FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Vittorio Sabadin per "la Stampa"
Lakshmi Mittal, il re dell'acciaio, è l'uomo più ricco di Inghilterra, ma non dimentica le sue radici indiane e non sa darsi pace per il modesto bottino fin qui conquistato dall'India alle Olimpiadi di Londra: una medaglia d'argento nel tiro con la pistola, e due di bronzo, nel tiro con il fucile e nel badminton. Il secondo paese più popoloso del mondo, la più grande democrazia della terra, l'ottava nazione nella classifica della ricchezza globale è riuscito a conquistare solo una medaglia ogni 400 milioni di abitanti.
Certo, arriverà anche questa volta quella dell'hockey su prato, un torneo che gli indiani hanno vinto già otto volte ai Giochi. Ma il nuoto? L'atletica? Il basket? La pallavolo? Possibile che tra 1,2 miliardi di persone non si trovi un talento che corra e salti come Mowgli, Kim e gli altri ragazzi dei libri di Kipling?
Mittal ha deciso che è ora di finirla con queste brutte figure e alle Olimpiadi si è dato un gran da fare per migliorare la situazione. Ha cominciato forse con la cosa più inutile, facendo avere molo denaro al team del suo paese. I soldi sono passati di tasca in tasca e nell'ultima sono rimasti gli spiccioli. Ha poi portato la torcia olimpica nelle strade di Londra e ha fatto costruire l'ArcelorMittal Orbit, quel mostro extraterrestre d'acciaio contorto alto 115 metri, disegnato dall'archistar Anish Kapoor, che sembra precipitato sul pianeta da qualche lontana galassia, risparmiando di pochi metri lo stadio olimpico e l'Aquatics centre.
Questa torre è stata la prima costruzione che la Regina ha visitato all'Olympic Park dopo la notte passata con James Bond. Mittal era felicissimo di rispondere a tutte le sue domande: «E' sua questa cosa?», ha chiesto Elisabetta. «No, Maestà , è nostra», ha risposto Mittal, senza rendersi conto che la sovrana non gradisce le comproprietà . Ma nemmeno i 23 milioni di sterline spesi per realizzare l'Orbit sono serviti a qualcosa per la povera squadra olimpica indiana, perché i problemi sono molti, e sono altrove.
Nella sua lunga dominazione del continente indiano, la Compagnia delle Indie ha accumulato enormi ricchezze e ha portato a Londra il tè, stoffe finalmente più morbide del tweed, il curry e nuove filosofie di vita. Gli inglesi hanno lasciato in India ferrovie, strade, una democrazia, la cultura scientifica, la loro lingua e il cricket. Nessuno è ancora riuscito a spiegare per quale ragione questo gioco, che pochi altri paesi del mondo sono riusciti a capire, affascini tanto gli indiani. Ma tutte le attenzioni vanno al cricket e alle altre discipline rimane ben poco.
Gli inglesi hanno portato in India anche il tennis, il calcio, l'equitazione, il canottaggio, il golf, ma nessuno di questi passatempi degli ufficiali britannici ha fatto breccia nella popolazione. Nelle classi più alte qualcuno li pratica, ma la gente comune, la grande maggioranza, preferisce gli sport tradizionali indo-malesi come il kabaddi (il giocatore di una squadra compie un raid nella squadra avversaria trattenendo sempre il fiato) o il kho kho (non bisogna farsi prendere dagli avversari) e nessuno sembra divertirsi a tirare palloni in porta o dentro un canestro. Così, i funzionari che si occupano di selezionare le squadre per le Olimpiadi possono tranquillamente mandarci figli e nipoti, tanto il risultato sarà la stesso.
Ora Mittal e il sindaco di Londra, Boris Johnson, stanno preparando un piano in favore degli indiani. Ne hanno parlato la prima volta al Forum di Davos, dove il destino li ha fatti incontrare, uno di fianco all'altro, nel bagno degli uomini. Poi ne hanno parlato ancora mangiando un cheeseburger da McDonald's al parco olimpico. C'è un impegno per migliorare le condizioni di vita, anche costruendo impianti sportivi, degli indiani emigrati nell'East End londinese. Per quelli che stanno a casa, ci sono sempre il cricket, il kabaddi e il kho kho.
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