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DAGOREPORT - SE IN FORZA ITALIA IL MALCONTENTO SI TAGLIA A FETTE, L’IRRITAZIONE DI MARINA E PIER…
Marco Giusti per Dagospia
Cannes 2012. Secondo giorno. In un festival dominato dalla Francia come produzione e coproduzione (magari imparassimo qualcosa...) arriva il gioiello nazionale. Jacques Audiard, dopo l'eccellente "Il profeta", tutto ambientato in un carcere e giustamente premiato con Grand Priz de la Jurie a Cannes nel 2009, ci presenta "De rouille e d'os", melo con paraplegica, con l'eterna piangente Marion Cotillard (stavolta piange al 35esimo minuto) e l'astro nascente Matthias Schoenaerts nei ruoli di Stephanie e Alin due disgraziati che si uniscono e finiranno per amarsi in maniera contorta ma sincera.
Il film e' ispirato al romanzo americano di Craig Davidson ambientato durante la grande depressione, mai cosi' frequentata dal cinema come in questi anni, e ne riprende il clima dei combattimenti clandestini, della lotta tra operai e crumiri pagati dai padroni e la bestialita' venata da dolcezze del personaggio maschile, che dovra' lottare e soffrire per crescere.
Audiard e' un po' il Garrone francese, che non a caso dominera' la giornata di domani. "De rouille e d'os" non ci risparmia nulla, la storia di amicizia e pieta' tra due persone di classi diverse, lei ricca lui povero, il nuoto e il sesso della paraplegica, con tanto di effetti speciali perfetti che mostrano la Cotillard senza gambe, il rapporto di Ali col figlioletto, la lotta di classe, il politicamente corretto.
Girato benissimo, perfettamente dosato nel pianto e nella paraculaggine e' un film destinato al successo, al lancio del bel Matthias e alla consacrazione con premio per l'eterna piangente Cotillard, che qui, a onor del vero, e' bravissima.
Puo' non piacerci, puo' irritarci nei suoi trucchi di acchiappo dello spettatore meno smaliziato, abbiamo molto da dire anche sulla professione della Cotillard, istruttrice di delfini come in un film di Moccia o Brizzi, ma alla fine il film funziona. E il pubblico in sala ha festeggiato.
Quanto all'altro film in concorso, l'egiziano "Baad El Mawkeaa" visto ieri sera, una mattonata veltroniana prodotta dai francesi e diretta da Yousri Nasrallah, ha buone probabilita' di piacere più' del film di Audiard a Nanni Moretti e di finire in programmazione al Sacher, ma non ha convinto i critici più' cinici.
Ambientato nel 2011 in piena rivoluzione egiziana, ci presenta un melo di classe tra la bella e occidentalizzata radical chic Rim, computer Apple, scarpe Nike, telecamerina Sony, e un rozzo ma bono cavallaro, tale Mohamed, con moglie caruccia, Fatma, e figli, che era tra i controrivoluzionari a sostegno di Moubarak in piazza Tahrir.
Sfortuna ha voluto che il cavallaro venduto al potere sia stato visto su You Tube sputtandosi cosi' in mondovisione. Questo lo ha reso oggetto di disprezzo e ilarita' fra i suoi amici e gli ha pure fatto perdere il lavoro. Rim ne sente il fascino bruto, e' una specie di Lando Buzzanca dei bei tempi, ma decide di trasferire la sua passione in educazione sociale.
Si adopera quindi per migliorare la vita di Mohamed e della sua famiglia scontrandosi pero' con tutti. Anche perche' viene vista come la radical chic venduta agli americani che si e' fatta il toy boy...
Mattonata poco sostenibile (ma i primi giorni si tiene botta) il film naviga un po' alla cieca malgrado l'interesse della storia e la santa causa della rivoluzione egiziana. Il cavallaro e' talmente stupido da decidere di vendersi a una specie di Remo Gaspari locale, un democristianone che gli spiega che tutto tornera' come prima, ma riuscira' a redimersi e a ritrovare l'onore perduto.
Noi, dopo due ore interminabili, certo vedere le tre ore di Fazio-Saviano sara' stato ancora più' martirizzante, se ne esce stremati. E ci si chiede perche' questo film sia in concorso. Forse per compensare la leggerezza politica di Wes Anderson o perche' e' prodotto da France3 o perche' sembra una versione egiziana di "Una separazione" con le sue donne in continua auto-analisi politica? Certo "Romanzo di una strage" poteva essere un film piu' presentabile, ma meno attuale per il pubblico internazionale.
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