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IL CINEMA DEI GIUSTI - ESCE FINALMENTE IN SALA “THE SHROUDS”, ULTIMO FILM DI DAVID CRONENBERG, ANTICIPATO DA UNA CRITICA DAVVERO POCO GENEROSA, "UNA MEDITAZIONE NECROFILA EROTIZZATA SUL DOLORE" - ANCHE SE È UN FILM FATICOSO, VERBOSO, DOVE I POCHI PERSONAGGI PARLANO TROPPO COME FOSSE UN DRAMMA RADIOFONICO, CI MOSTRA UN DAVID CRONENBERG A TRATTI ANCORA IN FORMA … - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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"How dark do you want to go?". Anticipato da una critica davvero poco generosa, “tedioso e dimenticabile”, “Una sfinge contorta senza segreti, una meditazione necrofila erotizzata sul dolore, sul desiderio e sulla perdita che riporta questo regista ai suoi ormai familiari feticci ballardiani” (Peter Bradshaw su “The Guardian”),“… così cadavericamente rigido che il film stesso sembra soffrire di rigor mortis, come se le sue immagini morissero a un certo punto durante il loro breve viaggio dal proiettore allo schermo” (Indiewire), esce finalmente in sala “The Shrouds”, letteralmente “I sudari”, ultimo film di David Cronenberg.

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Mortifero lo è sicuramente. A cominciare dall'inizio, bellissimo, dove Karsh, Vincent Cassel, truccato come David Cronenberg, vede il cadavere della moglie, Diane Kruger, nella tomba, urla e lo troviamo a bocca aperta dal dentista. O dall'idea di costruire dei cimiteri dove puoi vedere su Internet come si decompone giorno dopo giorno il caro estinto. O dalla scena, magistrale, con Cassel che immagina di far l'amore con la moglie malata, nuda ma senza un seno e senza un braccio. Come la stringe le si rompe.

 

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Anche se è un film faticoso, verboso, dove i pochi personaggi parlano troppo come fosse un dramma radiofonici, "The Shrouds " ci mostra un David Cronenberg a tratti ancora in forma. È vero che i meccanismi di racconto sono faticosi. Una sorta di giallo che vede interessi cinesi negli affari di Karsh, un fratello, Guy Pearce, votato all'autodistruzione che configura ambigui avatar da computer, una cognata, sempre Diane Kruger, paranoica e pazza del protagonista, Cassel, non certo meno scombinato di loro, una bellissima coreana cieca, Sandrine Holt, che riporta al sesso il protagonista.

 

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Eppure, quando Cronenberg costruisce le scene ad effetto tutto funziona, e si dimostra una macchina-cinema rara e perfettamente funzionante anche in questi anni sciatti e sofferti. In quale altro film possiamo trovare la musica favolosa di Howard Shore o si può andare così a fondo sul body horror che lui ha inseguito tutta la vita? O qualcuno riesce a fare cinema partendo dalle cellule impazzite del cancro. Cioè dalla morte o dal dopo-la-morte, Non scopriamo certo oggi quanto sia malato e cupo il cinema di Cronenberg. Ma non smettiamo di amarlo perché qua e là ci annoia. Magari fosse sempre quella la noia... In sala dal 4 aprile.

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