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GRANDE, GROSSO E GIALLOROSSO – DAL CAMPIONE DELLA ROMA ANNI ’60 CHE PISCIA PER STRADA ALLE CENE A CASA TOTTI, CARLO VERDONE RACCONTA DA SCANZI IL SUO AMORE PER IL CALCIO (E PER LA ROMA) – E POI CONFESSA IL SUO SOGNO CINEMATOGRAFICO: FARE UN FILM DRAMMATICO - VIDEO

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Francesco Persili per Dagospia

Il grande campione della Roma che orina dietro un albero. Pirlo che gli ripete le battute dei suoi film in dialetto bresciano. E poi "la figu" di Enrico Muzzio, le partite della Roma nel “giardinetto” di Venditti e le cene nella “super casa” di Totti. Grande, grosso e giallorosso, Carlo Verdone racconta il suo l’amore per il calcio (e per la Magica) nell’ultima puntata di Futbol, il programma condotto da Andrea Scanzi su “La7”.

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La passione per il gioco più bello del mondo nasce grazie al papà Mario, critico cinematografico, raffinato studioso del futurismo, che in gioventù era stato centromediano del Siena. “Fino a 25 anni giocavo bene”, sottolinea il regista e attore romano che rammenta le partite con la maglia della Nazionale attori e nei “Derby del cuore” fino al giorno in cui decise di appendere gli scarpini al chiodo. Qualcuno a bordo campo gli disse: “’A sette, non sei bono manco per la primiera”.

E lui capì al volo: “Ho chiesto il cambio, fingendo un infortunio, è finita così”. Si rincorrono amarcord pallonari e miti d’infanzia come l’attaccante della Spal, Enrico Muzzio: “Ha reso impossibile il completamento del mio album di figurine Panini. Per me diventò un mito: era irraggiungibile”.

VERDONE TOTTIVERDONE TOTTI

Sembra uno sketch tratto da una sua commedia, invece, il racconto dell’incontro con un attaccante giallorosso (Manfredini?), suo idolo di inizio anni ’60, a viale Marconi: “Mi avvicinai per stringergli la mano e lui mi chiese di fargli da palo: ‘A ragazzì mettete qui che devo fa’ na cosa’. Lui si nascose dietro un albero e fece ‘na pisciata lunghissima. Neanche un cavallo. Non finiva più. Poi venne da me e mi diede la mano… Come andò a finire? Il mio idolo diventò Losi”.

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Da Giacomino “core de Roma” a Francesco Totti, Verdone si aggrappa all’ultima bandiera del calcio: “Nonostante il Milan e il Real gli avessero offerto l’ira di Dio, il capitano è rimasto a Roma, nella sua città. Questa è una cosa che noi tifosi ci siamo ricordati e che ci ha fatto tornare quei calciatori di una volta che non ci sono più. Il regista, che in passato non ha escluso di fare un film su Totti e De Rossi, rivela: “Oltre ad essere un atleta formidabile il Capitano è un grande uomo. Un bravo padre, un bravo marito, è una persona rimasta semplice. Recentemente sono stato a cena a casa sua. Piscina, campo di calcio e di squash, sala cinematografica con una poltrona tutta per te: mai vista una cosa del genere. Tutto quello che ha fatto, che ha guadagnato,Totti se l’è meritato”.

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E poi ancora le partite della Roma viste con gli amici nel giardinetto di Venditti, la festa al Circo Massimo dopo il mondiale vinto nel 2006 con Pirlo e Del Piero, “che sapevano a memoria le battute dei miei film”, l’incontro con Maradona a casa Troisi e quello con l’ex presidente del Perugia, Luciano Gaucci, romanista fino al midollo, Verdone è una miniera di aneddoti e rivelazioni.

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Da febbraio 2017 inizierà a girare il suo nuovo film ma il suo sogno cinematografico è quello di interpretare “un ruolo con uno spessore drammatico”. “Ne ho parlato col mio produttore Aurelio De Laurentiis. Vorrei toccare certi temi un po’ più profondi. Certi personaggi che ho interpretato non posso più farli: ho un volto diverso, i tempi sono cambiati. Certe volte mi sento ingabbiato, vorrei dare di più. E penso che questa storia che ho in testa potrebbe farmi conoscere di più anche all’estero".

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Il ruolo drammatico interpretato ne "La grande bellezza" come punto di (ri)partenza. Verdone confessa di averne parlato anche col regista premio Oscar, Paolo Sorrentino: "Se mi viene fuori una bella storia, gliela posso anche cedere"...