
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
1. L'ITALIA CANTA VASCO: 230 MILA PERSONE A MODENA PARK E OLTRE 5 MILIONI E MEZZO DI TELESPETTATORI (36,14 DI SHARE) SU RAI1 NONOSTANTE LE INTERRUZIONI DI BONOLIS 2. SIAMO CRESCIUTI A “VASCO E PIPPE”: IL MANIFESTO ESISTENZIALE DEL POPOLO DEL BLASCO PROTAGONISTA DELL’UNICO SHOW PIU’ GRANDE DELLA CITTA’ CHE LO HA OSPITATO 3. COMMOSSO E DIVERTITO, VASCO HA RIMESSO IL ROCK AL CENTRO DEL VILLAGGIO: "QUESTO CONCERTO NON FINIRA’ MAI. L’AMORE E’ SOPRA LA PAURA" – VIDEO
Andrea Malaguti per la Stampa
La maglietta è un inequivocabile manifesto esistenziale. «Cresciuto a Vasco e pippe». Vita grama, in apparenza, ma ognuno si sceglie quella che vuole, soprattutto qui a vascolandia, dove tra dodici ore comincia l' unico show al mondo più grande della città che lo ospita, centottantamila abitanti contro duecentoventicinquemila fan.
Secondo il Viminale l' evento più rischioso dell' estate italiana ai tempi del terrorismo e dell' idiotismo di chi grida «bomba» solo per vedere l' effetto che fa. A Torino, il 3 giugno, ha avuto l' effetto di 1526 feriti e di una donna uccisa.
Spaventa di più il jihad o la stupidità umana? A Modena spaventa tutto, ma l' anomalia Torino di più. Eppure non fa paura niente. Perché le misure di sicurezza sono l' unica cosa più imponente di questo palco alto come un palazzo di otto piani, di queste ventinove torri del suono che restituiscono le notte di «Una canzone per te» e di «Sally» con la stessa potente nitidezza in ogni angolo del parco, di queste due gru con braccia che si stendono per trentacinque metri, capaci di appendere al cielo dei tetti di luci pesanti come tir carichi di cemento, dei ledwall ciclopici che restituiscono in quaranta video la vita artistica del Komandante, pronto a scaricare sulla folla adorante le prime note subito dopo il tramonto e a concludere simbolicamente con «Albachiara ».
«Se non la suono non se ne vanno». «Sei chiara come un alba, sei fresca come l' aria».
Impossibile nuotare in mezzo alla musica e pensare al pericolo. «Il locale è pieno. Sono venuto a portare gioia. Questa è la nostra festa contro la paura», grida Vasco dopo aver sorvolato il parco in elicottero.
I servizi lavorano da mesi su questo concerto e qui, seminati in un' area di 400 mila metri quadrati si muovono millecinquecento agenti e duemila uomini del servizio d' ordine interno. Ambulanze, protezione civile, vigili del fuoco, telecamere a riconoscimento facciale, un drone, centrali operative che monitorano il parco metro per metro, duecento vie di fuga, percorsi segnalati con chiarezza, tre settori da riempire a seconda del costo del biglietto (pit uno sotto il palco, pit due e pit tre a seguire), ospedali allertati, dializzati messi al sicuro, anziani assistiti, numeri verdi in azione. «Questa serata diventerà un esempio per tutta Europa», dice il sindaco Gian Carlo Muzzarelli incrociando le dita. Hanno fatto le cose per bene, non si può negare. Poi l' imprevedibile è imprevedibile. «A Modena lavoriamo da sempre anche sull' integrazione».
Ma in ogni caso, oggi, sotto un sole che squaglia la pelle e brucia la testa, è bello essere qui. Tu sei venuto alla festa più grande del Pianeta? È dalle otto del mattino che un popolo di gruppettari di ogni dove e di ogni età sciama dalla stazione al Modena Park in mezzo a bagarini che fanno su e giù per il vialone in bicicletta. «Comproooooo!!!!». «Vendoooooo!!».
Trecentocinquanta euro per un tagliando. Merchandising tarocco di fianco a quello ufficiale, birre a cinque euro, panini a sei. Vigili in azione. È un gigantesco mercato legale-illegale a cielo aperto.
Il ragazzo Vasco-e-pippe si lascia perquisire oltre il metal detector senza capire che il concerto non lo vedrà mai. Sbronzo come un cosacco non sembra avere un olfatto abbastanza sviluppato per le debolezze morali.
«Ti sei imbottito di birra?», gli dice il poliziotto. «E di gnocco fritto», risponde lui fiero. Barcolla. Il poliziotto lo prende per un braccio: dai, vieni con me. Alle tredici e trenta dentro il parco ci sono già ottantamila persone. Decine di nebulizzatori rendono l' afa più sopportabile, i bagni chimici si riempiono, l' acqua delle bottigliette di plastica senza tappo sostituisce le docce. Ma i cinquecento uomini della Croce Rossa sono costretti a un super lavoro. «Troppa birra. Mescolata al caldo è micidiale.
E non è l' unico problema», dice un paramedico. Indica le migliaia di persone accalcate sotto il palco. «Li vede? Ormai da lì non si muovono più. Significa che per non andare in bagno non berranno. Il loro corpo ne soffrirà. Conti quanti sono quelli col cappello». Poche decine. «Appunto. Sa, io ero contrario a questo concerto». E adesso? La risposta è un capolavoro. «Come ogni vecchio comunista modenese penso che la libertà non sia altro che conformarsi al volere della maggioranza, adesso mi piace da matti». Una meravigliosa ragazza di vent' anni in bikini gli sviene davanti scivolando dalle braccia di un' amica. Il paramedico la soccorre.
L' amica spiega: «Martina non regge la birra». E tu? «Io sì». E lo dice con tutta l' autorità piena di energia e di spocchia conferitale dalla giovinezza. C' è odore di canna. Unica concessione al vaschismo che fu. Modena park è colmo, eccoli i 225 mila, intrattenitori e ballerini si alternano sul palco rilanciando canzoni di Rino Gaetano. Sui megaschermi un video preregistrato dà istruzioni ai vascomaniaci in caso di pericolo. «Mantenete la calma, non correte, individuate le uscite di emergenza più vicine a voi, aiutate chi sta male solo se siete in grado di farlo».
È l' involontaria hostess di questo Boeing della felicità. Il Komandante festeggia la sua grandezza e il faticoso tentativo di raggiungere una maturità che da quarant' anni sembra non volerne sapere di presentarsi. «Profondo e bambino.
«Selvaggio e sentimentale. E' per questo che lo amo», dice una sessantenne che si è fatta rasare i capelli a zero lasciando sulla nuca solo le ciocche che servono per scrivere la parola Vasco.
Lei ci crede poco alla fratellanza rock. «Le sue parole più belle? Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi. Vita spericolata. È la descrizione esatta del mondo».
Dietro il palco Lorenzo Rossi, il figlio del Komandante, si ferma a parlare col sindaco. Gli dice che il genitore rock è carico come una molla. Paure? «Nessuna. L' unico problema sarà farlo smettere. Vedrai che all' una sarà ancora lì». È diventato papà da poco, Lorenzo. E sulla suoneria del cellulare ha registrato «Occhi Blu». «Ehi occhi blu, ehi occhi blu, la verità è che senza tante parole/ Io sento i brividi, i brividi d' amore». «Sono appena diventato papà e questa è la mia ninnananna».
Otto e trenta di sera. Modena Park grida, applaude, canta, balla in un contagioso crescendo euforico. Il tramonto si porta addosso una favolosa luce cinematografica e il Komandante, l' ex ribelle, il diverso, il rivoluzionario, si mette a sbirciare il suo popolo, sereno come un monarca sul trono in attesa che il sipario si alzi. Claudio Golinelli, detto Gallo, il suo bassista, dice: «Speriamo che nessuno faccia l' asino». Vasco stringe gli occhi, si alza e si concede alla folla. Il boato fa tremare Modena. «Colpa d' Alfredo». Merito suo. Avanti in pace, fino all' alba.
2. IL TRIONFO DEL BLASCO
Marinella Venegoni per la Stampa
La folla, smisurata e assurda, ha fatto la sua parte in una kermesse nata e cresciuta mentre il mondo si terrorizzava vieppiù degli attacchi destabilizzanti contro il concerto di Ariana Grande a Manchester, o i tifosi fuggivano per pura paura calpestandosi a vicenda a Torino. Sono i controsensi italiani, che nel massimo momento di tensione hanno messo insieme un' audience da Guinness, i 225 mila primato mondiale di spettatori paganti per un solo artista. L' artista in questo caso è un po' speciale, simile a uno dei quei fan che hanno fatto notte e albachiara e giornata nell' attesa di Modena Park che celebrava 40 anni di carriera spericolata.
Che festa. Ieri intorno alle 19, d al palco, il Parco Ferrari era un incredibile colpo d' occhio. E proprio a quell' ora, scendendo dall' elicottero che lo portava dal suo buen retiro di Rimini, Vasco Rossi si è guardato intorno e ha sorriso: «Bene, adesso il locale è pieno».
Il via con Strauss Non si sa che cosa sarà del Vate di Zocca dopo questo traguardo: se continuerà come nulla fosse per gli stadi, o si infilerà in progetti diversi, magari più consoni a una star che ha pur sempre 65 anni. Ma è anche vero che se sono ancora in giro gli Stones, più anziani e belli spericolatini pure loro, ci può stare anche Vasco Rossi. Dal palco, salutando il mare di teste, lui mette comunque le mani avanti: «Benvenuti al concerto che non finirà mai, benvenuti alla festa, benvenuti nella leggenda, benvenuti nel record mondiale».
Ieri sera è andato alla grande, con le sue springsteeniane tre ore e mezza filate, chiuse a notte da una classica Albachiara che ha gettato fuochi d' artificio e coriandoli colorati sulla folla estasiata e più distrutta di lui. Chiuso in vari giubbotti scelti dalla moglie Laura, Vasco era visibilmente commosso, e teso quanto divertito. Con un canto preciso, netto. Si capiva che aveva provato allo sfinimento, anche i movimenti su quella piazza d' armi che è il palco con un fronte di 150 metri.
Le note di Also Sprach Zarathustra di Strauss, un classico d' apertura in certo rock, erano risuonate che era ancora giorno, e subito un sole rosso fuoco saliva sul grande schermo alle spalle di questa tonica band che ne ha viste di tutti i colori ma mai abbastanza come ieri sera.
Dovendo partire dagli inizi della Vasco story, niente di più giusto che l' esilarante cabaret rock di Colpa D' Alfredo , da cui è tratto il titolo «Modena Park». Freschi, attualizzati nei suoni, i pezzi antichissimi, poco praticati come Alibi in reggae, Blasco Rossi dove si canta in punk la famosa combriccola di paese, mentre su Non mi va Vasco provoca: «Dove sei Giovanardi?». Cose che potrebbero esser successe ieri.
All' ora degli ospiti, il primo e più affettuoso incontro è con Gaetano Curreri, che indusse il giovane Vasco alla scrittura. Al pianoforte lo accompagna nella delicata Anima Fragile ; più tardi, il virulento Maurizio Solieri, mentre Andrea Braido toccherà (sempre alla chitarra) vette di virtuosismo che faranno ammutolire anche i colleghi sul palco.
La storia di una vita Vasco è un puntino per i 225 mila, ma il primo piano sugli schermi ne sottolinea gli occhi ridenti, mentre la musica macina un copione consolidato quanto la trama di un classico, soltanto a volte attualizzato, a volte storicizzato nei suoni, come nei pezzi degli Ottanta. Il suono è uguale, perfetto grazie alle ventinove torri di ritardo in ogni anfratto della vasta radura, che ricorda un poco quella nella quale si esibirono gli Stones a Cuba. I cori si sprecano, tutti conoscono tutte le canzoni e spesso Vasco si fa da parte per farli sfogare.
Quante storie da raccontare.
Per la prima volta spunta in concerto Liberi liberi , dall' album di una delle tante svolte: brano complesso nel testo, in un' interpretazione sofferta. Ma la parte per così dire più impegnata del suo repertorio viene in gran parte sacrificata per un' occasione così di massa, e tranne alcune sorprese come il death metal di Ieri ho sgozzato mio figlio o la rediviva, vitale Una splendida giornata , si infilano medley su Delusa o la bellissima Vivere, sottolineata sugli schermi dai clippini mandati dai fan e girati tutti alla stessa ora.
Una parte acustica trova la band raccolta in un palchetto laterale, con brani come L' una per te , Senza parole , Gli spari sopra , Sballi ravvicinati del terzo tipo , C' è chi dice no . Gran finale con titoli immancabili, da Sally a Vita spericolata . Una festa di popolo, di musica e di incontenibile allegria.
Qual unque cosa si pensi di Vasco Rossi, una serata come quella di ieri sera (e stanotte, molto inoltrata, essendo il concerto terminato verso la una) resterà nella memoria collettiva.
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