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Caterina Maniaci per “Libero quotidiano”
I media usati come mezzi per gettare fango sulla gente. Molto peggio: perché la gente, oggi, «ha la tendenza alla malattia della coprofagia». Come è nella sua abitudine, papa Francesco non sua mezzi termini. Anzi, usa termini tutti interi e belli pesanti. Coprofilia, che poi alimenta la coprofilia: accuse precise, e destinate a far rumore. Ma il Papa, nel rilasciare una nuova intervista al settimanale cattolico belga Tertio, non intende abbassare la guardia nel denunciare qualcosa contro cui spesso punta il dito.
E non si tira indietro nel designare con precisione la malattia che affligge il nostro mondo saturo di comunicazione, spesso vuota e spesso pericolosa. Giornali e tv invasivi, pronti a seppellire e infangare (eufemisticamente) tutto e tutti. Quei giornali e tv che lo stesso Pontefice utilizza, per la verità, per far passare messaggi che gli preme diffondere, e in cui la sua figura campeggia quotidianamente. Francesco è stato trasformato in un personaggio molto mediatico, uno dei più mediatici al mondo.
Su di lui già sono stati girati film e documentari: proprio ieri è andata in onda, su Canale 5, la prima parte di una fiction sulla sua vita. I media «possono essere tentati di calunnia, e quindi essere usati per calunniare, per sporcare la gente, questo soprattutto nel mondo della politica. Possono essere usati come mezzi di diffamazione». I media, invece, precisa il Pontefice, «devono essere molto limpidi, molto trasparenti, e non cadere, senza offesa, per favore, nella malattia della coprofilia, che è voler sempre comunicare lo scandalo, comunicare le cose brutte, anche se siano verità. E siccome la gente ha la tendenza alla malattia della coprofagia, si può fare molto danno».
Queste parole, ma diciamo più chiaramente il termine «coprofagia», hanno scatenato i commenti. Sono stati interpellati illustri docenti di linguistica, come Michele Cortelazzo, autore di numerosi tomi sull' argomento, per commentare il fatto: secondo lui si tratta di una vera e propria «bomba atomica linguistica». «Semanticamente», osserva, «il termine utilizzato dal Pontefice esprime un concetto molto duro e pesante utilizzato in una maniera del tutto alta e dotta. Bergoglio ha parlato da Papa, ma la scelta del vocabolo è estremamente interessante: si tratta di un' accusa etico-politica ancor prima che morale».
papa bergoglio accarezza la tigre
E in effetti, nella stessa intervista, il Papa esprime un giudizio ancora più chiaramente politico. «Quando diciamo "Mai più la guerra" lo diciamo con la bocca, ma intanto fabbrichiamo armi e le vendiamo; e le vendiamo agli stessi che si combattono», spiega Francesco; mentre stride, per contrasto, il paragone con il recente passato: «Mai più guerra Schumann, De Gasperi, Adenauer lo dissero sinceramente.
Ma al giorno d' oggi mancano leader. L' Europa ha bisogno di leader che vadano avanti». Per la terza volta dalla sua elezione il Pontefice si rivolge, dunque, a quella che lui stesso, nel novembre del 2014, aveva definito a Strasburgo «Nonna Europa», ossia un continente che appare stanco e invecchiato, non «fertile e vitale», dove i grandi ideali che hanno ispirato l' unione hanno perso attrattiva; un' Europa che si va «trincerando» invece di «privilegiare azioni che promuovano nuovi dinamismi nella società».
papa bergoglio accarezza la pantera
Non si tratta della prima «uscita» verbale di Francesco. Fece molto rumore quello che il Papa disse il 15 gennaio 2015, durante il volo verso Manila. Si parlava di libertà di espressione dopo la strage islamista, a Parigi, nella redazione di Charlie Hebdo. «Libera espressione sì, ma se il mio amico Gasbarri dice una parolaccia sulla mia mamma, si aspetti un pugno». Secondo Francesco, un limite alla libertà di espressione è infatti che la fede non venga ridicolizzata, come avevano fatto invece i redattori del settimanale satirico francese.
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