BASTA PATO-NZA, MEGLIO IL “MILITO IGNOTO” - PER LA PRIMA VOLTA, IL PUBBLICO ROSSONERO HA FISCHIATO IL PAPERO ABULICO - VALEVA LA PENA FARE SALTARE L’AFFARE TEVEZ PER UN GIOCATORE CHE SPESSO TI LASCIA IN DIECI COME NEL DERBY? E, SOPRATTUTTO, QUESTI FISCHI SEGNERANNO LA ROTTURA DEFINITIVA TRA IL MILAN E PATO, RIAPRENDO IL DIALOGO CON IL PSG? - “PATO SEMBRA UN RAGAZZINO CHE HA APPENA MARINATO LA SCUOLA, VAGA SENZA SAPERE”…

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1- PATO FISCHIATO, IL MILAN ROMPE COL PAPERO?
http://it.eurosport.yahoo.com/16012012/45/caso-pato-fischiato-milan-rompe-col-papero.html

La settimana peggiore si è chiusa nel modo peggiore per il Milan. Dopo sei giorni di voci di mercato - tra un blitz fallito mestamente per Carlos Tevez e la mancata cessione di Alexandre Pato - è arrivata anche la cocente sconfitta nel derby della Madonnina. Un 1-0 tanto risicato quanto doloroso per Massimiliano Allegri, che ha mancato il sorpasso alla Juventus e ha rimesso in corsa l'Inter.

In seratacce del genere, a fare notizia sono molti elementi. Il possesso palla senza brillantezza dei rossoneri, l'incapacità di creare occasioni da gol reali nonostante il dominio territoriale e Pato, il giocatore che più di tutti è parso incarnare i mali del Diavolo. Dopo una settimana di tiramolla, il brasiliano era atteso alla prova del campo per dare ragione a chi - nello specifico Silvio Berlusconi - lo aveva trattenuto dalle lusinghe del PSG.

Bene, com'è andata a finire lo abbiamo visto tutti. Pato, a parte un paio di spunti in velocità nel primo tempo, si è distinto per una prova abulica ed è finito per essere letteralmente inghiottito da due duri come Walter Samuel e Lucio. E, dopo 83' di puro nulla, è stato sostituito da Stephan El Shaarawy. Proprio qui, però, sta il momento decisivo nella triste serata milanista.

Per la prima volta, il pubblico rossonero ha fischiato il Papero, finito nel mirino per aver dimostrato la stessa grinta delle ultime uscite (ovvero un carattere pari a zero). Una presa di posizione pesante, ricca di delusione. E chissà che non significhi qualcosa, con 15 giorni di mercato invernale davanti e un PSG ancora desideroso di portarlo all'ombra della Tour Eiffel.

Gli interrogativi restano. Pato può rendere al massimo al fianco di Ibrahimovic? Valeva la pena fare saltare l'affare Tevez per un giocatore che spesso ti lascia in dieci come nel derby? E, soprattutto, questi fischi segneranno la rottura definitiva tra il Milan e il Papero, riaprendo il dialogo con Leonardo?

2- BASTA PATO-NZA, MEGLIO IL "MILITO IGNOTO"
Maurizio Crosetti per "La Repubblica"

Altro che paperi o pellerossa, alla fine il derby estrae dal cofanetto di velluto questa elegante creatura che è Diego Milito. Un campione antico e taciturno, capace di scendere dalle copertine per salire verso la porta avversaria, con passo felpato e istinto assassino. Colui che segnò due volte in una finale di Champions poteva temere l´ombra di chi non esiste?

Non esiste Tevez, non ancora, almeno. Esiste male Pato, poco generoso genero di cotanto suocero (vabbè, ancora non è il marito di Barbara, però insomma). Esiste tantissimo lui, Milito, mica per niente lo chiamano principe. Il sangue blu, nello sport, spesso si materializza in un distacco apparente, in quella capacità di astrazione dai confusi destini, dalla bolgia e dalla chiacchiera. I principi dello sport, così come i princìpi, badano ai fatti, mica al gossip. E Diego Milito è un fatto.

L´azione del suo gol sembra un film di Muccino. C´è un quarantenne (non in crisi, lui) che sarebbe Zanetti, capace di assistere un ultra-trentenne che dalla crisi è uscito, ovvero Milito. In compenso, lo sbarbatello Abate liscia la palla, confermando che qualche anno in meno è una tassa che a volte si deve pagare, mentre il bambino Pato non partecipa neanche al casting.

Zio Diego cattura la palla di nonno Javier e la infilza come una fiocina dentro quella specie di balena bianca che è la rete. Colpo preciso, non rapido, per questo anche più crudele. Laggiù, in fondo al campo e alla partita, all´estremo confine del derby, contro la sponda del palo interno, accarezzato come solo i fuoriclasse non troppo coinvolti, non troppo emotivi, un filo introversi, parecchio distanti.

La presenza di Diego Milito nel derby è stata un lento e lungo ritorno. Sembrava scomparso, questo formidabile asso, protagonista principe (di nuovo) del famoso "triplete", cinque volte inchiodato l´anno scorso dallo stesso infortunio in replica, sempre in quella malefica porzione di coscia. Mesi di lontananza dal campo e, dunque, dal suo nobile passato. Anche quest´anno le cose erano iniziate così così, sembrava che Milito fosse risucchiato in una convalescenza cronica, in una perenne malinconia.

Anche se in squadra le cose stavano mutando, nella genetica degli schemi ormai il principe deve fare il complice di Pazzini, più lontano dalla porta ma non dal gioco. Da questa posizione in apparenza più decentrata, colpire dà persino più gusto. Perché Milito si materializza inatteso, non più devastante come una volta, non più signore feudale dell´area. Ma anche lontano dai suoi possedimenti, il padrone del gol sa far fruttare la terra. Ed è così, passo dopo passo, che il suo gol in pantofole si è abbattuto sul Milan. Pato? Sostituito.

E´ stata una doppia vendetta. Nei confronti di Carlito Tevez, argentino come lui, ma proprio all´opposto per stile, atteggiamenti, mosse e posture, e verso il povero papero innamorato, rimasto a illanguidire dalle parti del dischetto del rigore, solo nell´area sbagliata. Pato, rispetto a Milito, sembra un ragazzino che ha appena marinato la scuola, vaga senza sapere dove, mentre Diego è semmai il professore. Il suo magistero si esprime nell´esempio, come per ogni vero maestro, senza bisogno di prediche o gesti esagerati. Gliene basta uno, e non solo perché la sua palla varca tutte le frontiere della partita, dando forse un diverso indirizzo al campionato. Quel gol conta perché è sostanza e spessore. Ha il peso delle cose vere, dopo una settimana di nulla montato a neve.

 

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