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Enrico Franceschini per “la Repubblica”
Un giradischi italiano d’epoca occupa la posizione d’onore all’ingresso di Sotheby’s, la casa d’aste più famosa del mondo, nel quartiere ultra chic di Mayfair. È un radiofonografo Brionvega del 1965, disegnato dai fratelli Pier Giacomo e Achille Castiglioni: il suo aspetto da robot-giocattolo ne ha fatto un’icona nel campo degli stereo, meritandogli un posto nelle collezioni permanenti dello Smithsonian Design Museum di New York e del Victoria & Albert di Londra.
L’esemplare in questione, tuttavia, appartiene a una collezione privata: quella di David Bowie, l’altrettanto iconico cantante scomparso nel gennaio scorso, che aveva per l’arte una passione non inferiore alla passione per la musica, spesso mescolando i due generi e traendone reciproca ispirazione.
A sei mesi dalla morte, gli eredi hanno deciso di mettere in vendita l’enorme raccolta di quadri, sculture e oggetti accumulati dal Duca Bianco nel corso di una vita. È un tale avvenimento che Sotheby’s lo ha introdotto ieri con un’esibizione gratuita aperta al pubblico di una quarantina di pezzi, destinati a compiere un tour degno di una rock star: nella sede londinese della casa d’aste fino al 9 agosto, a Los Angeles dal 20 al 21 settembre, a Manhattan dal 26 al 29 settembre, a Hong Kong dal 12 al 15 ottobre, per poi allestire la mostra completa di 400 opere e pezzi d’arredamento dall’1 al 10 novembre di nuovo a Londra, alla vigilia dell’asta vera e propria che si terrà la sera del 10 e tutta la giornata dell’11 novembre.
Il giradischi non costa caro: il prezzo di partenza è stimato fra 800 e 1200 sterline. Nel foyer di Sotheby’s è sormontato da un poster sui “25 album che possono cambiare la vostra reputazione”, elencati da Bowie in un’intervista a Vanity Fair nel 2013: una hit parade inconsueta, che comprendeva i Velvet Underground, James Brown, Jacques Brel, Strauss, Syd Barrett, Charlie Mingus e Stravinsky. È una giustapposizione non casuale, spiegano i curatori dell’asta.
Bowie studiò arte e design a scuola, si cimentò lui stesso nella pittura, trasferì il suo interesse per l’arte nella scelta dei costumi dei suoi concerti, delle copertine dei suoi dischi, nei suoi video musicali, diventando amico di molti artisti, tra cui Damien Hirst, Tracey Emin e Jeff Koons, per non parlare di Andy Warhol, che incontrò molte volte e addirittura interpretò in un film di Julian Schnabel sull’artista Jean-Michel Basquiat.
«L’arte è veramente l’unica cosa che ho mai desiderato di possedere, è sempre stata per me un costante nutrimento», disse al New York Times nel 1998. E il risultato di quel nutrimento è evidente nella collezione: «Una finestra aperta nella mente di uno degli spiriti più creativi del ventesimo secolo », afferma Oliver Barker, presidente di Sotheby’s in Europa.
È una collezione ricca soprattutto di arte contemporanea, in particolare britannica: da Hirst a Henry Moore, e poi Frank Auerbach, Patrick Caulfield, Peter Lanyon, Graham Sutherland. Include artisti che non erano più alla moda quando Bowie li ha acquistati, come Harold Gilman, Leon Kossoff, David Bomberg, e poi hanno avuto un revival. Il pezzo più pregiato è “Air Power”, di Basquiat, il pittore americano soggetto del film in cui recitò anche Bowie: in vendita per 3 milioni e mezzo di sterline.
Ma l’asta comprende anche oltre cento pezzi di arredamento, tra i quali molti del grande architetto e designer italiano Ettore Sottsass: dalla libreria Casablanca (6 mila sterline) a un tavolino da 1500 sterline, una lampada da 1200, un vaso da 800, anch’essi allestiti al centro della “preview” di questi giorni.
Sotheby’s informa che la famiglia del cantante ha ritenuto di vendere la sua collezione privata perché “non aveva lo spazio adeguato dove tenerla”, e sembra difficile a credersi tenuto conto che gli eredi hanno ricevuto una fortuna di 100 milioni di dollari. Meglio pensare che l’asta, il cui valore viene stimato in 10 milioni di sterline, abbia lo scopo di rivelare quanto l’arte sia stata importante per un genio della musica come David Bowie.
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