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Massimo Restelli per “il Giornale”
Non c'è pace nel salotto di Rcs, appena placata la guerra dei grandi soci per la direzione del Corriere della Sera, è iniziata la rivolta delle redazioni contro i 56 milioni di tagli ai costi annunciati martedì dall'ad Pietro Scott Jovane. I giornalisti di Corriere e Gazzetta dello Sport hanno infatti consegnato ai rispettivi Cdr il pacchetto di sciopero più pesante di sempre: 18 giorni complessivi (per l'esattezza 11 e 7). Il taglio sul costo del lavoro arriva a 30 milioni, pari a 470 posti a rischio tra giornalisti, poligrafici e amministrativi.
Centrare i 220 milioni di «efficienze» previste dal piano, vendere la divisione Libri e le radio è, però, forse l'unico modo per rendere sostenibile il debito di Rcs ed evitare la seconda tranche da 200 milioni di un aumento di capitale inviso sia ai grandi soci sia alla Borsa.
Secondo gli analisti, se tutto andrà per il verso giusto e saranno risparmiati almeno altri 15 milioni nel 2016, Rcs abbasserebbe infatti il debito dai 500 milioni stimati a fine anno a 330-340 milioni, tre volte l'ebitda atteso a dicembre e 2,5 volte quello del prossimo esercizio. Un livello di relativa sicurezza. Senza contare che Rcs sta trattando con le banche uno sconto su condizioni e garanzie (covenant) delle linee di finanziamento in essere.
Ridurre le spese è peraltro un imperativo per tutto il mondo dell'editoria, alle prese con vendite e introiti pubblicitari in caduta. Scott Jovane, che ha più volte negato che ci sarà l'aumento, farà i conti con il mercato nel nuovo piano industriale al 2018 atteso a luglio o al massimo a settembre. I Cdr di Corriere e Gazzetta, però, usano la mano pesante: denunciano per iscritto le «scelte sbagliate» sulla gestione commesse in passato, contestano i «generosi dividendi» prima distribuiti ai soci e chiedono loro di aprire il portafogli. Il clima, soprattutto nell'ex partito «debortoliano», è quindi rovente.
Anche perché il cdr non avrebbe ancora avuto un incontro esaustivo con il neo direttore Luciano Fontana, molto impegnato e spesso in trasferta, per un'ampia ricognizione delle sedi estere: l'esito atteso è un severo ripensamento di tutta la struttura. Così come è probabile che siano messi a dieta alcuni dorsi locali, il Corriere del Mezzogiorno (affidato da ieri a Enzo d'Errico) Sfera, e ancora i Periodici.
Quanto ai Libri, ieri l'ad di Mondadori Ernesto Mauri si è detto convinto di chiudere l'acquisizione entro la fine giugno (120-150 milioni la forchetta di prezzo). Segrate punta anche ad arrivare, entro 5 anni, ad avere mille punti vendita.
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