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Stefania Ulivi per il “Corriere della Sera”
gli obama e i clooney sul lago di como 1
No George no festival. Anche al tempo della pandemia, tra formule ibride, incontri digitali, distanziamenti e mascherine, Clooney resta l’ospite prediletto. Ironico, generoso, «affascinante. Così lo vedrà il prossimo 18 ottobre il pubblico del Bfi London Film festival 2020 in «Screen Talk: George Clooney», chiacchierata, a distanza, con Edith Bowman.
In collegamento dalla sua casa di Los Angeles («sento la voce di mia suocera»), barba sale e pepe, come sempre attento a smontare il suo mito («Prendersi troppo sul serio è un errore»). Una carrellata sulla sua carriera, a partire dal nuovo film The Midnight Sky (dal 23 dicembre su Netflix), tratto dal romanzo Good Morning, Midnight di Lily Brooks-Dalton con Felicity Jones, Kyle Chandler e David Oyelowo.
Ambientato in un futuro prossimo, protagonista Augustine (Clooney) ultimo scienziato di una base artica, dopo una catastrofe globale, in compagnia di una misteriosa bambina. Mentre un’astronauta, Sullivan (Jones) e il suo equipaggio dell’astronave Aether cercano di tornare a casa dopo una lunga missione nello spazio.
«Me lo hanno proposto come attore, ma avendo fatto già un paio di film spaziali avevo idee per la regia. È un racconto su ciò l’essere umano è capace di fare in condizioni estreme, una bella storia di redenzione». Un set impegnativo dal punto di vista fisico, tra i ghiacci, con complesse soluzioni tecniche. E non solo.
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«Un giorno Felicity mi ha chiamato per darmi la notizia che era incinta. Abbiamo cambiato sceneggiatura. In fondo quell’equipaggio è stato via due anni, si può fare sesso nello spazio. È diventato un bonus per il film». Non ha avuto dubbi per scritturarsi come scienziato settantenne. «Matt Damon e Brad Pitt erano troppo giovani. Ho questa enorme barba alla David Letterman, mia moglie è stata felice quando ho finito».
Maestri e amici
Alla regia ha puntato presto, già ai tempi del dottor Ross di ER. «Puoi fare la performance della vita e essere tagliato per esigenze di narrazione. Ho sempre cercato il controllo che hai da regista». E produttore, con l’amico di sempre Grant Heslov, coinvolto anche in The Midnight Sky. «Quando mi dirigo penso, buona la prima. È lui a dirmi: fanne un’altra, dai». Stima e affetto per i colleghi.
malenotti sabina began berlusconi clooney
«Ho cercato di rubare dai migliori. Joel e Ethan Coen, Alexander Payne, Steven Soderbergh, Jason Reitman, Wes Anderson. In tempi difficili come questi, in cui ci accorgiamo che il mondo è cambiato non solo per il coronavirus, ma per tutta la rabbia che vediamo esplodere, ti rendi conto che quello che cerchi sono la gentilezza e la capacità di essere di supporto agli altri. Come i registi che stimo, persone speciali». E riverenza e affetto per i maestri, come Robert Redford e Paul Newman. «Il migliore di tutti, non solo il più bello. Ironia e impegno civile. Dovevamo fare un film insieme, io avrei dovuto fare lui da giovane. Ma non potevo, quegli occhi blu sono unici e inimitabili. È finita con risate e bevuta».
Non si tira indietro sulla politica. « La cosa più patriottica che puoi fare in ogni paese è mettere in discussione il tuo governo». Non vede l’ora di cambiare presidente. «Quel vigliacco di Trump continua a mentire da anni. È una pazzia, mi preoccupa» Il nostro paese, invece, l’ha curato. «La casa in Italia mi ha cambiato. Ci passo l’estate normalmente, non quest’ultima.
Andavo sempre di corsa, ho imparato a rallentare. Osservandoli dopo una giornata di lavoro, mettersi a tavola, un buon vino, chiacchiere, amici, è gente che si da godere la vita, sa come celebrarla». La parola che ricorre più spesso è «fortunato». «Da ragazzo ho tagliato il tabacco per 3 dollari all’ora. Quando ho lasciato il Kentucky sapevo che non volevo più farlo». Sorride come sempre, ma, a differenza di altri, mentire non è il suo forte. «Sono felice di questa chiacchierata ma sono anche triste di non poter essere lì. Non vedo l’ora di ritrovarci insieme in una sala».
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