DAGOREPORT - CON UN MINISTRO DEGLI ESTERI (E UN GOVERNO) ALL'ALTEZZA, CECILIA SALA NON SAREBBE…
Marco Giusti per Dagospia
Cannes quinto giorno. Piove ancora. Sempre più difficile. Con la sveglia alle 6 50 per cercare di prenotare in 60 - 90 secondi i film in concorso. Uffa! Stamane ho visto un film bellissimo e importante del concorso che avrà sicuramente un premio maggiore, come la Palma d'Oro (ne ha le possibilità sia per storia che per originalità di messa in scena) o l'ensemble delle attrici o la sceneggiatura. Parlo di “Les filles de Olfa” diretto da Kaouther Ben Hania, sofisticata regista tunisina che ci aveva dato qualche anno fa "L'uomo che vendette la sua pelle", una cosa del tutto diversa.
Anche in questo caso però la Ben Hania racconta una storia vera, famosa in Tunisia e non ancora terminata, e affronta un tema forte e attuale come il disastro che la rivoluzione islamica, con grosse responsabilità della Francia (infatti coproduce), ha provocato anche all'interno delle famiglie tunisine e in particolare di quelle di molte ragazze che si sono illuse di cambiare vita con Daesh e il velo.
Così la dura Olfa cresce le sue quattro belle famiglie, sfanculando prima un marito che scopa una volta all'anno solo per procreare ma che è pure molesto e poi un secondo uomo ancora peggio del primo che ha raccattato dalle carceri politiche. Fino a quando le ragazze sono piccole e non subiscono le molestie dei padri va tutto bene, ma quando crescono e trovano la risposta a quello che pensano di volere dalla vita dalla rivoluzione islamica e scappano con capo di Daesch nel completo nero tutto cambia.
Assolutamente convinte della loro scelta vengono considerate perdute dalla madre ("manguate dai cani"). Olfa riesce a salvare dalla fuga le due ragazze più piccole, ma non riesce a recuperare le figlie. E il caso diventa mediatico.
Per mettere in scena tutto questo la regista costruisce un gioco di specchi di grande intelligenza chiamando nei ruoli delle ragazze scomparse due attrici, mente un'altra attrice fa Olfa. E tutto si raddoppia in un continuo gioco femminile che va ben oltre le piccole storie di sesso e desideri che stiamo vedendo nelle opere prime a Cannes dirette da donne.
Qui Ben Hania racconta del rapporto di tutte le donne del suo paese col potere maschile. Ma il cuore del film è ovviamente anche nel rapporto delle attrice dentro e fuori i loro personaggi con la regista, fuori campo, con la madre e le figlie, tutte, e con una scelta di vita terribile che ci pare di capire cresca all'interno delle contraddizioni tunisine e una occidentalizzazione imperialista.
Difficile puntare a qualcosa di più complesso, attuale e coinvolgente, il film riesce a tenere perfettamente in equilibrio sia il suo racconto che la messa in scena della messa in scena. Favoloso. Le attrici fantastiche.
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