DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
di Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. AVVISI AI NAVIGATI
People s Bank of China dc fa d ed
Sono molto riservati, i cinesi, sui loro investimenti. Come ricorda oggi il Sole 24 Ore (a pagina 17), il 24 luglio scorso People’s Bank of China avva ricevuto a Pechino una delegazione italiana guidata dal ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, senza fare parola dei rastrellamenti in corso su grandi gruppi italiani. Adesso dalle rilevazioni obbligatorie Consob sulle soglie di possesso rilevanti, viene fuori che la banca nazionale cinese – forte di una liquidità enorme – il 29 luglio ha superato il 2% in Fiat, in Prysmian (ex Pirelli cavi) e in Telecom Italia. Nei mesi scorsi erano già stato acquistati pacchetti analoghi in Eni ed Enel e il totale degli asset cinesi in società quotate italiane arriva così a 3 miliardi di euro, ai quali vanno aggiunti i due miliardi investiti nei giorni scorsi in Cdp reti.
Non solo, in occasione di quell’ultima visita a Pechino, il governatore cinese aveva ammesso che la banca centrale ha investito 8 miliardi in azioni italiane, mentre si era guardato bene dallo svelare il valore degli investimenti in titoli del nostro debito pubblico. Se si aggiunge che a giugno, a Matteo Renzi è stato chiesto di alzare il limite del 2% come soglia Consob, allo scopo di avere più margini di manovra in Italia, si capisce bene quanto a Pechino puntino sull’Italia.
Questa lunga premessa per dire che siamo di fronte a un’occasione quasi epocale, per l’Italia. L’occasione è quella di ridurre la nostra dipendenza dall’eurozona, di non avere più la Merkel come misura di tutte le cose, di non essere appesi solo alle valutazioni di un politico finlandese sul nostro bilancio. Gli investimenti cinesi in titoli pubblici italiani non avvengono in base al rilascio di euro-pagelle sui parametri di Maastricht, ma a un giudizio combinato sulla nostra solvibilità (elevata) e sui rendimenti.
Gli investimenti in società come Telecom, forte sul mercato interno, o Prysmian, che dipende dai mercati delle tlc e dell’energia, ci dicono che il mercato Italia ha ancora la sua forza e il suo valore. Per questo, le notizie degli investimenti cinesi sono positive e per una volta non avrebbe davvero senso parlare di “invasione cinese”. Sembrerà strano, ma sono investimenti che ci rendono un po’ più liberi. Liberi di giocare su più tavoli a livello internazionale.
2. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Dunque, ieri figuraccia sul decreto Madia: “Dietrofront sulle pensioni. Bloccati gli insegnanti, ma salta il tetto di 68 anni. L’esecutivo annulla le modifiche del Parlamento. Il premier Renzi: per la scuola pronti a intervenire” (Corriere, p. 2). La Stampa sottolinea che “il governo obbedisce ai tecnici” (p. 3), che nel caso in questione sono quelli della Ragioneria generale e lo stesso Lurch Cottarelli, che aveva criticato platealmente la norma.
L’attenzione però è tutta sui dati macroeconomici, che hanno spinto il governo alla precipitosa retromarcia. La Repubblica dei renziani mette le mani avanti: “Torna lo spettro recessione, crescita zero nelle stime Istat. Sul deficit si riapre il fronte Ue. Domani i numeri sul Pil 2014: si prevede tra -0,1% e +0,1%. Sempre più lontano il pareggio strutturale chiesto da Bruxelles”. Per l’economista Daniel Gros, già consulente di Fmi e Commissione Ue, “l’Italia è di nuovo l’anello debole d’Europa, ma Bruxelles l’aiuterà” (p. 4).
Il Messaggero si dedica già ai nuovi tagli: “Crescita debole, conti in bilico. Pronti nuovi tagli ai ministeri. Preoccupazione per i dati sul Pil, riprende quota l’ipotesi manovra. Per il 2014 è possibile un intervento da 1 miliardo con sforbiciata alla spesa” (p. 3).
3. E CHE IL RENZUSCONI SIA CON NOI!
Alla vigilia del probabile incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, il Corriere interviene sul (finto) problema di che cosa contenga davvero il Patto del Nazareno. Antonio Polito spiega molto bene che “il patto non contiene nient’altro che il patto medesimo, politico e personale, tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi”. Un patto attraverso il quale “Matteo garantisce a Silvio di conservare agibilità politica e controllo del centrodestra e Silvio garantisce a Matteo lo strumento per disciplinare la maggioranza ogni volta che si agita. Le minoranze di ogni colore ne sono annichilite” (p. 1).
Sempre il giornale diretto (ancora) da Ferruccio de Bortoli apre uno scenario inedito su questa alleanza: “Berlusconi, la carta dell’appoggio esterno. Il faccia a faccia con Renzi e il partito spaccato sull’ipotesi. E Fitto tuona: inaccettabile” (p. 8). Intanto, una notizia curiosa: “Palazzo Grazioli nuova “centrale” azzurra. Silvio e Francesca cercano casa in affitto. Già visitati due appartamenti vicini ai Fori Imperiali e al Quirinale” (p. 8). Stessa notizia anche sul Messaggero (p. 4). La principessina cerca casa, anche se difficilmente troverà il matrimonio.
Repubblica racconta invece del progetto del Cavaliere per la prossima legislatura: “Berlusconi avverte Renzi: ‘Alle prossime elezioni io voglio candidarmi, l’Ue mi darà il via libera”. L’ex Cavaliere spera moltissimo nei ricorsi a Strasburgo e comunque, osserva il quotidiano diretto da Ezio Mauro, “si sente rassicurato dal premier”: “Ha blindato il nostro accordo e con le riforme sarò riabilitato” (p. 8).
Sul Giornale, lo stato delle trattative: “Il Cavaliere da oggi a Roma. Si tratta sul nodo preferenze. Lungo confronto tra gli ambasciatori Verdini e Lotti, incaricati di trovare la quadra. Sul tavolo anche soglie di sbarramento e premio di maggioranza” (p. 7). Per il quotidiano di Paolo Berlusconi, però, non c’è fretta e l’incontro tra i due Capi potrebbe anche slittare.
4. CHI SBAGLIA PAGA ANCHE TRA LE TOGHE?
Siamo ancora alle scaramucce iniziali ed è bene sapere che un testo del governo ancora non c’è, ma le anticipazioni sulla riforma della giustizia si sprecano e fanno discutere. Repubblica garantisce: “Sarà più facile fare causa ai giudici che sbagliano, parte la riforma di Orlando. Nel progetto sulla responsabilità civile ampliati i casi di violazione.
Lo Stato potrà rivalersi fino al 50% dello stipendio”. L’Anm, con il suo presidente Rodolfo Sabelli, mette già le mani avanti: “Adesso ci aspettiamo una pioggia di ricorsi. Che vi sia una stretta sui magistrati mi pare evidente. Si discute da 20 anni, sembra più urgente questo tema della riforma del processo” (pp. 10-11). Che si discute da vent’anni ce ne siamo accorti.
Dal canto suo, il pallido ministro Orlando già si difende con un’intervista alla Stampa: “La responsabilità civile dei giudici non sarà un meccanismo punitivo. Non sarà una riforma né pro né contro” (p. 6). Le condizioni per il solito aborto sembrano esserci già tutte.
5. VIENI AVANTI CREATIVO
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Salto di qualità nelle campagne di comunicazione pubblica. Oggi Snai (gioco d’azzardo legale) compra pagine di pubblicità sui quotidiani (Corriere, p. 20; Repubblica, p. 32) e si rivolge alla “Signora Agnese” per poter parlare con il marito Matteo Renzi. Chissà se le prossime campagne, in caso la signora Agnese non bastasse, si rivolgeranno direttamente ai figli di Pittibimbo, o alla Boschi.
6. FERRARI, SALTA MONTEZUMA?
Che Sergio Marpionne non ami particolarmente Luchino di Montezemolo è cosa nota, ma questa volta, per come è stata comunicata la sua uscita dal cda della Fiat, le voci di un suo addio anche a Maranello diventano più insistenti. Le raccoglie Repubblica, che scrive: “Fca, incognita Ferrari sulla strada verso Wall Street. Conto alla rovescia per la nascita della nuova società, incertezza anche per la questione recesso. Maranello non ha gradito come è stata comunicata l’uscita di Montezemolo dal consiglio. Elkann può sostituire il manager alla guida del lusso e della Squadra Corse”.
Da che parte stia Repubblica, lo si capisce dalle ultime righe del pezzo: “..rumours che anche ieri al Lingotto smentivano con decisione. Anche perché non sarebbe facile sostituire un manager che ha portato 14 titoli al Cavallino e che continua a produrre utili in un periodo di difficoltà della Squadra Corse” (p. 21). Praticamente, Luchino-Gesù.
7. ULTIME DA ALI-TAGLIA
La commedia sulle sorti dell’ex compagnia di bandiera anche oggi regala colpi di scena e frenate. “Alitalia, le banche chiedono più soldi a Poste. Intesa Sanpaolo e Unicredit vogliono che la società pubblica partecipi alla ristrutturazione del debito. Scontro tra i soci italiani sui finanziamenti, oggi nuova riunione al Tesoro e poi il vertice con Hogan” di Etihad (Stampa, p. 21). Il vero problema però resta come “nascondere” a Bruxelles la mano dello Stato dietro all’intervento di Poste. Si rischiano multe salatissime.
8. AGENZIA MASTIKAZZI
Titolo del Messaggero: “E il vino di D’Alema sbanca alla sagra. L’ex premier a Otricoli allo stand. In paese tutti gli danno del tu. ‘Ti ho comprato cinque bottiglie’” (p. 7). Articolo allo studio delle Cancellerie europee. D’Alema verso l’incarico di Commissario Ue per l’Agricoltura?
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