DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
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Come nei film di inizio anni '80 ambientati a Torino, con il migrante Banfi Lino in possesso della schedina in cui nella domenica perfetta il Catania batte la Juventus di Agnelli, il campionato si ripresenta dopo la sosta con un canovaccio da mondo capovolto. Spartaco ha riscritto la storia. Django si è messo in mutande e partendo dal basso, prende a calci chi è abituato a comandare.
Tranne Lazio e Napoli perdono tutte le prime. Delio Rossi torna a meritarsi una copertina battendo la Juve (piegata dagli errori di Buffon) a casa propria. Il Pescara di Bergodi irride la Fiorentina. Stramaccioni incassa tre schiaffi a Udine. Coda e testa del campionato ne risentono. La Juve ha cinque punti di vantaggio, la Champions sul groppone e il prossimo impegno di torneo nella tana di un Parma in forma strepitosa. Nessuno pensa davvero che la SuperLazio di Pektovic, Lotito (e magari Lampard) possa veramente insidiare ricambi, finanze e la marcia finora quasi trionfale dei contieni. Però è bello pensare che ci sia competizione. Ci si diverte. Niente è scontato. Visti i valori in campo non è poco.
SONO DELIO ROSSI.
E così tra una svista arbitrale (per una volta paga duramente la Juventus) e una del proprio portiere, l'argentino Mauro Icardi e il romagnolo Delio Rossi fecero l'impresa. La Sampdoria in piena zona retrocessione sembra la vittima ideale per concludere degnamente un girone d'andata condotto da padrona.
Invece dopo il vantaggio di Giovinco su rigore e l'espulsione del difensore genovese Berardi, con l'uomo in più per un tempo la Juventus si fa riprendere dal doppio golpe di Icardi. Il primo è tiro senza pretese che si trasforma in dono di Buffon. Il secondo un bel gesto atletico che brucia il titolare della Nazionale sul primo palo.
L'assalto finale tra un rigore negato e una traversa di Vucinic non basta a covare un vero rimpianto. Juve bolsa, ingolfata. Conte un po' nervoso: "Non siamo marziani, i marziani stanno da un'altra parte. Tra infortuni e giocatori non in buone condizioni dovremo stringere i denti". Lotito dietro ride. Con un quinto delle spese.
SAN KLOSE. SAN ORSATO.
Vince la Lazio nell'anticipo e si issa a trentanove. A cinque dalla Juve aspettando l'Atalanta. Ennesimo miracolo di Pektovic che questa volta, nel dubbio, si affida all'arbitro per ottenere un rigore generoso che inchioda l'uscita del portiere Agazzi (poi espulso insieme a Cossu) su Klose e permette a Candreva di fissare il 2-1.
Gara aspra, sardi in vantaggio con Sau e sopra all'Olimpico fino a undici minuti dalla fine. Konko in mischia, prima del finale raddrizza la barca che diventa bicchiere pienissimo a un soffio dal termine. Mentre la società ( e i tifosi) scaricano Zarate "Vattene". L'argentino concorda: "Che tristezza. Meglio andare via".
Dopo la vergognetta di Busto Arsizio e la sacrosanta reazione di Boateng (con buona pace di Joseph Blatter e Filippo Facci) mini replay a Roma nei confronti del cagliaritano Ibarbo. Pochi fischi, dissociazione plateale del resto dello stadio. Lotito la vede così: "I buu ad Ibarbo? La Lazio viene additata come una società razzista e non lo è. Purtroppo non possiamo controllare l'atteggiamento dei singoli tifosi. Non si può criminalizzare un'intera tifoseria per il comportamento di poche decine di persone".
STRAMAFLOP
Tornando alla bellezza, copertina per Totò Di Natale, 35 anni, che illumina Udine con una traversa su punizione il pomeriggio dell'Udinese e poi, quando l'inter bluff di Stramaccioni cala le braghe segna una doppietta (il terzo gol del tabellino è di Muriel) che ne conferma la quasi immortalità . Ottima la squadra di Guidolin, fragile l'Inter, anche mentalmente, quando si accorge che le proteste di Palacio (lievemente cinturato in area sullo 0-0) non porteranno al rigore.
Da settimane (con qualche ragione e non pochi torti) l'Inter si sente sotto assedio e in piena sindrome di accerchiamento. La verità è che arbitri a parte, l'ultima gara davvero brillante fu quella vinta a Torino con la Juve per 3-1. Da allora un crollo o quasi. Il tridente è insostenibile. Sneijder è fuori dai piani, l'Inter anche. Il secondo posto si allontana, il Milan dato per morto è pericolosamente vicino. Il giovane tecnico davanti alla prima vera crisi della sua corsa milanese.
ROMETTA PARTENOPEA.
Si rialza il Napoli che piega la Roma per 4-1 ed è terzo a 37. Come sempre con Zeman si balla sul verde terreno dei paradossi. La Roma gioca meglio nel primo tempo e va sotto dopo un amen a causa del solito Cavani. Totti libera poi Destro davanti a De Santis ma un po' il portiere, un po' l'imprecisione della punta (Osvaldo, in gol, entrerà tardi) lasciano gli uomini di Mazzarri in vantaggio. Il secondo tempo è tipico Zeman. Azioni da una parte e dall'altra. Difesa romanista distratta. Portiere incerto. Altre due perle di Cavani prima di Maggio. Applausi. Finalmente.
L'ALBERO DEL PERIN.
Altra sconfitta inattesa, lunare, quella della Fiorentina in casa di fronte al Pescara di Cristiano Bergodi. Pubblico in festa e Pescara che imbarca acqua nel primo tempo da ogni lato. Cuadrado scatenato, Toni ripetutamente lasciato libero dai centrali abruzzesi, il prologo di una goleada. Invece un ragazzo di 18 anni con i guanti e la maglia arancio Anas prende tutto, ma proprio tutto quel che è possibile.
Sullo zero a zero nella ripresa al Pescara bastano due tiri per sgretolare una Viola meno precisa del solito e poi, via via sempre più sfiduciata. Tonfo che attenua la caduta interista e permette al Milan dopo lo stop romano di recuperare tre punti piegando il Siena di Iachini per 2-1. Per sbloccare (dopo 67 minuti!) c'è un dubbio gol di Bojan viziato su fallo a Bogdani, raddoppio su rigore, nervi finali. Milan ormai in corsa Champions, salito a 30 e a due soli punti dalla Roma.
IL GUSTO DELLE ALTRE.
Dolce quello del Parma, salito a 29 dopo il 2-1 su un Palermo disperato. Donadoni sogna. La città accarezza l'Europa proprio nell'anno del centenario. Pari Agrodolce del Torino (80 minuti in 11 contro dieci a Catania per produrre un tremolante 0-0), consolante successo genoano sul Bologna (doppietta di Marco Borriello).
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