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Carlo Moretti per “la Repubblica”
Liquida, immateriale, la musica diventa sempre più spesso un affare da trattare al cinema. Ce lo dicono il successo di This is it, il film-testamento che ci mostra il Michael Jackson che non siamo riusciti a vedere sul palco, e Michael Jackson: life, death and legacy tornato in 250 sale a fine novembre.
Ma ce lo suggeriscono in coro anche i Pulp, gli Spandau Ballet, Nick Cave o David Bowie, recenti protagonisti anche sul grande schermo. I film documentari musicali abbondano nelle sale, nei canali tv satellitari, nei festival, alcuni dei quali dedicati come l’“In-Edit Beefeater” di Barcellona, 11 giorni di proiezioni dove a ottobre ha trionfato Pulp: a film about life, death and supermarkets diretto da Florian Habicht. Il valore aggiunto, neanche a dirlo, la colonna sonora.
Che i docufilm musicali incontrassero il favore del pubblico e fossero un’ottima forma di intrattenimento, l’ha dimostrato il successo nelle sale di David Bowie Is di Hamish Hamilton, passato nei cinema italiani qualche giorno fa. E questo nonostante la sfida per Hamilton fosse quasi impossibile da sostenere: ovvero trasporre su grande schermo l’omonima mostra dedicata al Duca Bianco, già esposta a marzo al Victoria e Albert Museum di Londra.
Cinquant’anni di carriera di un’icona del rock raccontati da un lungometraggio che passa con sguardo leggero su circa trecento memorabilia: filmati e foto, ma anche bozzetti, scenografie di concerti, storyboard, costumi di scena, molti dei quali disegnati dallo stesso Bowie. I produttori e gli autori hanno potuto contare sul pubblico che ha mancato la mostra di Londra, visitata comunque da 300 mila spettatori, ma anche sui tanti fan del Duca Bianco sparsi per il pianeta.
michael jackson thriller compie 30 anni
Il successo dei documentari musicali è stato sostenuto da due tendenze recenti: la crescita di interesse intorno al genere documentario e l’arrivo dei concerti nelle sale attrezzate per la diretta satellitare. La dimostrazione che il rock e le poltrone imbottite di velluto rosso potevano andare d’accordo. Così sono molti i gruppi e gli artisti pop e rock che hanno visto la realizzazione di un film che li riguarda.
Non solo i già citati Pulp, ma anche lo scorbutico Nick Cave, che ha accettato di farsi filmare da Iain Forsyth e Jane Pollard per il documentario 2-0.000 days on earth , un viaggio all’interno di una giornata dell’artista australiano e della sua musica, con i camei dei Bad Seeds e di Kylie Minogue, già visto alla Berlinale, al Sundance e al Torino Film Festival oltre che dal pubblico nelle nostre sale.
Ci sono film appena usciti che raccontano un’epoca musicale, come Beautiful noise dedicato agli anni 80 e 90 con Cocteau Twins e My Bloody Valentine, o dedicati a un solo album come Nas: Time is illmatic sul rapper Nas. Film strettamente biografici, come Searching for Sugar Man su Sixto Rodriguez e Spandau Ballet: Soul boys of the western world; o come Finding Fela su Fela Kuti firmato da Alex Gibney.
E, ancora, documentari dedicati a un genere musicale o a un’etichetta come My secret world. The story of Sarah Records , la casa discografica inglese fulcro della scena twee pop. I titoli sono moltissimi e non per tutti è scontata una distribuzione nelle sale: ce n’è uno dedicato al black metal, A spell to ward off the darkness , uno al rock progressive di Mike Oldfield intitolato Tubular bells come il suo disco, uno allo ska, Legend of ska , uno al jazz di Ellington On the road with Duke Ellington . E ce n’è persino uno dedicato alla scena techno gabber olandese, intitolato Gabbers!.
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