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LA CANNES DEI GIUSTI - SI CHIUDE LA PRIMA SETTIMANA, DEVO DIRE IN SOTTOTONO, DEL FESTIVAL. MI SEMBRA CHE CI SIA ANCHE MENO PUBBLICO - DEI FILM PASSATI IERI SERA QUELLA CHE È STATO ACCOLTO MEGLIO È IL BRASILIANO “O AGENTE SECRETO”. QUANTO A “THE PHOENICIAN SCHEME” DI WES ANDERSON, MI SEMBRA CHE ABBIA DIVISO LA CRITICA - HO VISTO INVECE DUE ANTEPRIME MOLTO ATTESE A CANNES PREMIERIE, LA COMMEDIA SENTIMENTALE ISLANDESE “ASTIN SEM EFTIR ER” E IL SERIOSO “GODLAND” - SEMPRE PER CANNES PREMIERE È PASSATO IERI SERA IL MOLTO ATTESO “MAGELLAN/MAGALHAES”… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Si chiude la prima settimana, devo dire in sottotono, del Festival di Cannes. Mi sembra che ci sia anche meno pubblico. Una delle notizie interessanti mi sembra quella che Mubi si sia comprato per 24 milioni di dollari i diritti di distribuzione di “Die My Love” di Lynne Ramsay con Jennifer Lawrence e Robert Pattinson. Fece lo stesso un anno fa con “The Substance” di Coralie Fargeat e lo portò agli Oscar. Ci aspettiamo lo stesso trattamento.
Dei film passati ieri sera quella che è stato accolto meglio è il brasiliano “O Agente secreto” di Kleber Mendonça Filho, il regista di “Bacarau” e “Aquarius” con Wagner Moura protagonista. Ma leggo che qualcuno ha osservato che è un film targato Netflix, cosa che non è di solito accettata a Cannes.
Quanto a”The Phoenician Scheme” di Wes Anderson con Benicio Del Toro, Mia Threapleton, Tom Hanks e una marea di comparsate illustri, mi sembra che abbia diviso la critica, più o meno come è accaduto agli ultimi suoi due film. Ha ricevuto però 6 minuti di applausi. Ne parliamo domani.
Ho visto invece due anteprime molto attese a Cannes Premierie. La prima è la commedia sentimentale, diciamo, “Astin Sem Eftir Er”, cioè “L’amore che rimane”, scritto e diretto dall’islandese Hlynur Palmason. Meno profondo, ma non meno sentito elaborato rispetto al suo precedente film, il serioso “Godland”, questo è una sorta di diario privato di un anno di una famiglia che vive in una bellissima isola islandese alle prese col divorzio dei genitori.
Lui, Magnus, Svennir Gudnason, lavora per mare. Lei, Anna, Saga Garðarsdóttir, tiene i tre figli, una ragazza più grande e due gemelli fin troppo loquaci, e fa l’artista pur vivendo in una fattoria meravigliosa sul mare del nord. Con loro troviamo un cagnolino protagonista, Panda, di pura razza islandese, bianco e nero, e un gallo attaccabrighe, ma di famiglia, certo Bibi, che farà una brutta fine, con relativo strascico di discussione tra la figlia e il padre, che ha obbedito all’ordine della moglie.
Ambientato in questi posti naturali meravigliosi, il film è composto di piccole situazioni famigliari, uno dei gemelli colpisce con una freccia l’altro che è portato di corsa all’ospedale, di altre di lavoro, la visita del gallerista svedese insopportabile che parla solo di sé è molto divertente, di sogni che dovrebbero farci capire non si sa bene cosa, Bibi si trasforma in un gallo gigantesco che vuole colpire Magnus, e di un continuo tentativo da parte del marito di tornare con la moglie. Gli è bastata la visione di non si dice cosa da sotto le gonne durante una gita con la famiglia, per capire che deve tornare con Anna.
Ogni mossa di un personaggio si porta un commento dei ragazzi, e la cosa si allarga al padre di lei, ai compagni di lavoro di lui. E’ un piccolo film con immagini di gran classe, c’è un inizio favoloso con il tetto del capannone studio di Anna che viene sradicato, un senso della commedia che non ci aspettavamo da un regista così rigoroso, e finalmente un film che di aggressivo ha solo un gallo. Che farà una brutta fine.
Sempre per Cannes Premiere è passato ieri sera il molto atteso “Magellan/Magalhaes”, anche perché descritto come un film più accessibile del solito del filippino di culto Lav Diaz con Gael Garcia Bernal come Ferdinando Magellano (1480-1521) alle prese con le spedizioni nelle Molucche durante 16 anni. In Portogallo troverà moglie, Beatriz, interpretata da Angela Avezedo.
Ora, rispetto a durate di 7, 8 ore, certo, questo “Magellan” è un film normale, due ore e mezzo, è a colori, c’è una star conosciuta, come Gael Garcia Bernal, ma oltre a sapere che esiste una copia di 9 ore già preparata dal regista per i suoi fan, non è che sia proprio più accessibile del solito. E’ un film di inquadrature fisse, di azione nulla, molto fermo, più vicino a “Zama” di Lucrecia Martel che ai vecchi film tv di Rossellini. Le immagini di Artur Tort, storico collaboratore di Diaz, sono sontuose, e forse dovremmo saperne di più di Magellano e dei suoi rapporti con la Malesia e le Filippine.
magellan. magalhaes
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Astin Sem Eftir Er
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Astin Sem Eftir Er
o agente secreto
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