DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Ugo Cundari per www.ilmattino.it
Marisa Laurito, direttrice del teatro Trianon Viviani, ha lavorato a lungo con Luciano De Crescenzo, del quale era personale amica. Ha recitato in tanti suoi film e più di recente è stata in tournée con “Così parlò Bellavista”, tratto dal romanzo di De Crescenzo, «uno spettacolo nato quando Luciano era ancora vivo, lui aveva partecipato anche alle prove.
Più che un ricordo, questo spettacolo è nato con lui. Era un genio» dice la Laurito, che oggi scende in campo per difendere il suo Luciano da ogni appropriazione indebita, come quella consumata, secondo lei e tanti altri, dal candidato della Lega Severino Nappi. Il politico ha pubblicato la foto dello scrittore e una citazione di De Crescenzo («Napoli, l’ultima speranza dell’umanità») accompagnate dal logo Lega-Salvini Premier, oltre che dai loghi «Prima gli italiani» e «Campania il nostro posto», quest’ultimo il movimento civico fondato dallo stesso Nappi.
Laurito, perché si è indignata di questa operazione politica?
«Perché Nappi si è definito uomo d’amore ma dubito che sappia davvero che cosa significhi. Gli vorrei tanto chiedere se davvero conosce la filosofia di Luciano De Crescenzo, se davvero vuole fare credere ai suoi elettori di aver compreso l’intima essenza dei libri di quello che lui definisce “maestro”».
Chi è un uomo d’amore?
«La parola amore ha significati nobili, e vola molto più in alto di bassi interessi che puntano a raccogliere consensi e voti tra i compagni di parrocchietta. Uomo d’amore è uno che prima di tutto abbraccia il mondo e gli altri, senza nutrire il minimo egoismo, uno che pensa al benessere di ogni suo prossimo e della città in cui vive.
Chiunque si appropri di questo pensiero per fini personali sbaglia, e di grosso. Come pensa Nappi di ottenere più voti o più consenso o più visibilità con un’azione del genere? Proprio non riesco a capirlo».
Che in questo caso tra i loghi ci sia quello della Lega la ferisce di più?
«Premetto che qualunque logo politico sotto il volto di Luciano, con l’utilizzo di una sua frase, è sbagliato. Non si usa la creatività di una persona mettendoci un logo, un marchio, comprandola e svendendola, e questo lo avrei detto anche se al posto di un partito ci fosse stata la marca di una saponetta. Che poi sia della Lega, certo, fa male ancora di più».
Perché?
«Per quanti anni noi napoletani, noi meridionali, noi terroni colerosi siamo stati attaccati dai leghisti? Già abbiamo rimosso tutto? Proprio non capisco come un napoletano possa dirsi leghista, uno che è nato in una città d’amore, come ci ha insegnato Luciano, che poi fra l’altro nel lavoro era un tipo molto meticoloso, serio, professionale, non avrebbe mai accettato di lasciar usare le sue idee così a cuor leggero».
Qual era la filosofia più vera di de Crescenzo?
«Il nocciolo più autentico sta nella sua convinzione che Napoli sia l’ultimo baluardo dell’umanità, e lo diceva non per fare una battuta ma perché davvero ci credeva. Lui era un uomo straordinario, qualunque cosa ha fatto è sempre risultato il numero uno, anche quando ha disputato gare di off-shore.
Aveva questa immensa capacità di amare, di vivere la vita senza paura, di abbracciare con lo sguardo e con il pensiero tutti, vorrei che fosse sempre ricordato così, non per uno slogan che sfrutta il ritorno di popolarità di un filosofo, attore, scrittore, napoletano orgoglioso».
Spera che Nappi cambi idea e cancelli quel suo manifesto?
«È assurdo che non l’abbia già fatto, a me la notizia è arrivata tardi perché sono all’estero ma ero sicura che poi la cosa sarebbe finita nel giro di qualche ora, e invece sta ancora là. Spero, anzi ne sono sicura, che la famiglia De Crescenzo si tuteli in ogni modo da questo danno di immagine e da questo sfruttamento non autorizzato. Ma si rende conto questo signore che se i De Crescenzo gli fanno causa lui la causa la perde?».
Chi è stato De Crescenzo per lei?
«Luciano era la mia famiglia, spesso mio padre e qualche volta mio figlio, il nostro era un rapporto intenso, molto stretto, mi sento sua parente di spirito».
Cosa le ha insegnato?
luciano de crescenzo lina wertmuller
«Luciano non dava lezioni, era una persona speciale e straordinaria che viveva con l’esempio le convinzioni sue più intime, era un uomo che badava molto ai sentimenti e ai valori veri della vita, che alla fine sono amicizia e amore, non i soldi.
Spesso mi confidava che se doveva contare i suoi amici poteva usare solo alcune dita di una mano. L’amicizia, e il rispetto per il prossimo, sono valori ai quali nessuno può rinunciare. Ecco, stavolta spero che Nappi metta a frutto questo mio ricordo».
De Crescenzo Arbore e Dago - anni '80
Se dovesse consigliare a Nappi un film di de Crescenzo da vedere, o da rivedere, quale sceglierebbe?
«Più che un film la scena di un film, quella dove Bellavista e Cazzaniga rimangono chiusi in ascensore. Entrambi capiscono che si sono fatti un’idea sbagliata l’uno dell’altro, magari Nappi capisce che ha commesso un errore, un grosso errore, e ritirando il suo manifesto dimostrerebbe di aver capito almeno una lezione di Luciano. Questo manifesto, considerando che Luciano non è più tra noi e che la famiglia non ne sapeva niente, è una doppia schifezza».
SOPHIA LOREN E LUCIANO DE CRESCENZO SUL SET DI SABATO, DOMENICA E LUNEDI' DI LINA WERTMULLER
NAPOLI, CANDIDATO DELLA LEGA POSTA MANIFESTO CON DE CRESCENZO
Da ilmattino.it
Bufera sui social per un manifesto pubblicato sulla pagina Facebook di Severino Nappi, l’ex assessore al Lavoro della giunta di centrodestra guidata da Stefano Caldoro tra il 2010 e il 2015, ora candidato con la Lega alle Regionali in Campania.
Nappi ha pubblicato la foto dello scrittore e una citazione di De Crescenzo (« Napoli, l'ultima speranza dell'umanità») accompagnate dal logo Lega-Salvini Premier, oltre che dai loghi «Prima gli italiani» e «Campania il nostro posto», quest'ultimo dal nome del movimento civico fondato dallo stesso Nappi.
L'associazione tra Luciano De Crescenzo e il simbolo con Alberto da Giussano non è piaciuta ai tanti che hanno manifestato il loro dissenso nei commenti al post, da chi parla di «orrore e blasfemia» a chi ritiene l'idea «un'offesa al maestro» ricordando come De Crescenzo fosse «lontano anni luce dalle idee della Lega». Il post è stato quindi sommerso dalle critiche di chi ha rimarcato come De Crescenzo, simbolo della napoletanità, non possa essere utilizzato per la propaganda elettorale della Lega.
«Dalla famiglia De Crescenzo, in merito alla comparsa di un manifesto firmato Lega col volto di Luciano: «Non autorizziamo e ci dissociamo da qualsiasi utilizzo a fini politico-elettorali dell'immagine di Luciano De Crescenzo che tuteleremo in tutte le sedi opportune». (chiediamo a tutti gli amici di diffondere questo messaggio)» si legge sulla pagina facebook dedicata alla memoria dello scrittore.
«Il post del candidato Severino Nappi che ricorda Luciano De Crescenzo con i simboli della Lega a corredo è un'indecenza. Quando si ricorre a questi mezzucci, vuol dire che i propri contenuti e la propria proposta politica sono pari allo zero». Lo dice in una nota il deputato Alessandro Amitrano (M5s), secondo il quale «la Lega per anni ha insultato i napoletani e ora ricorre ad una becera strumentalizzazione politica del Professore. La propaganda e il populismo non dovrebbero mai precipitare a livelli così bassi», ha concluso Amitrano.
Non si è fatta attendere la risposta di Nappi. «In questa settimana ho ricordato, ad un anno dalla morte, Luciano De Crescenzo. Maestro di cultura, filosofia ma soprattutto, per noi napoletani maestro di vita. Eppure, pare che io non ne abbia più diritto, mentre fino allo scorso anno i miei post di omaggio al Maestro non suscitavano sdegno. Perché? Forse perché faccio parte della Lega di Matteo Salvini?».
«Tra le cose che non potrei più fare, dunque - aggiunge Nappi - rientra anche difendere e ricordare il nostro patrimonio culturale che, a quanto pare, deve restare prigioniero degli stereotipi a base di pizza e mandolino e a disposizione solo di una certa sinistra ipocrita quanto superata persino da se stessa. Intanto però, nei giorni in cui abbiamo ricordato De Crescenzo, io ero con Matteo Salvini a Giugliano. Cosa c'entra direte voi? Ve lo spiego.
In un mese, il leader della Lega è venuto quattro volte in Campania, e non certo a fare comode passerelle o a sedere in lussuosi salotti. Con lui abbiamo scoperchiato le bugie sui tamponi nascoste tra gli angusti palazzoni dell'ex Cirio di Mondragone, abbiamo incontrato famiglie in difficoltà a Castelvolturno, e poi abbiamo fatto un sopralluogo al campo rom di Giugliano: la réclame dell'ipocrisia dell'accoglienza dei detentori del bene che ritengono io non possa occuparmi più di cultura e di Sud».
A Giugliano, ricorda Nappi, «le donne e gli uomini del posto, nonché i rom stessi, hanno chiesto una mano a noi, a Matteo, alla Lega. Non ci hanno guardato con rabbia ma con speranza. Sono stanchi di promesse e soprattutto stanchi di vivere in condizioni ai limiti della sopravvivenza tra sporcizia, roghi, rifiuti ed ecoballe. Il mix che si trova a Giugliano nella zona del campo rom è pericoloso ma identificativo del fallimento dei guerrieri del mandolino capitanati dal direttore d'orchestra De Luca. La nostra terra, il nostro posto va liberato subito da malgoverno e malafede.
Tutti - prosegue Nappi - devono avere diritto a condizioni di vita normali e soprattutto tutti quanti hanno diritto di esprimersi liberamente senza rischiare per questo di essere linciati. In fondo, solo chi ha letto fino in fondo 'Così parlò Bellavista' può ricordare il significato più autentico del messaggio del maestro De Crescenzo. Cazzaniga era solo un simbolo, Cazzaniga non era diverso dai tanti napoletani onesti e perbene che vivono nella nostra terra, nel nostro posto».
Nappi infine si dice dispiaciuto «se la famiglia ha interpretato questo mio omaggio a Luciano come un tentativo di appropriarmi di un simbolo. Non era mia intenzione. Chi mi conosce, del resto - conclude Nappi - sa che non ne ho nè la necessità, nè il bisogno. Sono un uomo d'amore».
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