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BUY E FERILLI, COPPIA LESBO - MARIA SOLE TOGNAZZI APPARECCHIA DUE COLONNE DEL CINEMA ITALICO SULLE PERIPEZIE DI DUE DONNE CHE VIVONO INSIEME - ‘’NON C’È UNA FELICITÀ CHE VA BENE PER TUTTI, OGNUNO, DA SOLO, IN COPPIA ETERO O GAY, DEVE AVERE IL CORAGGIO DI CERCARE LA SUA’’

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maria sole tognazzimaria sole tognazzi

Maria Pia Fusco per La Repubblica

 

Margherita Buy e Sabrina Ferilli unite sullo schermo da Maria Sole Tognazzi in una romantica storia d’amore, segnata dagli alti e bassi di una convivenza tra due persone di carattere e radici diverse.

 

Buy e Ferilli sono Federica e Marina in Io e lei, prodotto da Indigo e Lucky Red con Rai Cinema, le riprese cominceranno a ottobre. La regista lo ha scritto con Ivan Cotroneo e Francesca Marciano, gli stessi di Viaggio sola, il film che le aveva lasciato il desiderio di lavorare ancora con la Buy.

 

«È stato un incontro professionale poi una bellissima amicizia e se mi piace qualcuno io sono fedele. Vengo da una famiglia di attori: li capisco psicologicamente, so fin dove posso spingermi, ce l’ho nel dna. Però quel tipo di confidenza e armonia che si è creato con Margherita è stato speciale. Appena uscito Viaggio sola ho pensato subito di scrivere un altro film per lei».

 

antonio monda maria sole tognazzi antonio monda maria sole tognazzi

E Sabrina Ferilli?

«L’ho conosciuta quando avevo 20 anni, facevo l’aiuto regista, ho fatto due film con lei, ero piccola, non contavo niente sul set, eppure è nata una simpatia immediata. La trovavo intelligentissima e ironica, c’era un’alleanza tra noi. L’ho incontrata a Cannes, io ero lì per il mercato, lei con La grande bellezza, bravissima. Ci guardiamo, ci facciamo i complimenti e in quel momento penso che sarebbe bello lavorare insieme.

 

Maria Sole Tognazzi Maria Sole Tognazzi

Due giorni dopo ero in giardino a Torvaianica, mi dicevo che dovevo sbrigarmi. Improvvisamente l’ispirazione: e se facessi un film con loro due? Volevo continuare un discorso sui personaggi femminili, e perché non raccontare una storia d’amore tra due donne? Senza stereotipi né pregiudizi, né giudizi: non so giudicare me stessa figuriamoci gli altri. E poiché stavo in un luogo caro a mio padre mi è venuta in mente un’immagine di Il vizietto , spero che mi porti bene».

 

È stato scritto che il suo film è un remake.

«Se parli di un film su due donne che vivono insieme viene da pensare a Ugo Tognazzi e Michel Searrualt, ma ci tengo molto a specificare che non è un remake, è una sceneggiatura originale, semmai è un pudico, gentile ma lontanissimo

omaggio a uno dei primissimi film a sdoganare, 36 anni fa, l’immagine della coppia omosessuale. Il remake avrebbe creato altre aspettative rispetto a un film con due donne ambientato nella Roma di oggi».

sabrina ferilli premiatasabrina ferilli premiata

 

Che ricordo ha di Il vizietto?

«Quando il film uscì avevo tre anni, l’ho visto e rivisto dopo, ma ho il ricordo di Ugo — allora vivevamo a Velletri — che venne a prendermi a scuola con una tuta di paillettes rosa. Io non capivo, ma tutti si divertivano».

 

Che arco di tempo copre il suo film?

«Pochi mesi durante i quali succede qualcosa che turba la convivenza. Mi piace che siano due donne adulte: in genere l’omosessualità femminile è raccontata con storie di ragazzine e mi piace che rappresentino due universi separati. Federica è architetto, è stata sposata, ha un figlio, è timida, riservata. Marina è un’ex attrice, ha un’enoteca, viene da una famiglia più popolare, lesbica da sempre, forte, schietta, molto divertente. Non è una coppia gay orgogliosamente dichiarata, se Marina è serena con se stessa e con le proprie inclinazioni, Federica ha qualche resistenza: è la prima volta che si innamora di una donna. Spero che a un certo punto ci si dimentichi che stiamo parlando di due donne, tanto le dinamiche di una coppia sono sempre le stesse, universali, non c’entra la diversità di genere».

sabrina ferilli intervistatasabrina ferilli intervistata

 

Personaggi maschili?

«C’è l’ex marito di Federica, poi l’incontro con un signore che darà un po’ di disturbo e poi c’è il cameriere, un omaggio dichiarato a Jacob di Il vizietto ».

 

Il suo cinema va oltre il femminismo...

«Non faccio cinema femminista, a me viene naturale invertire i ruoli, in Viaggio sola ho mostrato un lato maschile della donna, mentre in L’uomo che ama Favino aveva una profonda fragilità, subiva l’abbandono con un dolore che in genere mostrano le donne.

 

Alcuni uomini mi hanno confessato che il film li ha fatti stare male, hanno sofferto come Favino, camminavano su e giù tutta la notte, vomitavano nel bagno: per amore si sta male tutti allo stesso modo. La divisione dei generi non ha più senso, m’infurio quando mi dicono “regista donna”.

 

SABRINA FERILLI FOTO DI GIOVANNI COZZI SABRINA FERILLI FOTO DI GIOVANNI COZZI

Il ruolo delle donne e degli uomini è cambiato, con i miei film voglio raccontare quello che vedo, donne che incontro nella vita ma non vedo al cinema. Con Viaggio sola , ho cercato di mettere a fuoco una donna spesso rappresentata nello stereotipo della donna in carriera. Questa Margherita invece non è una che ha rinunciato alla famiglia per la carriera, forse non sentiva così forte il bisogno di un figlio e di radici, perciò sceglie quel lavoro. Normalmente la donna sola è una piena di problemi, egoista, se è stata abbandonata è delusa, c’è sempre un po’ di vittimismo. Ma quante donne oggi sono sole per scelta? Se non hanno figli, forse perché non li vogliono o non li possono avere, non per questo sono donne a metà. Io non ho ancora avuto un figlio, ma non mi sento menomata ».

 

SABRINA FERILLI FOTO DI GIOVANNI COZZI SABRINA FERILLI FOTO DI GIOVANNI COZZI

‘’Viaggio sola’’ è diventato un caso perché è stato venduto in tutto il mondo.

«Non voglio sembrare presuntuosa, ma evidentemente abbiamo intercettato il momento giusto per parlare di quel tipo di donna. In queste settimane, il film è uscito in America, Francia e Spagna. Per me era già un evento che uscisse in un solo cinema di New York, ma quando mi hanno detto che nel weekend aveva fatto la prima media schermo del cinema europeo, ero più che felice e ora sta uscendo in tutti gli Usa. Anche in Francia e Spagna, ovunque le copie si moltiplicano».

 

Quando ha capito di aver fatto la cosa giusta?

«Un giorno alla stazione di Roma un ragazzotto mi ha gridato “Aho, viaggi sola, eh?”. Mi sono fermata e ho detto “è andata”».

 

Che stato d’animo vorrebbe lasciare agli spettatori di Io e lei ?

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«Credo sia giusta la definizione di comedydrama o dramatic, cioè un film divertente — lo sarà, l’ho scritto per esaltare il lato comico di Margherita e Sabrina — ma anche amaro e malinconico. È la vita. Vorrei che fosse un regalo per tutte le coppie non solo gay. Viaggio sola e Io e lei sono sulla libertà di scelta. Non c’è una felicità che va bene per tutti, ognuno, da solo, in coppia etero o gay, deve avere il coraggio di cercare la sua».

 

 

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