DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Marco Giusti per Dagospia
Torna la Madonna e parla direttamente con Alba Rohrwacher. Ci siamo. Stiamo parlando di Troppa grazia di Gianni Zanasi, fiaba ecologica politica, forte di un premio come miglior film europeo nella scorsa edizione della Quinzaine di Cannes.
Allora pensai, forte anche della visione della serie tv Il miracolo di Niccolò Ammanniti, che era veramente curioso, non fastidioso, vedere in tanti film italiani recenti tanti santi, madonne che parlano o che piangono sangue. O coca, come in Euforia, o Madonne, come in Troppa grazia. Ci sarà un motivo, pensavo, ma non ci sono ancora arrivato… Lucia quindi, cioè Alba Rohrwacher, protagonista di questo curioso, divertente, ma non del tutto riuscito Troppa grazia di Gianni Zanasi, non scordato regista di Nella mischia e Non pensarci, malgrado sia atea, vede e parla addirittura con la Madonna.
E’ la Madonna, interpretata da Hadas Yaron, e vestita proprio da Madonna, a dire proprio a lei, geometra, già in conflitto con la propria coscienza e con i mille problemi di una vita complicata, una figlia adolescente avuta a 18 anni, un exfidanzato traditore ma forse recuperabile, Elio Germano, di costruire una chiesa in una campagna dove una schiera di trafficone locali, capitanati dal sempre presente Giuseppe Battiston e da Thomas Trabacchi, hanno deciso di costruire l’Onda, una non meglio specificata grande opera architettonica che darà lavoro e lustro a tutto il paese.
Ahi! Anche se Lucia non se lo sa spiegare, sa che la Madonna ha ragione. In quella zona non si deve costruire, perché il terreno nasconde qualcosa di misterioso che ha a che vedere con la sua stessa storia personale. Ancora ahi! Così facendo, però, Lucia si mette contro gran parte del paese, anche se troverà aiuto nel vecchio padre ex-jazzista, Teco Celio, nell’amica del cuore, Carlotta Natali, nella figlia Rosa, Rosa Vannucci, e perfino nel suo ex.
Costruito come una commedia di Monica Vitti, al punto che Alba Rohrwacher vitteggia parecchio, è divertente nella prima parte e soffre un po’ in quella più misticheggiante. E avrebbe forse avuto bisogno di un mondo dei miracoli più rosselliniano che da commedia con finalone con effetti speciali. Rimane però interessante lo spunto che vede l’intrusione del divino nel realismo quotidiano da cinema italiano. In sala dal 22 novembre.
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