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Marco Giusti per Dagospia
"All is Lost" di J.C. Chandor
"God!", "Fuck!", "I'm here!", "Help!". Certo, se metti in piedi un film dove per 106 minuti c'è un solo attore che ha fatto naufragio in pieno Oceano Indiano non è che il dialogo possa essere così brillante. Inoltre, come diceva Alberto Sordi come Giovanni Maria Catalan Belmonte nell'episodio "Il malconcio" del capolavoro "I nuovi mostri", solo in mezzo all'oceano è allora che tu, navigatore solitario, capisci "quanto sei stronzo a compiere queste imprese che non contano un cazzo".
E' un po' prevedibile, con le sue tempeste, la mancanza di cibo e di acqua, l'arrivo degli squali, ma non è affatto noioso questo "All Is Lost - Tutto è perduto", scritto e diretto dal J.C. Chandor di "Margin Call" tutto costruito per il suo unico protagonista, il grande Robert Redford, premiato come miglior attore quest'anno dai critici di New York, ma sconfitto ai Golden Globe e nemmeno finalista agli Oscar.
E' un po' mummificato ma un bel po' più giovanile di Eugenio Scalfari e Piero Ottone, sulla sua barca (39 piedi) traballante in mezzo alla tempesta e poi sul gommone possibile piatto forte di un simpatico gruppo di squali. Proprio Piero Ottone, che non ho citato invano, almeno vent'anni fa, ci massacrò l'estate con una serie di articoli sulle gioie della barca a vela.
I risultati sono più o meno quelli che vediamo nel film di Chandor, brilllante giovane filmaker che regge benissimo il ritmo della sua storia, aiutato dalla musica di Alex Ebert, già leader del gruppo Edward Sharpe and The Magnetic Zero, che è stata da poco premiata con un Golden Globe, dalla bellissima fotografia di Frankie DeMarco e Peter Zaccarino e, soprattutto, da un grande lavoro sul suono, che è stata premiato con l'unica nomination che ha ottenuto il film ai prossimi Oscar.
Magari si aspettavano un po' di più gli undici produttori che firmano il film (undici in un film con un solo attore...), ma diciamo che il tema del naufrago in mezzo all'Oceano non è così fresco, malgrado tutta quell'acqua che il povero Redford è stato costretto a fare uscire dalla barca. Certo, per Chandor, che con "Margin call", un film con grande cast, pieno di dialoghi fitti si era fatto un gran nome, è un po' un passo falso, ma questo "All Is Lost", che venne presentato fuori concorso alla fine del Festival di Cannes nell'indifferenza di una critica ormai stremata, non è solo una stravaganza creativa, ma anche un ottimo film, molto godibile e credibile, soprattutto se sei esperto di mare.
Redford, anche perché non deve correre da faloppone come in "Le regole del silenzio" (ma ve lo ricordate con le braccette sotto la pancia?), ma è costretto a stare chiuso in piccoli spazi, a battere capocciate, a cadere in acqua e a risalire, facendo la mossa ogni tanto di capire dove sta, schizzato pure dalle grandi navi mercantili sulla rotta del Madagascar, è bravissimo, umano, realistico.
Lo avessimo fatto noi italiano ci avremmo messo Claudio Bisio a prendere capocciate per 106 minuti cercando effetti comici anche nell'Oceano. O Rocco Papaleo. E lo avremmo comunque infarcito di dialoghi inutili. Così è serio, asciutto, rigoroso. E ottimo per queste serate invernali per un pubblico della stessa età del protagonista. Quanto ai navigatori solitari, però, la pensiamo come il vecchio Giovanni Maria Catalan Balmonte. In sala dal 30 gennaio.
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