FINE DELLA SCENEGGIATA: CHICCO RITIRA LE DIMISSIONI - AMORALE DELLA FAVA: UN’AZIENDA NANA E DEBOLE, OSTAGGIO DEL DIRETTORE DEL TG CHE CONDIZIONA L’ANDAMENTO DEL TITOLO (PER NON PARLARE DEL VALORE PUBBLICITARIO) - ALTRO CHE TERZO POLO: LA MENTANATA DONA UN SAPORE PAESANO A TUTTO IL MONDO LA7: CHE VORREBBE DIVENTARE GRANDE, ECCITANTE PER IL MERCATO (L’INDEBITATISSIMA TELECOM LA VUOLE VENDERE), MA INCIAMPA ANCORA NEI CAPRICCI DI UN SUO DIPENDENTE…

1- TELECOM ITALIA MEDIA: MENTANA, RITIRO DIMISSIONI DA DIRETTORE TG LA7
Radiocor - 'Mi sembra doveroso ritirare le dimissioni' da direttore del Tg de La7. Cosi' Enrico Mentana sulla sua pagina Facebook.

2- LA SCENEGGIATA DI CHICCO
Riccardo Bocca per Espresso.it

C'è un termine tecnico, scientifico azzarderei dire, per descrivere quanto accaduto ieri dalle parti del Tg de La 7: sceneggiata, è la parola più giusta, più consona. Nell'insieme, intendo, nel quadro un po' scapricciatiello di un'emittente che si atteggia a terzo polo -non il quinto o il trentaduesimo- e di un telegiornale che ha fatto della professionalità e della sfoggiata equidistanza i suoi slogan vincenti.

Certo: spiace che, mentre nella cittadella del Tg1 pioveva champagne per l'addio minzolinato, nel cuore della rete Telecom si rovesciassero masochisticamente addosso olio bollente. Ma tant'è. In poche ore, per preparare a dovere il santo natale, si è praticata l'arte del tutti contro tutti, concludendo infine con un -inutile- masticare amaro e trattenere a stento reciproche recriminazioni.

Razionalità? Zero. Buon senso? Ancora meno. A partire dal comitato di redazione, il quale prima tace sulla (ben nota) volontà dell'Associazione stampa romana di denunciare Mentana per comportamento antisindacale (colpa imputata al direttore: esserci rifiutato di leggere in tv un comunicato della Federazione nazionale della stampa in sostegno allo sciopero dei poligrafici) e poi, quando a Mentana girano i cosiddetti, e minaccia
di dimettersi, italianamente si desta, assicurando di «non aver denunciato il direttore», e anzi rinnovando «la stima e l'apprezzamento per lo straordinario lavoro che sta svolgendo insieme alla redazione».

Insomma, ragazzi: decidetevi. O Mentana merita la denuncia, è un padre padrone, non rispetta i patti sindacali e allora urlate ben forte che dovrebbe togliere il disturbo, oppure è un salvatore delle (vostra) patria, e quindi non va consegnato al tribunale ma a una circoscritta discussione sugli accordi eventualmente violati.

Quanto a Mentana: che dire... Se andava in cerca di una maniera spiccia per danneggiare un prodotto, un clima, un successo, beh l'ha egregiamente trovato. Tutto serviva, al giovane tg del La7, tranne che uno scontro frontale e uno strappo con le realtà interne: perlopiù dettato, a fiuto, da una botta d'insofferenza e non da una strategia ragionata e ragionevole.

Il problema, grosso, e spiacevole un po' per tutti, è che alla fine di questa storia grama -e per molti versi incomprensibile- resta un unico dato forte: nel mezzo della baruffa di ieri, Telecom Italia Media, padrona dell'emittente, ha perso in borsa sei punti percentuali, mollando infine sul tappeto un doloroso 3,7 per cento.

Questo, in termini non economici ma politici, si traduce nel guado in cui si barcamena il Tg de La 7. Sulla sua poltrona più alta, infatti, siede un direttore che per il fatto stesso di esistere condiziona l'andamento del titolo di chi lo stipendia (per non parlare del valore pubblicitario). Il che da un lato significa potere vero, per lui, moneta sonante in una qualunque trattativa interna o esterna alla redazione. E dall'altro lato, invece, dona un sapore paesano a tutto il mondo La7: che vorrebbe diventare grande, nel senso di adulto, ma inciampa ancora in pericolosi capricci.

3- MENTANA, NON ANDRO' AL TG1...
(ANSA) - "Se volessi andare al Tg1, avrei avuto bisogno di mettere in piedi tutto questo can can?": Enrico Mentana, ospite della 'Telefonata' di Maurizio Belpietro, su Canale 5, ribadisce che le dimissioni annunciate ieri dal tg La7, non sarebbero in ogni caso il preludio per un passaggio alla guida della principale testata Rai, dopo la rimozione di Augusto Minzolini. "Sono perfetto per non andarci: dico che non vado a votare, non amo le liturgie sindacali, non amo i contratti a termine, quali sono fatalmente quelli da direttore del Tg1, e non amo l'invasione dei partiti che ha la Rai". Mentana, ha ricordato di essere stato al Tg1, "dal 1980 al 1989, ma sono andato via più di vent'anni fa. Se mai - ha concluso - proverei a fare un'esperienza diversa, come Santoro".

 

BERNABE MENTANA Stella