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Benvenuti al rodeo gay più importante d’America. Domare i tori non è solo roba da maschiacci, è anche roba da maschioni. Ad agosto si è tenuto in Ohio per la prima volta,
nell’ambito dei “Gay Games”, le olimpiadi per atleti LGBT che hanno portato 40.000 visitatori e 40 milioni di dollari alle casse dello stato.
Il rodeo nacque in Nevada nel 1975, in sordina, per poi espandersi ad altri stati. Il secondo luogo ad ospitarlo è stata la California, che negli anni Ottanta ha accolto la figura dell’”urban cowboy”, il terzo è stato il Texas, e proprio in Texas si terranno le finali, dal 16 al 19 ottobre.
L’iniziativa è organizzata dalla “IGRA”, nata ufficialmente nel 1985, con la missione di abbattere ogni stereotipo. Ad oggi conta 5000 membri di 25 diverse associazioni, tra gay, lesbiche, bisessuali e transgender. E ovviamente eterosessuali, sia in gara che fra il pubblico. La competizione esclude qualsiasi criterio di orientamento sessuale. Tutti sono soggetti alle stesse regole. E le regole sono quelle di qualsiasi rodeo tradizionale, con l’aggiunta del “goat dressing", la gara in cui si devono mettere le mutande a una capra, e della “Wild Drag Race”, in cui si cerca di trascinare un toro scalciante attraverso l’arena mentre il concorrente, rigorosamente travestito, ha il compito di rimanere saldo in groppa.
Gli eventi si distribuiscono nell’arco dell’anno. Ci sono già incontri e convention previsti per novembre, parate e nuovi appuntamenti per il 2015. I concorrenti hanno un’età media di 47 anni e l’intento è di attrarre i cowboy gay delle zone rurali che ancora non hanno sposato a pieno lo stile “Brokeback Mountain”.
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