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1- GLI INTERROGATI CONFESSANO CAROBBIO INGUAIA L'ALBINOLEFFE
Fabio Poletti per "la Stampa"
Impossibile parare le accuse. Dopo i primi due interrogatori il giudice Guido Salvini è soddisfatto: «Il quadro accusatorio è confermato». L'ex calciatore di serie B Alessandro Zamperini ci mette due ore per raccontare quello che sa. Ma quando deve ammettere di quei 200mila euro offerti a Simone Farina del Gubbio per taroccare Gubbio-Cesena del 30 novembre il verbale fila mica tanto liscio. Simone Farina era corso dai giudici sportivi a denunciare il tentativo di corruzione. Lui si trova davanti al giudice penale a cercare di difendere una carriera oramai indifendibile.
Filippo Carobbio calciatore del Grosseto ammette di essere stato a libro paga degli «zingari». Confessa di aver venduto le partite della sua squadra attuale e mica solo quelle. «Ha raccontato di combine avvenute anche con altre maglie», spiffera un investigatore. E si sa che tra le nuove partite finite nel mirino ci sono pure quelle dell'AlbinoLeffe, la squadra di B dove si salva quasi nessuno. Tan Seet Eng detto Dan in Ungheria aveva foraggiato gli arbitri per taroccare gli incontri internazionali Argentina-Bolivia under 20, Estonia-Bulgaria, Lituania-Bolivia, Bielorussia-Niger.
Alja Rubic e Dino Lalic, due degli «zingari», al telefono parlano di Paolo Domenico Acerbis del Vicenza, ora indagato a Cremona: «Il portiere ha fame... Vuole 3-4 pezzi». Ma mica solo lui aveva «fame». Gli investigatori sospettano per ora senza prove che dietro a questo vorticoso giro di soldi facili potessero esserci organizzazioni criminali. Marijo Cvrtak, uno degli scommettitori finiti in carcere in Germania, dice di sapere nulla di preciso delle combine in Italia ma poi butta lì: «Sapevo soltanto che a Napoli ci sono dei cinesi che fanno scommesse. A Napoli i soldi si potevano ritirare direttamente».
2- DONI E I SUOI AMICI LA CASTA INTOCCABILE
Niccolò Zancan per "La Stampa"
Per dire del clima in città . Venerdì 9 dicembre tal Valfredo Pagano viene arrestato sotto casa con trenta dosi di cocaina. Secondo un'informativa della Digos erano destinate ad alcuni ultrà della Curva Nord, che quella sera sarebbero andati a festeggiare il natale al Covo di Campagnola insieme a giocatori e dirigenti dell'Atalanta. Il giorno dopo in tribunale alcuni tifosi vanno a capire come evolve la situazione. C'è il processo per direttissima. Quando incrociano il giornalista dell'Eco di Bergamo Stefano Serpellini, tre di loro lo seguono e lo tirano dentro un porticato.
Lì compare Claudio Galimberti detto «il bocia», capo storico della Curva Nord, amico fraterno di Cristiano Doni, già indagato per associazione a delinquere ed espulso da tutti gli stadi italiani. «Il bocia» dice al giornalista: «Se domani associate la cocaina alla curva, vengo al giornale, lo incendio e ti spacco le gambe. Non mi importa niente di andare in carcere». Seguono insulti e una testata sul naso.
Bergamo sembra ostaggio della passione per l'Atalanta. E l'Atalanta sembra ostaggio dei suoi tifosi peggiori. Il comunicato ufficiale, dopo l'aggressione a Serpellini, è un capolavoro di diplomazia:«L'Atalanta, in merito allo spiacevole episodio, esprime tutta la solidarietà nei confronti del cronista. La società sottolinea anche l'esemplare comportamento tenuto dalla tifoseria bergamasca allo stadio, sia durante lo scorso campionato sia nell'attuale massima categoria». Equilibrismi, imbarazzi. Ma ora che il grande simulacro è in carcere, tutto è più difficile.
Cristiano Doni, il capitano. Sprofondato dentro all'inchiesta del calcioscommesse per il suo stesso agitarsi. Pagava l'avvocato all'amico Nicola Santoni per paura che lo potesse tradire. Usava una scheda telefonica romena «dedicata» a certi argomenti. Stava scappando in mutande di fronte ai poliziotti, venuti ad arrestarlo perché cercava di inquinare le prove. Uno choc. Eppure... Antonio Percassi detta al suo ufficio stampa: «Il presidente invita la tifoseria a stringersi intorno alla squadra, ai suoi ragazzi e alla bandiera nerazzurra, in questo momento così difficile». Poi, verso sera, nella seconda versione del comunicato, salta il riferimento alla bandiera. Cioè a Doni.
La squadra da due giorni si allena a porte chiuse. I dirigenti smozzicano frasi di circostanza. Sembra uno di quegli amori totali che rende incapaci di riconoscere il tradimento.
A Cristiano Doni è stata conferita la cittadinanza onoraria. A giugno - ai primi passi dell'inchiesta sul calcioscommesse -2500 tifosi sono scesi in strada con uno striscione: «Giù le mani dall'Atalanta, giù le mani dal capitano». Sul palco si era sgolato persino il dirigente regionale della Cisl Stefano Petteni.
Intanto lui ha continuato ad allenarsi con la squadra. Regolarmente stipendiato, anche se sospeso dalla giustizia sportiva. à rimasto l'idolo della Curva Nord, amico del «Bocia», punto di riferimento. Ora tutto si tiene insieme anche nelle parole del gip Guido Salvini. Nell'ordinanza di custodia cautelare scrive che Cristiano Doni, quando ha scommesso e corrotto giocatori delle squadre avversarie, ha agito «anche per conto di imprecisati dirigenti della sua squadra». A Bergamo fioriscono dubbi, paure e rimorsi. L'Italia dei Valori chiede che venga revocata la cittadinanza onoraria. I tifosi si interrogano sui siti: «Non nascondiamoci dietro a un dito. L'ordinanza parla piuttosto chiaro». Il sindacalista Petteni: «Sì, a giugno mi sono speso in prima persona. Ma non ho mai confuso i ruoli, la magistratura deve fare il suo corso. Anche una verità scomoda sarà una verità utile». E Doni? «Se il capitano è colpevole è una grande mazzata».
Succedono cose strane, sul versante della Bergamo ultrà . Due ricevitorie stampavano biglietti in serie contravvenendo a tutte le disposizioni di legge: le hanno chiuse. L'assessore regionale leghista Daniele Belotti compare nelle intercettazioni del "Bocia", mentre gli suggerisce come organizzare meglio una protesta degli ultrà sotto la questura: è indagato anche lui. Amore pazzo. Amore cieco. Bombe carta, testate e minacce. Quelli della Curva Nord stanno decidendo come esternare i loro sentimenti questa sera allo stadio. Quando si tornerà a giocare, per chi ci crede ancora.
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