FEMMINE IN SOFFITTA, AI GOLDEN GLOBE TRIONFANO I “CAZZI” DI HOLLYWOOD - IL CINEMA ORMAI SI INCARNA NEI LIFTATISSIMI CLOONEY, FASSBENDER, DICAPRIO, GOSLING E BRAD PITT, CHE SI SONO DIVISI BEN DIECI PELLICOLE IN CINQUE - NON CI SONO PIÙ, NON SOLE LE DIVE, MA ANCHE I MASCHIONI DI UNA VOLTA (AL PACINO, DE NIRO O GENE HACKMAN), ADESSO I DIVI LI RITROVIAMO SMUTANDATI SULLE RIVISTE DI MODA, “INFROCIZZATI” COME PIN-UP…

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Matteo Persivale per il "Corriere della Sera"

George Clooney, con lodevole senso dello humour, ha provato a scherzarci su l'altra sera alla cerimonia dei Golden Globe. Accusando Brad Pitt di bere un po' troppo, facendo rudi lazzi sulla maiuscola nudità di Michael Fassbender in Shame, e ironizzando sull'assenza di Ryan Gosling, «è in Thailandia per arrotondare».

È vano però ogni tentativo, per quanto spiritoso, di negare che proprio il quartetto Clooney - Pitt - Fassbender - Gosling (con il quinto incomodo Leonardo DiCaprio nominato per J. Edgar nel quale rimane sempre magnetico nonostante il make-up che lo imbruttisce) rappresenta l'attuale tendenza hollywoodiana di affidarsi, per salvare il box office in tempi di crisi, ai belli. Perché anche se ufficialmente di mestiere fanno gli attori, compaiono con frequenza impressionante sulle riviste di moda, contesi dagli stilisti, volti e testimonial ideali per i vestiti costosi come per il cinema.

Un ritorno alla vecchia, classica ricetta hollywoodiana dei produttori pionieri della Hollywood anni 30 e 40 che premiava i belli: bello Cary Grant, bello Henry Fonda, bello Gregory Peck, bellissimo Gary Cooper al quale è stato appena dedicato un libro-omaggio non da un critico cinematografico importante ma da uno dei giornalisti di moda maschile più influenti.

Tanto che da questo fenomeno ne deriva un altro ancora più bizzarro: il quasi monopolio che questo ristretto gruppo di attori belli e bravi ormai esercita sui ruoli prestigiosi. Tripletta per Gosling: drammatico in Drive e Le idi di marzo, divertente in Crazy Stupid Love, tre ruoli molto ambiti per i quali ha battuto la concorrenza di mezzo sindacato attori. Pitt quest'anno di ruoli da Oscar ne ha ottenuti due: il padre ingombrante di Tree of Life e l'allenatore di Moneyball. Doppietta per Clooney, Le idi di marzo e The Descendants. Stesso discorso per Fassbender, due ottimi ruoli in Shame e A dangerous method.

Nel quintetto insomma soltanto DiCaprio, che da anni ha scelto di dosare le sue apparizioni, è apparso in un solo film da Oscar nel 2011. Un monopolio nel quale faticano a inserirsi altri. E tra i candidati che possono insediare il quintetto c'è un altro bello: Jude Law, ora sugli schermi nel secondo episodio di Sherlock Holmes.

Una controrivoluzione. Requiem per il botto anni 70 che vide il trionfo di Dustin Hoffman, Al Pacino, Robert De Niro, Donald Sutherland, Gene Hackman: bravissimi, tutti, ma decisamente non belli secondo canoni classici. Cambiarono - letteralmente - il volto del cinema, aprendo la strada ai «bravi non belli» per quattro decenni. Invece oggi basta vedere le nomination ai Golden Globe, i pronostici per gli Oscar di quest'anno, per trovare le stesse facce dei servizi moda americani e europei e asiatici: facce da modelli, mascelle squadrate, occhi blu.

Perfino il Regno Unito, da sempre scuola di attori sommi, vede l'irresistibile ascesa di Benedict Cumberbatch - lo Sherlock televisivo della Bbc dal ciuffo fuori controllo e gli occhi di ghiaccio che indaga con lo smartphone, serial ambientato ai nostri giorni che in patria fa ascolti da nazionale da calcio - ora sugli schermi in La talpa tratto dal capolavoro di John le Carré e War Horse di Spielberg: gli stilisti lo vestono da capo a piedi e sulle riviste maschili è di casa, per non parlare delle fan che affollano Facebook e rumoreggiano facendogli la posta dietro le transenne ai vari red carpet.

E quando Cumberbatch è apparso nudo a teatro in «Frankenstein» nel West End, i biglietti sono andati esauriti a tempo di record. Stesso destino per i remake: Cane di paglia nella versione 2011 non supera artisticamente, viste le recensioni, lo status di capolavoro accordato all'originale di Sam Peckinpah (1973). Ma 39 anni fa il protagonista era Dustin Hoffman, l'anno scorso era James Mardsen (ex modello Versace). E il cattivo, nel remake, è un altro ex modello, Alexander Skarsgård, occhi di ghiaccio e addominali «a cubo», l'anno scorso in copertina dell'edizione americana di GQ.

 

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