatto».
Cosa avrebbero dovuto fare queste attrici?
«Ribellarsi, ridere in faccia a questi produttori, scegliere la dignità e non la carriera. Si parla di donne che non sarebbero rimaste in mezzo a una strada, morendo di fame. Una di queste, Gwyneth Paltrow, era anche figlia d’arte, sarebbe caduta in piedi. Bisogna insegnare ai bambini e alle bambine il rispetto del proprio corpo, della propria intimità. In modo che un domani certe richieste diventino inaccettabili».
(...)
A proposito del linguaggio: lei propone anche di ritornare a usare la parola “negro”.
«Non lo dico io, ma l’antropologa camerunense Geneviève Makaping, autrice di un testo sul razzismo, Traiettorie di sguardi, molto tradotto e studiato: “Chiamatemi negra”, afferma. “Viene dal latino, solo il vostro razzismo vi fa pensare che sia offensivo”».
Nel libro lei cita anche tante streghe moderne.
barbara alberti foto di bacco (1)
«Sono coloro, uomini e donne, che si rifiutano di conformarsi a una cultura dominante. Non si difendono, al contrario sono persone libere e inseguono un’utopia, ossia una visione nuova. Penso a Paola Cortellesi e al suo meraviglioso film C’è ancora domani: tutti abbiamo pensato che nel finale la protagonista volesse fuggire con l’amante e invece andava a votare, a emanciparsi».
Come Shakira...
«Il marito la tradisce e se ne va con un’altra e lei ci scrive una canzone che vende milioni di copie. Invece di piangere, fattura».
E Rita Rusic?
«È bella oltre la sua età anagrafica, ma in modo naturale. È una donna che ama la vita e te la fa amare».
Parla anche di Papa Bergoglio.
«Lui è uno “strego” supremo. È tornato al candore di San Francesco, è il primo Pontefice che ne porta il nome. Il primo che va casa per casa a bussare ai fedeli: “Disturbo? Soy el Papa”».
C’è poi la strega Drusilla Foer.
«Nel suo monologo al Festival di Sanremo, nel 2022, ha detto: “Non voglio parlare di fluidità, di integrazione, di diversità, ma di unicità”. Divina. Le streghe solo coloro che non temono di essere ciò che sono, pur nella propria imperfezione».
Lei è contro anche al body positive.
«Solo se non diventa una forzatura, un diktat».
Insomma, manca un movimento di ribellione.
«Sì, anche per le due guerre in corso, quella in Ucraina e quella di Israele: nessuno dice nulla. Eppure, con le armi atomiche in ballo, siamo tutti a rischio. Sto promuovendo uno sciopero contro la guerra: una giornata, qualche ora, in cui più persone possibili nel mondo incrocino le braccia per protesta. Se qualcuno vuole aderire basta andare sul sito www.assembleaperlapace.org».
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