DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alessandro Trocino per "Corriere.it"
«Mi vuoi votare? Belìn, dai che alle elezioni porto a casa una barca di voti». L'inconfondibile voce di Beppe Grillo squilla nelle orecchie sbigottite dei politici. Il nemico pubblico numero uno, l'ex comico che sta scalando il potere e minaccia la Casta da vicino, chiede il voto, neanche fosse un onorevole della Prima Repubblica. I politici abbozzano, provano a dialogare, ben più concilianti rispetto alle loro dichiarazioni e ai pubblici strali. Solo che il sedicente Beppe Grillo in realtà è Elio Cesari. Un signore più noto con il nome di Tony Renis, inossidabile cantante, imitatore, discografico, con frequentazioni che negli anni hanno spaziato da Ronald Reagan a Silvio Berlusconi, da Julio Iglesias a Frank Sinatra.
Quella di Renis è solo una burla, uno scherzo. Mister «Quando quando quando» non ci mette alcuna malizia, vuole solo divertirsi e lo fa spesso assieme al suo grande amico, l'avvocato Giorgio Assumma, ex presidente della Siae e legale di molti uomini di spettacolo. Eppure, certe beffe sono istruttive. Riescono a scardinare i meccanismi del potere. A svelare le piccole e grandi ipocrisie che vedono i politici farsi la guerra in pubblico, ostentando un'ostilità virulenta, per poi magari attovagliarsi insieme. Anatemi e insulti in pubblico, pacche sulle spalle e grandi risate in privato.
Assumma è stato la prima «vittima» dello scherzo di Renis: «Io ci sono cascato in pieno. Beppe mi chiedeva il voto e gli ho spiegato che il suo movimento somiglia molto all'Uomo qualunque di Giannini e che se non si struttura sul territorio non può reggere cose così. Ah, e naturalmente gli ho detto che non lo avrei votato». Assumma, dopo la rivelazione dell'amico, ha assistito alle chiamate goliardiche di Renis. Stupendosi della reazione dei politici di fronte a Grillo, il male assoluto, uno che - a colpi di «psiconano», «valium» o «alzheimer» - non si è fatto voler bene dagli altri politici.
«Ci cadono tutti - dice Assumma -. Ma soprattutto nessuno mette mai giù. Nessuno chiude la conversazione indignato. Nessuno gli dice: sei un buffone». Insomma, sono concilianti con il «caro Beppe», parlano, trattano, ridono. Che non si sa mai, in politica, meglio non farsi nemici. E poi il Movimento Cinque Stelle nei sondaggi è sopra il 16 per cento, mica si può snobbare così.
Renis minimizza. Se parli di politica svicola, glissa, attacca a raccontare di «Quando quando quando»: «Ora l'hanno rifatta Bublé e Nelly Furtado». Del «premio Caruso», appena vinto, consegnato da Franco Migliacci: «Quello di "Volare", mica uno qualunque». E Grillo? «Il comico migliore di sempre, dopo Walter Chiari. Un amico, ma non lo sento da tempo. Anzi, se mi dà il numero lo chiamo e faccio finta di essere lui». Ma non è più un comico, ora è un politico: «Eh, sa che ho scoperto Nikka Costa?». Certo, la figlia di Don, «On My Own». Ma i politici? «Di Berlusconi si sa tutto, ma anche Craxi aveva un grande repertorio: cantava di tutto, da Guccini a Murolo fino a Yves Montand».
Cantare un po' farebbe bene anche al governo tecnico, non trova? «Sa perché mi viene bene l'accento di Grillo? Perché quando ero in latinoamerica, un successone, non sapevo la lingua e mi sono inventato uno spagnolo con accento genovese». Ce lo dice un politico che ha gabbato con una sua chiamata? «Belìn, lo sa che c'è cascato anche Maurizio Costanzo? Anche se poi gli è venuto il dubbio».
IL CIUFFO DI TONY RENIS BEPPE GRILLO SUL PALCO GIORGIO ASSUMMA walter chiari nelly furtadoMAURIZIO COSTANZO
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