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E’ bello rovistare nei “charity shop”, tutto è economico e si trovano tesori inaspettati. Anche lavorare in questi negozi come volontari, e avere per primi fra le mani l’usato regalato, dovrebbe essere piacevole. Parlando coi gestori di queste catene, si scopre che non è esattamente così. Le persone donano roba a dir poco volgare, davvero spiacevole da maneggiare, talvolta addirittura difficile da identificare. Ecco qualche testimonianza diretta.
«Lavoro da “Age UK”. Una volta abbiamo ricevuto una enorme scatola che conteneva solo un paio di ciabatte puzzolenti turche e uno speculum vaginale. Un altro ci ha fatto recapitare un barattolo di tagliaunghie»
«Lavoravo da “Oxfam” a Brighton. Ogni settimana un ragazzo ci donava sempre la stessa cosa: una grande busta zeppa di maglie da uomo firmate e di alta qualità. Ogni volta però ci metteva dentro pure la sorpresa di un “sex toy”. Dopo aver consegnato il pacco, si metteva fuori dalla vetrina a guardare la faccia che avremmo fatto scoprendo il nuovo dildo della serie. Lo abbiamo tenuto come cliente perché con il resto delle sue donazioni facevamo un sacco di soldi».
«Lavoravo da “Oxfam” a Dalston, dove il mio capo insisteva a dire che dovevamo sempre indossare i guanti quando ci arrivavano donazioni. Infatti una volta infilai la mano in una scatola e dentro ci trovai delle siringhe usate. Meno male che non mi sono ferito. Diverse volte ho trovato merda di cane, mutandine incrostate di liquido vaginale e boxer con “sgommate”. Qualcuno ha donato pure una tuta in lattice da bondage. L’abbiamo venduta subito».
«Noi abbiamo ricevuto bottiglie con un liquido giallo che sembrava birra invece era pipì. E non è stata nemmeno la cosa peggiore: dentro un mobile abbiamo trovato un gatto morto pieno di vermi».
«Lavoro come manager da “Barnardo’s”, che fa beneficenza per bambini. Nel tempo abbiamo ricevuto uno spazzolone da water tempestato di escrementi, una patata, e un massaggiatore di prostata. Eravamo felici di ricevere una enorme collezione di dvd della Disney, salvo scoprire che in realtà erano filmati di porno hard core».
“Da “Epsom” un anziano arrivò con una bellissima valigia vintage, quasi piangeva per il dispiacere di separarsene. Quando ha lasciato il negozio l’abbiamo aperta e dentro ci abbiamo trovato 167 Barbie nude. Per non parlare di quante tazze riceviamo con la scritta “60 anni e sexy”. La cosa più triste che abbiamo scovato è stata una lettera di suicidio nella giacca di un giubbotto».
«Lavoro alla Fondazione per disabili “Queen Elisabeth”, dove abbiamo ricevuto migliaia di copie di “Cinquanta sfumature di grigio”, e qualche dentiera usata. Quella che sembrava una maniglia, in realtà era una protesi».
«Ho lavorato per anni in un “charity shop” e visto tanta roba strana. Ad esempio un pannolino mischiato a una pila di cardigan e uno spinotto da culo dal diametro davvero molto ampio».
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