DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Marco Giusti per Dagospia
Angelo Infanti, il celebre Manuel Fantoni di â'Borotalco'', se ne è andato un anno fa. In realtà Angelo Infanti e Manuel Fantoni erano più o meno la stessa persona. Con la differenza che le storie che raccontava Angelo erano vere e che la sua vita era stata costruita esattamente come quella di Manuel Fantoni. Vere o false che fossero, facevano tutte ridere.
L'ho frequentato per un anno e mezzo, quando da Verona, dove viveva con la moglie Manuela, tornava a Zagarolo, dove era nato. Le storie che raccontava Angelo legate al cinema o agli anni '60 erano sempre ironiche. Non c'erano né vere conquiste né veri conquistatori e le star messe in scena, da Kirk Douglas ("simpatico!") a Frank Sinatra ("strano!"), sembravano sempre personaggi da commedia all'italiana, non da Hollywood.
Credo che la vera conquista che interessasse a Angelo fosse nei confronti del suo ascoltatore. Un vecchio trucco alla Manuel Fantoni. Un giorno lo intervistai con penna e taccuino, per un articolo mai finito, sulla sua Dolce Vita a cavallo tra la fine degli anni '50 e gli anni '60. Quello che segue è la trascrizione, più o meno fedele, di quello che mi raccontò.
Va detto che Angelo, a dispetto della sua fama, non si vantava per nulla di grandi conquiste e tendeva a non raccontare tutto. Nelle sue storie, inoltre era sempre lui il conquistato, ma l'aria che circolava era di totale leggerezza. Forse era quello il segreto e il fascino dei protagonisti di quel mondo.
"A Saint-Tropez conoscevo un po' tutti. Chi mi invitava a pranzo, chi a cena. Si campava così. La prima volta che ci sono andato stavo con una ragazza greca. Lei aveva affittato una villa a Saint-Tropez. Dopo un giorno già stavo fuori dalla villa e dormivo nei boschi da solo. Non sono più tornato da lei. Poi ho incontrato un amico mio che mi ha dato i soldi per ritornare in Italia. Ci sono tornato un'altra volta in autostop.
Qualche lira in tasca ce l'avevo e li ho conosciuto la Bardot, che mi ha portato nella sua villa. Lei era già nota. Mi sono ritrovato in mezzo a cinque sei cani. âVous aimez les betes?' me fa. Sì. Ma non aveva solo cani, anche gatti, gufi, pappagalli. Tutto c'aveva. A casa sua sarò stato cinque giorni, poi i cani mi hanno cacciato via. Lei era simpatica, bella.
Un'altra volta ci sono andato con Olghina di Robilant in macchina. Avevo un Mercedes 220 diesel. Guidavo io. Lei andava sulla Costa Azzurra in cerca di personaggi. Scriveva sullo "Specchio". Mi usava come autista. Un po' prima della dogana ci avevano fermato due ragazze svedesi. Le abbiamo fatto mettere sui sedili di dietro, sotto una coperta, per poter passare la dogana. Mentre guidavo ci provavo un po' con una delle due. Non ci stava. Così le ho fatto fare tutto il viaggio così, sotto il sedile. Gli dicevo âZitte, che c'è la dogana'. Mentre l'avevamo già passata.
Un'altra volta so' andato co' due amici. Tutti senza 'na lira. In macchina. Per fare benzina avevamo questo trucco. Ci fermavamo ai posti di polizia e dicevamo di fare una denuncia per furto. Dicevamo che ci avevano rubato tutto. Allora loro, per evitare le rotture di cazzo, ci davano diecimila, anche quindicimila lire. E noi facevamo benzina e continuavamo il viaggio.
Chi c'era? C'erano un po' tutti. Ma della gente me ne sbattevo un po' le palle. Pensavo solo a magna', scopa' e dormi'. Il cinema non mi era ancora entrato nelle vene.
In Sardegna sono andato la prima volta sempre con Olghina di Robilant che doveva fare delle fotografie della villa dell'Aga Khan. Non mi ricordo se poi ce l'ha fatta. Per fare queste foto, fingevamo di fare sci nautico così ci avvicinavamo senza dare nell'occhio alla villa. Ma nessuno di noi due sapeva fare lo sci nautico e ci siamo fatti 200 metri sotto l'acqua. In albergo stavamo all'Abi doro, l'Ape doro in sardo, poco distante dalla villa dell'Aga Kahn.
D'estate non stavamo mai fermi. Ci facevamo tutta la costa, da Santa Margherita a Saint-Tropez. Una volta sono partito in macchina con un mio amico che poi è diventato un noto avvocato. A Ventimiglia mi è preso sonno, allora mi fermo e vado a dormire in un alberghetto sulla strada. Lui dormiva in macchina. La mattina dopo il cameriere lo ha svegliato con il cappuccino. Gli ha battuto sul finestrina della macchina. "Questo glielo manda il suo amico". Lui non sapeva neanche dov'era.
Sulla Costa ci sono tornato molte volte con Terence Young. Lui affittava sempre degli yacht sulla Costa e stavamo tutti lì con lui. Anche quando girava un film, lui mica stava in albergo. Si comprava una casa, stavamo tutti lì con lui. Poi quando il film era finito rivendeva la casa. Di solito a metà prezzo.
Con Walter Chiari e Tony Renis ho fatto un film un'estate tutto a Ischia, si chiamava Ischia operazione amore. Stavamo sempre a cena sulla barca di Angelo Rizzoli dove se magnava alla grande.
In America invece andavamo sulle spiagge di Santa Monica, Santa Barbara. Tra un film e l'altro, nei primi anni' 60 stavo sempre a Los Angeles. La prima volta ci sono andato con la stessa ragazza greca di Saint-Tropez. Siamo andati al Beverly Hills Hotel. Ci siamo stati un mese. Bellissimo. Era di Kirk Douglas, lo abbiamo saputo dopo. Lei era una mezza miliardaria. Stava con il più grosso banchiere spagnolo, che la riempiva di soldi.
Quando lei è dovuta andare via per raggiungerlo, io sono rimasto a Los Angeles perché avevo tanti amici italiani lì. Avevano aperto il più famoso ristorante italiano del tempo, il Caffè Roma, dove andavano tutti i divi americani del tempo. Kirk Douglas, Tony Curtis, Dean Martin, Gregory Peck. Mi ricordo che a Bill Conti portavo i panini mentre suonava il pianoforte al Café Roma.
Mi era fidanzato con una delle figlie di Frank Sinatra, Tina. La prima volta l'ho incontrato in un ristorante. Stava al tavolo dietro al nostro e sento che parlava di spaghetti di sugo. Tina gli ha detto che io ero italiano e abbiamo incominciato a parlare di sughi.
Ho incontrato anche Marilyn Monroe in un ristorante italiano. Mi ricordo che ballava, gridava. Frank Sinatra mi ha detto che era sporca, puzzava. Angie Dickinson invece me se voleva fa'. Mi ha dato un appuntamento nella notte in un certo posto. Ma non ci sono andato. Una sera eravamo in una festa in onore di Charlton Heston e c'erano proprio tutti i grandi attori americani. Rispetto a Saint Tropez c'era proprio tanta figa, ma tanta...
Me ne so' scopate tante. Ma in realtà ho cominciato a fare l'amore a 50 anni, prima ero quasi violentato dalle donne. In un modo o nell'altro. Mi dicevano "Vieni a casa mia che ti cucino io".
Claude Chabrol e sua moglie mi avevano fatto uno scherzo. Mi avevano invitato a cena una sera e c'era Marlene Dietrich. Senza trucco non l'avevo riconosciuta. La sera dopo lei mi invita a casa sua. Mentre stava a cucinare, io guardo le foto che aveva in casa e mi rendo conto. La guardo e indico le foto: Ma allora tu saresti...? Noo...
Al Negresco, sulla Costa Azzurra. Stavo con un amico mio. Avevamo una fame e stavamo senza una lira. Avevo beccato una piccoletta. Le chiedo: "Stai con la famiglia?". "No, sono sola. Abito al Negresco". Bene. "Mi fai vedere la tua stanza?". Siamo arrivati, ci siamo spogliati, nudi. Ma non dormivamo da tre giorni. E 'na fame. Di soluto si campava con il trucco delle mance ai ristoranti. Cioè ci prendevamo le mance che i clienti lasciavano ai ristoranti.
Ci mettiamo a letto. L'amico mio si era steso su un divano e già dormiva. Allora io le dico: "Senti, io mi eccito quando ti vedo che ti tocchi davanti alla finestra". Non era vero un cazzo. Lei si alza, si mette davanti alla finestra e come comincia a toccarsi io già mi ero addormentato e russavo sul letto. Siamo stati cacciati dalla sua stanza tutti e due!
Ho fatto il ballerino per un anno e mezzo nella compagnia di Alfonso Aloiso. Era una delle compagnie più famose del mondo. Avevano perso un ballerino e mi chiedono se lo voglio sostituire. Sai ballare? Sì. Facci vedere. Mi fanno ballare tutta una notte. La mattina dopo avevo due piedi così, ma mi mettono in compagnia.
Con loro giro tutto il mondo. Ero giovanissimo. A Madrid, finito lo spettacolo, mi sento chiamare. Era Ava Gardner che mi voleva al suo tavolo. Si era appena lasciata con Frank Sinatra. Era ancora bellissima, ma ubriaca fracica. A un certo punto stavamo a ballà insieme e lei, come vede dei paparazzi, si infuria. Prende delle bottiglie e dei bicchieri dai tavoli e glieli butta addosso.
Quelli che stavano al tavolo con lei, vista la scena, se so' dati come lepri. Poi mi ha invitato a casa sua. Cosa faccio? Sta scopata con Ava Gardner non me la posso perdere, me dico. Entra a casa, 'sta matta, e ricomincia bere come una spugna. "Ma se non ti reggevi in piedi prima, adesso che te bevi?", le faccio.
Intanto io comincio a spogliarmi per farli capì cosa volevo fare. Lei mette su un disco di Frank Sinatra e si mette a piange disperatamente per terra. Ma te pare che sta matta doveva capitare proprio a me? Ha cominciato a spaccare bottiglie contro i muri, a piangere. Me dico: "Scappa, che qui ci arrestano tutti e due". E me ne sono andato via.
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